giovedì 20 dicembre 2007

Spezia: blitz contro la prostituzione cinese

Prosegue l’attività di contrasto condotta dal Comando Provinciale Carabinieri di La Spezia, volta alla disarticolazione del sodalizio criminale di etnia cinese, operante in più regioni del nord Italia, dedito al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione che aveva permesso, nelle pregresse operazioni, di trarre in arresto complessivamente 4 donne e 3 uomini tutti cittadini cinesi, lo scorso 28 agosto e 4 settembre.


Nella decorsa notte i militari del Reparto Operativo hanno effettuato un vero e proprio blitz in un appartamento sito in questo centro (via Colombo), durante il quale sorprendevano nell’atto del meretricio e successivamente traevano in arresto per inottemperanza del decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Novara il 20/04/2007, una cittadina straniera LI XIA (nata a Liaoning (Rep. Pop. Cinese) il 04 mar 1962) che svolgeva la propria attività in una delle stanze appositamente adibite allo scopo.


All’ingresso, a fare da “centralinista”, veniva colta e tratta in arresto per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, altra connazionale HUANG CHENGDAN (nata a Shengyang (Rep. Pop. Cinese), il 09 giu 1964) occupata a rispondere alle chiamate dei clienti con i quali stabiliva gli orari degli appuntamenti. La HUANG, alla vista degli uomini del Reparto Operativo, tentava di nascondere un’ulteriore utenza cellulare con la quale prendeva appuntamenti per altra connazionale che occupava un’abitazione poco distante (sita in via Carducci).


I controlli estesi anche in quest’ultimo appartamento, permettevano di rintracciare la cittadina cinese WANG LI (nata a Liaoning (Rep. Pop. Cinese) il 02 ott 1965) che veniva anch’essa tratta in arresto per inottemperanza del decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Ascoli Piceno il 11/11/2005.


Le attività investigative condotte nel particolare settore non hanno al momento evidenziato la concretizzazione del più grave reato di riduzione in schiavitù mediante lo sfruttamento violento delle meretrici, che decidono per lo più spontaneamente di avviarsi alla prostituzione per migliorare la propria condizione economica come testimonia la presenza di sole donne all’interno degli appartamenti sottoposti a controllo.


La HUANG é stata tradotta presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo mentre le LI e WANG sono state trattenute presso questi uffici in attesa del rito direttissimo che si svolgerà nella giornata di domani.


Fonte: Città della Spezia

mercoledì 19 dicembre 2007

Le imperfezioni del SSN

Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale

(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)


(...)

  1. Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all'ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare, garantiti:

    1. la tutela sociale della gravidanza e della maternità, a parità di trattamento con le cittadine italiane, ai sensi delle leggi 29 luglio 1975, n. 405, e 22 maggio 1978, n. 194, e del decreto del Ministro della sanità 6 marzo 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 1995, a parità di trattamento con i cittadini italiani;

    2. la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176;

    3. le vaccinazioni secondo la normativa e nell'ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni;

    4. gli interventi di profilassi internazionale;

    5. la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai.

  2. Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani.

  3. L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano

(...)

La situazione "regolare" dello straniero si riferisce solamente al possesso dei documenti di soggiorno o anche a quello del passaporto del proporio paese di origine? Si verificano ancora casi in cui donne in stato interessante e prive di passaporto si trovano impossibilitate ad effettuare i relativi esami del sangue, anche dietro presentazione di ricetta medica. Certamente si tratta di un caso di disorganizzazione, dato che il laboratorio di analisi non è in diretto contatto con il reparto di ginecologia, dove le donne immigrate vengono seguite. A questo proposito è opportuno prendere in considerazione la possibilità, da parte degli istituti pubblici, di dotarsi di protocolli deontologici specifici per immigrati: non è possibile - anche a fronte di casi di disorganizzazione o anche solo temporaneamente, finchè l'incomprensione non viene sciolta - discriminare una migrante perchè priva di passaporto (può essere stato sequestrato se proveniente da un paese in conflitto o rubato e non denunciato per paura - diffusa tra la maggior parte degli immigrati - di essere espulsi). Il caso di disorganizzazione verrà sicuramente riparato, dal momento che il diritto alla maternità è un caposaldo del nostro ordinamento, ma occorre comunque porre attenzione a imperfezioni che ancora segnano il SSN e che provocano disagi non indifferenti a individui che versano in condizioni di estrema fragilità.


lunedì 17 dicembre 2007

Proposta di legge Buontempo


La Destra, nello specifico i deputati Teodoro Buontempo e Daniela Santanchè, avanzano una proposta di legge sulla prostituzione. L'intenzione è quella di separare nettamente tra chi pratica la prostituzione autonomamente, accumulando patrimoni ingenti, e chi viene sfruttata: la soluzione sarebbe la riapertura delle case chiuse, con tanto di controlli sanitari obbligatori e ARRESTO, nel caso in cui si oppongano ad eventuali terapie obbligatorie, e il divideto di praticare la prostituzione in luoghi pubblici.

La presentazione della proposta è stata accompagnata da una ricerca condotta dall'Istituto Piepoli in base alla quale 2 italiani su 3 sarebbero favorevoli alla riapertura delle case chiuse e che l'86% degli italiani crede che la prostituzione debba essere di proprietà del governo.

Non si capisce quale sia il valore che ispira l'arresto in caso di rifiuto delle cure, riconosciuto peraltro come diritto fondamentale del nostro ordinamento. Le prostitute sarebbero disposte a lavorare nelle case chiuse e ad essere inserite in un sistema che conferisce loro una precisa caratterizzazione? C'è un modo per contribuire all'erario statale senza essere per forza etichettate? Esiste un rischio di aumentare il divario tra le autonome e le sfruttate chiedendo alle prostitute il versamento delle tasse?

Non sembra ragionevole, al di là di tutto, affidarsi all'opinione comune. Il parere dato dagli uomini, di cui buona parte clienti, è fortemente influenzato dalla presenza degli intervistatori. In generale, poi, i criteri di valutazione del fenomeno prostitutivo riflettono imperativi morali che è bene rimangano personali e non si trasformino in indirizzi generali.

Fonte: Redattore Sociale


venerdì 14 dicembre 2007

Milano: scoperta casa d'appuntamenti cinese

A Milano l'intensificazione dei controlli nella zona di via Sammartini, accanto alla Stazione Centrale, ha portato alla scoperta di un appartamento in via Napo Torriani in cui si prostituivano tre cinesi: due donne, irregolari, di 34 e 39 anni e una con permesso di soggiorno, identificata come maitresse, di 37 anni.

I servizi avevano un costo assai ridotto, pari a 20-30 euro e tra i clienti non c'erano solo italiani, ma anche maghrebini, particolarmente invisi alle prostitute cinesi. L'adescamento avveniva in strada, sotto i portici di via Vittor Pisani o nella piazza davanti alla stazione Centrale, con il metodo dell'occhiolino. L'attività è risultata ben rodata, dal momento che all'ingresso della casa d'appuntamenti c'era un money detector, mentre all'interno sono stati rinvenuti 7 mila euro e un libretto della Bank of China con 22 mila euro (negli ultimi mesi altre migliaia di euro erano state depositate dalla maitresse in un conto a lei intestato).

L'attività della polizia consiste innanzitutto nell'effettuare indagini ed eventualmente condurre all'arresto chi pratica lo sfruttamento e il favoreggiamento della prostituzione, in particolare chi gestisce i proventi dell'attività o chi affitta il proprio appartamento. Per quanto riguarda le prostitute, esse vengono semplicemente identificate qualora regolari, mentre diventano oggetto di provvedimenti di espulsione o di arresti qualora non posseggano il permesso di soggiorno.

Fonti: Alice, News Sicurezza e Difesa


mercoledì 12 dicembre 2007

Prato: continua la scoperta delle case a luci rosse

A Prato, sede di una delle maggiori comunità cinesi in Italia, è stata arrestata una cittadina cinese di 44 anni per essere stata trovata nel suo appartamento mentre una sua connazionale 24enne si prostituiva. La donna è stata accusata di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, ma non è chiaro quale fosse la suddivisione dei proventi (il versamento dell'affitto di una stanza può facilmente confondersi con una quota dei proventi) nè se il favoreggiamento consistesse nel reclutamento della ragazza nel paese d'origine o nel ospitalità di una connazionale priva di permesso di soggiorno.

Fonte: Prato blog

lunedì 10 dicembre 2007

L'Aquila: prostituzione cinese indoor

Una casa d'appuntamenti cinese è stata scoperta a L'Aquila. La gestione era di una donna cinese di 30 anni, che agiva accompagnata da un italiano. Il reclutamento delle donne si svolgeva periodicamente attraverso agenzie pubblicitarie, inserendo annunci per cercare cinesi disponibili a lavorare a ritmi intensi. Le donne venivano cambiate frequentemente per mantenere alto l'interesse dei clienti; esse arrivavano tutte da Milano e venivano prelevate dall'italiano alla stazione Termini di Roma e portate nel capoluogo abruzzese, senza alcuna cognizione di dove si trovassero.

La maitresse è stata accusata, oltre che di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, di riduzione in schiavitù, reato assai grave e raramente riscontrato dalle autorità giudiziarie in occasione della scoperta di circuiti prostitutivi cinesi. Le donne risultavano altamente controllate: non avevano le chiavi di casa e anche le mansioni più elementari, come spesa e spazzatura, venivano svolte dalla coppia italo-cinese. La ragazza trovata nell'appartamento in occasione dell'irruzione delle forze di polizia è stata indirizzata ad una comunità di accoglienza per la gravità della limitazione di libertà a cui era stata sottoposta.

venerdì 7 dicembre 2007

Anna, leader femminile per un'organizzazione criminale cinese

Si chiama Qiujie Yang, alias Anna, la 48enne arrestata per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina a Messina. Gestiva l'intero provento di un'organizzazione criminale che conta sedici indagati, molti dei quali residenti a Milano. Tra questi, anche 5 italiani, di cui uno sposato con Quijie Yang; la mansione a cui egli era destinato, insieme ad un suo connazionale, era quella di mediare per l'affitto degli appartamenti. Non sono mancati - è bene ricordarlo - i casi in cui l'organizzazione si è servita di documenti falsi al fine della stipula dei contratti di affitto. Gli affiliati sono individui maturi, poichè l'età media degli indagati si aggira intorno ai 45 anni, con l'eccezione per i due italiani, di 75 e 70 anni.

Gli appartamenti erano dislocati in svariate città italiane, quali Messina, Ferrara, Bergamo, Caserta, Cremona, Gorizia, Varese, Udine, Sassari, Genova, Treviso. Si riscontra anche in questo caso un intenso turn over di ragazze all'interno degli appartamenti. I prezzi, relativamente bassi, variavano tra i 50 e i 150 euro.

Infine, di particolare interesse è il carisma che Anna sembra eserciti sulle ragazze indotte alla prostituzione, le quali, pur sollecitate dalla stessa a collaborare con la polizia giudiziaria, hanno preferito non denunciare i propri sfruttatori.

Fonti: L'eco di Bergamo, Alice, Caserta Sette


lunedì 3 dicembre 2007

Ivrea: bordello cinese

La polizia di Ivrea ha scoperto una casa di appuntamenti gestita da una cittadina cinese di 40 anni residente a Firenze e occupata da circa dieci connazionali di giovane età, tra i 18 e i 30 anni. L'appartamento era situato in centro e a scatenare l'intervento è stato il continuo viavai di clienti.

Fonte: Localport

giovedì 29 novembre 2007

Più mediazione culturale per le donne straniere in gravidanza

Tra il 26 e il 29 novembre si è tenuto a Roma il XIV Workshop Internazionale dedicato a "Cultura, Salute, Migrazioni - Con gli occhi di una libellula".

Tra le questioni focali è emersa quella delle gravidanze delle donne straniere. In base ai dati dell'Agenzia di sanità pubblica della Regione Lazio, risalenti al 2002, il 42% dei ricoveri ordinari delle donne straniere è dettato da gravidanza, parto o puerperio.
L'Italia supera di 18 punti percentuali la media dei parti cesarei consigliata dall'Organizzazione mondiale della sanità, vale a dire il 12% del totale dei parti. Tra le donne straniere il parto cesareo è altamente diffuso: sono 29 su 100 le donne che ricorrono a questa pratica e più di 21 sono costrette a farlo per motivi di urgenza. Molte di loro, specialmente quelle provenienti dal Bangladesh, dal Perù e dalle Filippine, non comprendono il perchè dell'intervento.
Le straniere sono vittime della scarsità di cure: esse fanno meno di 3 ecografie (numero minimo richiesto), sono visitate da un ginecologo solo dopo la 12esima settimana (termine massimo per l'effettuazione della prima ecografia), e fanno l'amniocentesi , necessaria allsolo nel 6% dei casi.

Emerge, dunque, la necessità di diffondere nelle lingue delle popolazione immigrata informazioni sulle cure richieste durante la gravidanza, sui luoghi e gli orari in cui è sono disponibili i servizi sanitari (i datori di lavoro potrebbero essere coinvolti, attraverso un patto con il SSN). Non solo, è anche indispensabile estendere ai principali centri di cura la mediazione culturale e la gratuità dei servizi. In particolare la mediazione culturale - risorsa in cui gli stessi immigrati possono diventare attori e non solo beneficiari - è utile a comprendere modi diversi di manifestare il dolore o di interpretare il sintomo di una malattia.

Fonte: Redattore Sociale

mercoledì 28 novembre 2007

Torino: casa d'appuntamenti internazionale

C'erano una cinese, un'italiana e una rumena nella casa d'appuntamenti gestita da una cittadina cinese regolare, di 34 anni, a Torino. Continua, dunque, il processo di apertura dello sfruttamento della prostituzione cinese ad altre nazionalità.
La maitresse era in possesso di altri mazzi di chiavi che non corrispondevano all'appartamento, ma non ha voluto collaborare con la polizia giudiziaria.

Fonte: La Stampa


martedì 27 novembre 2007

Il manifesto di Padova

Si è tenuto il 23 e il 24 novembre a Padova il Convegno "Medicina e sanità a confronto con la multiculturalità", organizzato dalla Federazione Nazionale Ordini Medici Chirurghi e Odontoiatri e dall'Ordine dei Medici di Padova. Al termine dell'incontro è stato stilato un documento, nel quale si riconosce che “la realizzazione del diritto alla cura in una società plurietnica passa attraverso il riconoscimento e il pieno rispetto dei valori e delle identità culturali”.

Il MANIFESTO DI PADOVA, che basa le sue dichiarazioni sull’art.3 del Codice di deontologia medica (“dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità….”), prende l’avvio – come ha dichiarato Maurizio Benato, vicepresidente FNOMCEO e promotore del Convegno – dalla considerazione che FNOMCEO considera “il multiculturalismo e la molteplicità etnica uno stimolo e una sfida che i medici debbono affrontare nello spirito etico della tradizione ippocratica e nel rispetto dei valori di uguaglianza e universalità della nostra Costituzione”.

All’interno del MANIFESTO DI PADOVA vengono adottati dalla professione medica, una serie di principi, orientati a ridefinire i concetto di Diritto alla cura (in quanto “dovere del medico è il riconoscimento della diversità delle specificità culturali di ciascun paziente adattando ogni singolo intervento sanitario ai peculiari bisogni, culturalmente connotati, privilegiando il dialogo per conciliare la libertà comune e l’appartenenza individuale”), di Medicina e modelli culturali, di Alleanza nei percorsi sanitari, approfondendo inoltre l’Attenzione di genere e il divieto di praticare mutilazioni sessuali femminili (“e a tal fine il medico si adopera per contrastare qualsivoglia condizione di subalternità della donna in grado di generare una limitazione al suo diritto alla salute”) e contribuendo ad un nuovo atteggiamento nei confronti della Formazione del medico, improntata al superamento di concezioni dogmatiche e riduttive in medicina.

Il MANIFESTO DI PADOVA – che è frutto dell’elaborazione unitaria da parte del Consiglio nazionale FNOMCEO - verrà nelle prossime settimane presentato alle più alte cariche istituzionali del nostro Paese, alle rappresentanze politiche, professionali ed associative per una sua più ampia condivisione, affinché si diffonda in modo efficace ed autorevole una cultura della molteplicità etnica anche nel nostro Paese.

Prostituzione: l'identikit del cliente

L'ISMU (Iniziative e studi sulla multietinicità), insieme ai ricercatori di Transcrime, ha condotto per la Commissione Europea uno studio sull'identità dei clienti delle prostitute.

Emerge una notevole differenza tra il cliente attivo sul web e quello che, invece, frequenta la strada, dal momento che la prima realtà è spesso maggiormente ricercata e raffinata della seconda. Chi si muove attraverso il web ha un età media di 35-40 anni, una scolarizzazione medio-alta, non è sposato e non ha figli, ricerca prestazioni con una cadenza di circa 2 mesi. Al contrario, chi si aggira per la strada ha circa 38-50 anni, un'educazione medio-bassa, è generalemente sposato con figli, si dedica all'attività circa ogni 15 giorni.

Dalla percezione del cliente emerge che le donne che si prostituiscono in appartamento hanno una maggiore conoscenza dell'italiano e dimostrano di aver subito violenze in misura minore rispetto alle ragazze di strada.

Assai dubbiosa risulta la veridicità del dato in base al quale tutti i clienti intervistati fanno uso del preservativo. E' opinione diffusa tra gli operatori di strada, infatti, che circa 8 clienti su 10 richiedono prestazioni senza precauzioni.

I motivi per cui gli uomini ricercano prestazioni sessuali a pagamento da parte di prostitute straniere sono - in egual misura per chi si serve del web e chi frequenta la strada - il bisogno di affetto e di comprensione, il bisogno fisiologico di sesso, il prezzo inferiore, il bisogno di dominio e il disagio provocato dall'emancipazione femminile.

Altro dato interessante è il comune auspicio della riapertura delle case chiuse: sia per la salute e la privacy dei clienti, sia per la possibilità di tassare i guadagni, sia per evitare forme di sfruttamento.
Per i clienti, i controlli sanitari obbligatori all'interno delle case chiuse, a parte violare il diritto alla salute, in cui è compreso anche il diritto di rifiutare cure sanitarie, favorirebbero la richiesta di rapporti senza protezione - sicuri che il sistema garantisca contro ogni malattia - e non preverrebbero l'AIDS, tracciabile dopo 3 mesi dal contagio. Inoltre, ci si domanda se le case chiuse, registrate e conosciute da tutti, non garantiscano una privacy assai inferiore rispetto ad appartamenti privati. Rispetto alla tassabilità dei guadagni e alla protezione contro forme di sfruttamento, così come se non fossero inquadrate nel sistema delle case chiuse, ci sarebbero sempre delle sacche di illegalità.


martedì 20 novembre 2007

Finanziaria 2008: donne e immigrati

  • Si stanziano risorse (il 50% di un apposito fondo presso il ministero della Salute) per diffondere il vaccino Hpv contro il tumore al collo dell'utero.
  • Per l’anno 2008 è istituito un Fondo di 20 milioni di euro destinato a un Piano contro la violenza alle donne.
  • E’confermato il Fondo per le politiche relative ai diritti e le pari opportunità pari a 50 milioni di euro per l’anno 2008. Il fondo è ripartito dal Ministro delle pari opportunità, con il concerto del Ministro della solidarietà sociale, del lavoro, della salute e delle politiche per la famiglia.
  • Il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati è incrementato di 50 milioni di euro per l’anno 2008. Tale Fondo aveva previsto lo stanziamento di 50 milioni di euro per il triennio 2007-2009, con l'obiettivo di affrontare situazioni di degrado sociale ed abitativo, con particolare riguardo alle condizioni dei migranti e dei loro familiari.

venerdì 16 novembre 2007

Normativa europea: limitazioni ai provvedimenti di espulsione

L'emanazione da parte del Parlamento europeo della risoluzione che rettifica le esternazioni espresse dal Commissario europeo per giustizia, libertà e sicurezza - nonché vicepresidente della Commissione europea - a proposito dei rom presenti in Italia suscita la necessità di ricordare il contenuto della direttiva europea 38 del 2004 relativa al diritto dei cittadini dell'Unione e dei loro familiari di circolare e di soggiornare liberamente nel territorio degli Stati membri.

La direttiva europea stabilisce che i cittadini europei hanno diritto di soggiornare nel territorio di un altro Stato membro per un periodo non superiore a tre mesi senza alcuna condizione, se non il possesso di un passaporto o di una carta d'identità (art. 6, comma 1), e successivamente, a condizione che il cittadino: a) abbia un lavoro regolare o b) possegga sufficienti risorse finanziarie e un'assicurazione sanitaria (art. 7). Queste previsioni sono adottate al fine di evitare che il cittadino non gravi ECCESSIVAMENTE sull'assistenza sociale dello Stato membro di cui è ospite.

Tuttavia, la direttiva prevede anche che il semplice ricorso del cittadino all'assistenza sociale non costituisca un motivo di allontanamento dal territorio dello Stato membro ospitante (art. 14, comma 3) e che i limiti del diritto di soggiorno di cui sopra siano derogati qualora il cittadino dimostri di essere alla ricerca di un posto di lavoro e abbia buone possibilità di trovarlo (art. 14, comma 4).

Ulteriori limitazioni alla libertà di circolazione e di soggiorno possono essere poste per motivi di ORDINE PUBBLICO o PUBBLICA SICUREZZA. Tali motivi non possono essere invocati per fini economici (art. 27, comma 1). I provvedimenti adottati per i suddetti motivi devono rispettare i principi della proporzionalità e della personalità (i comportamenti personali devono rappresentare una minaccia reale, grave e sufficientemente grave da pregiudicare un interesse fondamentale della società). Inoltre la sola presenza di condanne penali non giustifica automaticamente l'adozione di tali provvedimenti (art. 27, comma 2).

Nell'adozione di un provvedimento d'allontanamento lo Stato membro prende in considerazione: a) la durata del soggiorno del'interessato, b) l'età, c) la condizione di salute, d) la situazione familiare ed economica, e) l'integrazione sociale e culturale nello Stato membro ospitante, f) l'importanza dei legami con il paese d'origine (art. 28, comma 1).

La direttiva prevede anche il diritto di opporre ricorso al provvedimento di espulsione presso l'autorità giudiziaria o amministrativa che sarà indicata nello stesso provvedimento (art. 31, comma 1 e 30, comma 3).

Dopo tre anni dall'esecuzione del provvedimento di espulsione, il cittadino può presentare una domanda di revoca del divieto di ingresso che dimostri la mutazione delle circostanze per le quali era stato adottato il provvedimento (art. 32, comma 1).

La direttiva non specifica se il destinatario di un provvedimento d'allontanamento da parte di uno Stato membro può essere ammesso, nel frattempo, in un altro Stato membro.


Torino: scoperto "centro massaggi"

La polizia del capoluogo piemontese ha arrestato una cittadina cinese di 43 anni, regolare sul territorio italiano, per aver favoreggiato l'immigrazione clandestina e la prostituzione. La donna, infatti, ospitava nel suo appartamento a luci rosse, dove ella stessa forniva prestazioni sessuali a clienti italiani, una connazionale di 48 anni priva di permesso di soggiorno.
A denunciare l'attività sono stati gli inquilini dello stabile dove le donne si prostituivano.

Fonte: La Stampa


mercoledì 14 novembre 2007

La prostituzione thailandese in Italia

Nel quadro del progetto interregionale Vie d'uscita, in cui è iscritta la ricerca-azione intitolata "Focus sul fenomeno della tratta delle donne: analisi delle trasformazioni correnti e nuove strategie d'intervento di protezione sociale. Il caso Piemonte", è stata data particolare rilevanza ad un fenomeno appena emerso nel nostro paese: la prostituzione thailandese.

Nel giugno del 2006 una vasta operazione del carabinieri di Asti ha portato alla luce circa 60 case d'appuntamento dislocate tra Asti, Alessandria, Nizza, Pavia e Napoli, dove erano impiegate 123 cittadine thailandesi tra i 18 e i 41 anni.

Le donne erano originarie del Nord Est del paese, una zona che non è stata raggiunta dal boom economico degli anni '80-'90, abitata in prevalenza dall'etnia Hill, da sempre vittima di discriminazioni da parte del governo centrale. La maggior parte delle donne intercettate dalla polizia, infatti, è risultata analfabeta; alcune di loro, inoltre, erano in grado di parlare solo il dialetto della regione d'origine (condizione che ha complicato il già difficile lavoro delle mediatrici culturali).

Il contatto coi trafficanti era avvenuto a seguito della vendita della ragazza da parte della famiglia indigente o, nella maggior parte dei casi, in occasione della ricerca di un lavoro all'estero. L'organizzazione si serviva di un'agenzia di viaggi che vendeva pacchetti-viaggio di 5 mila euro in cui era incluso il visto turistico per tre mesi. In questo contesto veniva prospettato alle donne anche un impiego come colf, sarta o cameriera.

Una volta giunte in Italia venivano accolte da maitresse thailandesi dotate di documenti regolari o della cittadinanza italiana (ottenuta a seguito di un matrimonio con uomini italiani - la coppia di sfuttatori italo-thailandese si è rivelata essere una forma di organizzazione assai diffusa). Le vittime venivano indotte a stare negli appartamenti per lunghi periodi di tempo, uscendo solo in compagnia delle maitresse o di altre figure affiliate al gruppo criminale. Il debito che dovevano ripagare era di 12.000-15.000 euro, che riuscivano ad estinguere in circa due anni, periodo a cui faceva seguito una divisione dei guadagni del 50%. Il costo delle prestazioni variava dai 75 ai 400 euro.

Raramente le donne hanne tentato di sottrarsi ai trafficanti, sia per il loro carattere docile ed obbediente, sia per le enormi difficoltà di comunicazione che incontravano con il mondo esterno.

La pubblicizzazione del servizio avveniva sui periodici locali o anche sul web. A gestire le telefonate e a fissare gli appuntamenti, come nella prostituzione cinese, erano le maitresse.

Della diffusione della pubblicità, così come dell'individuazione degli appartamenti più adatti dove svolgere l'attività, ma anche di altre attività logistiche, si occupavano cittadini italiani, spesso pensionati.

E' stato riscontrato un basso utilizzo di precauzioni durante i rapporti e alcune delle ragazze intercettate sono risultate essere sieropositive. Questo costituisce un problema assai rilevante se si considera che la prostituzione thailandese si svolge quasi esclusivamente al chiuso e che per gli operatori sociali - potenziali fonti di informazione medica e ponti di contatto con i servizi sanitari - è estremamente complesso raggiungere le donne che si prostituiscono in appartamento.

A seguito della presa in carico, la maggior parte delle donne hanno optato per il programma di rimpatrio promosso dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (in questa decisione sembra abbia avuto un peso determinante il ruolo delle mediatrici contattate attraverso l'ambasciata thailandese). Una parte è stata espulsa; un'altra, tra cui cinque ragazze che hanno denunciato i propri sfruttatori e intrapreso il programma di protezione sociale ex art. 18, è stata presa in carico a diverso titolo. La sfida maggiore, per gli operatori sociali impegnati nel percorso di inclusione sociale, è comprendere una cultura così diversa da quella Est europea o nigeriana.


martedì 13 novembre 2007

Espulsioni collettive nella giurisprudenza CEDU

In base all'art. 4 del Protocollo n° 4 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo "le espulsioni collettive di stranieri sono vietate". La Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha considerato come espulsioni collettive una serie di provvedimenti individuali contro persone della stessa nazionalità, nella sentenza Čonka v. Belgium emessa il 5 maggio 2002. In particolare i ricorrenti, Rom di nazionalità slovena, avevano presentato domanda d'asilo alle autorità belghe e, dopo essere stati convocati presso la Questura per il completamento della richiesta, sono stati arrestati ed espulsi attraverso l'aeroporto militare di Brussels, per aver violato la legge belga che impedisce ad uno straniero di soggiornare illegalmente nel paese per più di tre mesi.

La Corte si è pronunciata in questo senso:

"The Court reiterates its case-law whereby collective expulsion, within the meaning of Article 4 of Protocol No. 4, is to be understood as any measure compelling aliens, as a group, to leave a country, except where such a measure is taken on the basis of a reasonable and objective examination of the particular case of each individual alien of the group. That does not mean, however, that where the latter condition is satisfied the background to the execution of the expulsion orders plays no further role in determining whether there has been compliance with Article 4 of Protocol No. 4".


Dunque, non è sufficiente che l'espulsione sia validata dall'autrorità giudiziaria sulla base di elementi prettamente individuali, ma si tiene in considerazione anche il contesto in cui tale espulsione viene attuata.

La Corte prosegue sostenendo che:

"the detention and deportation orders in issue were made to enforce an order to leave the territory dated 29 September 1999; that order was made solely on the basis of section 7, first paragraph, point (2), of the Aliens Act, and the only reference to the personal circumstances of the applicants was to the fact that their stay in Belgium had exceeded three months. In particular, the document made no reference to their application for asylum or to the decisions of 3 March and 18 June 1999 [relative al mancato accoglimento delle domande d'asilo]. (...) In those circumstances and in view of the large number of persons of the same origin who suffered the same fate as the applicants, the Court considers that the procedure followed does not enable it to eliminate all doubt that the expulsion might have been collective".


Spetta allo Stato, in definitiva, addurre prove che dimostrino che non si sia trattato di un'espulsione collettiva.



Osservazioni dell'UCPI sul d. lgs. 181/2007

L'Unione Camere Penali Italiane ha inviato alla Commissione Affari Costituzionali del Senato delle osservazioni sull'incostituzionalità del decreto legislativo del 1° novembre 2007 .
  1. L'espressione "motivi imperativi di pubblica sicurezza" è eccessivamente generica e rischia di alimentare scelte di libero arbitrio da parte del Prefetto. In base all'art. 13, comma 3 della Costituzione, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori limitativi della libertà personale "in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge"
  2. La possibilità di espellere il familiare della persona che ha tenuto comportamenti contrari alla dignità umana e ai diritti fondamentali ovvero all'incolumità pubblica va contro il principio di personalità, ineludibile in qualsiasi caso di limitazione della libertà personale
  3. Non è previsto il vaglio giurisdizionale nel caso in cui il destinatario dell'espulsione, rientrato in Italia, venga nuovamente allontanato e nel caso in cui venga disposta l'esecuzione dell'allontanamento a causa della scadenza dei termini per l'adempimento dell'espulsione [ci si domanda, a questo proposito, se possa influire la sentenza 20374/2006 della Corte di Cassazione in base alla quale il questore non può emettere più di un provvedimento di espulsione nei confronti di cittadini extracomunitari ai fini di non sovraccaricare le autorità giudiziarie che vagliano tale provvedimento].
  4. L'attribuzione della convalida di espulsione al Giudice di Pace, organo di composizione bonaria di conflitti sia civili sia penali tra privati, piuttosto che al giudice monocratico risulta irragionevole (il Ministro Amato, in questo senso, ha già preso una posizione. Si veda nei post precedenti).

Per il testo completo delle osservazioni, cliccare qui.


Le esternazioni della Comunità Papa Giovanni XXIII

Assai ambigue le esternazioni di Giovanni Paolo Ramonda, vice responsabile generale dell'Associazione, per il quale i prefetti e i questori dovrebbero applicare il decreto legislativo 181 approvato lo scorso 1° novembre a tutte le ragazze comunitarie, in prevalenza rumene, che si prostituiscono lungo le strade del nostro paese, al fine di "liberarle".

Il fenomeno della prostituzione migrante è assai complesso e dettato da numerosi fattori, tra cui l'estrema povertà o la criticità delle condizioni familiari nel paese d'origine (i genitori, i fratelli o i figli possono essere gravemente malati o i legami affettivi di cattiva qualità possono aver determinato l'allontanamento dalla propria famiglia). Non può certo essere un decreto emanato d'urgenza sull'onda dell'emozione provocata da un omicidio a risolvere la situazione. Il rimpatrio forzato delle ragazze comunitarie non rappresenta una soluzione valida: è necessaria un'assistenza ben più profonda e continuata, che parta dalla strada e arrivi, in alcuni casi, al percorso di protezione sociale.


lunedì 12 novembre 2007

CCNL per lavoratori domestici: un commento

Dal 1° marzo 2007 è in vigore il contratto collettivo nazionale per lavoratori domestici. Per la prima volta è stato considerato il profilo della badante, persona non formata addetta all'assistenza di individui non autosufficienti (categoria C super). Le badanti, qualora in possesso di qualsiasi diploma conseguito in Italia o all'estero, sono considerate formate e quindi il livello di retribuzione ascende alla categoria D super, il più alto.

Nel CCNL è prevista la possibilità, da parte del datore di lavoro, di assumere due lavoratori che assumano in solido l'adempimento di un'unica obbligazione lavorativa. Sarebbe opportuno, a fronte delle esigenze espresse da numerose donne straniere che cercano impiego nel nostro paese come collaboratrici familiari (addette alle pulizie), prevedere anche la possibilità di vincolare più datori di lavoro ad un'unica lavoratrice. Spesso, infatti, la necessità delle immigrate di lavorare intensamente (caratteristica insita nel progetto migratorio della maggior parte degli individui) si scontra con la mansione, che per una famiglia può essere svolta in un tempo breve (poche ore al giorno e non tutti i giorni). Tale esigenza è stata "aggravata" dalla previsione, nel CCNL, di un massimo di 40 ore settimanali per lavoratori domestici non conviventi, invece delle precedenti 44 ore.

Si evidenzia, infine, un difetto di garanzia del lavoratore dovuto alla possibilità di licenziamento senza giusta causa, con un preavviso che va appena dagli 8 ai 30 giorni (per i rapporti di lavoro entro le 25 ore settimanali, 8 giorni se l'anzianità presso lo stesso datore di lavoro è inferiore a 2 anni e 15 se è superiore; per i rapporti di lavoro oltre le 25 ore settimanali 15 giorni se l'anzianità presso lo stesso datore è inferiore a 5 anni e 30 se è superiore).


venerdì 9 novembre 2007

Roma: ambulatorio per immigrate

Al Policlinico Umberto I di Roma è aperto un ambulatorio di ginecologia e ostetricia per immigrate. A farne uso sono soprattutto cittadine cinesi (l'80%), indicazione della naturale predisposizione di questa porzione di popolazione immigrata a fruire del servizio sanitario nazionale, a dispetto della diffusione degli ambulatori clandestini cinesi. Al Policlinico di Roma è presente, in particolare, una ragazza cinese che si sta laureando in Medicina ed assiste il Dottor Francesco Rech, Direttore dell'ambulatorio. La necessità di una mediatrice culturale cinese appositamete formata emerge soprattutto quando la laureanda è assente e la comunicazione con le donne cinesi diventa complessa. L'importanza della struttura ha raggiunto livelli tali da portare una delegazione dell'Hubei Provincial Goverment ad incontrarsi con i vertici dell'ambulatorio.

Il centro è nato su richiesta della Caritas, che già forniva un servizio sanitario per immigrati e che è stata sfrattata dagli immobili che occupava. Oggi la Caritas ha ripreso la sua attività, ma l'ambulatorio ha continuato a funzionare. Per garantire un servizio di qualità, la struttura è in funzione solo il lunedì e il martedì mattina, per una totale di circa 10 visite giornaliere. L'interesse delle donne non è solo direttamente collegato al loro stato di salute, ma anche a questione burocratiche, quali l'ottenimento del certificato di gravidanza per ottenere il permesso di soggiorno.

Fonte: Redattore sociale

Un giudice monocratico per la convalida delle espulsioni

Mentre il decreto legge 181/2007 è in esame alla commissione Affari costituzioni del Senato (vi rimarrà fino al 15 novembre per la conversione in legge), il Ministro dell'interno Amato ha riconosciuto l'importanza della convalida dell'espulsione da parte di un giudice monocratico piuttosto che dal giudice di pace. Il procedimento, dunque, torna ad essere quello in uso prima del 2004, quando il Ministro della giustizia aveva promosso questa semplificazione.

Fonte: Redattore Sociale

giovedì 8 novembre 2007

Osservazioni sul decreto legge del 1 novembre 2007 n° 181

Il decreto legge sulla sicurezza urbana "estende anche ai pericoli per la 'sicurezza urbana' la facoltà del sindaco di adottare provvedimenti contingibili e urgenti, facoltà oggi prevista solo per eliminare gravi pericoli all’incolumità pubblica".
Risulterà opportuno, in sede parlamentare, specificare il significato di 'sicurezza urbana'.
Inoltre, è bene ricordare che il potere del sindaco di emettere ordinanze rimane un provvedimento temporaneo, proprio in quanto dettato da condizioni "contingibili e urgenti" (art. 54, comma 2 del d. lgs. 267/2000). Dunque è chiaro che il ddl non fa altro che posticipare la necessità di affrontare la percezione, ormai costante, di insicurezza della cittadinanza.

"La riforma attribuisce al prefetto il potere di allontanamento dal territorio nazionale di cittadini comunitari, sulla base della direttiva UE, per motivi di pubblica sicurezza". Nello specifico, "i motivi di pubblica sicurezza sono imperativi, come prevede la normativa europea, quando il comportamento del comunitario compromette la dignità umana o i diritti fondamentali della persona, oppure compromette l’incolumità pubblica rendendo la sua permanenza sul territorio nazionale incompatibile con l’ordinaria convivenza".
I venditori ambulanti, le donne dedite alla prostituzione e, in generale, tutti coloro che svolgono un lavoro irregolare sono interessati da questo provvedimento? Compromettono l'ordinaria convivenza?
Inoltre, come si intende regolare la disomogeneità che sul territorio italiano si verificherebbe a causa dei differenti comportamenti dei tanti prefetti? E quali potrebbero essere le conseguenze di tale disomogeneità?

"Un cittadino straniero comunitario può essere allontanato se viene individuato sul territorio nazionale sprovvisto di mezzi legali di sostentamento da oltre tre mesi (...) in questo caso l’allontanamento non comporta il divieto di reingresso".
Si tratta di una regola stabilita dal trattato di Schengen. Il Governo italiano propone, invece, di inasprire tale regola nel senso che "il destinatario del provvedimento debba consegnare al Consolato italiano nello Stato Ue di nazionalità un’attestazione di ottemperanza all’allontanamento. L’inosservanza comporta la sanzione, a carico del cittadino Ue individuato sul territorio nazionale, dell’arresto da uno a sei mesi e di una ammenda da 200 a 2.000 euro".
Si può parlare di violazione delle norme europee?
Il Ministro dell'interno Amato, inoltre, "ha detto di star facendo istruire la questione dai suoi uffici per valutare se non sia possibile prevedere che, in assenza di una data certa di ingresso definita a carico di chi entra, si possa presumere che il soggetto sia nel Paese da più di tre mesi e, in tal caso, in assenza di mezzi leciti di sussistenza, lo si possa allontanare.

"In caso di occupazione abusiva di luogo pubblico si prevede che il sindaco (o il prefetto per le strade extraurbane) possa disporre l’immediato ripristino dello stato dei luoghi a spese degli occupanti e la chiusura dell’esercizio fino all’adempimento dell’ordine. Lo stesso vale per l’esercente che non adempie agli obblighi di pulizia e decoro degli spazi antistanti l’esercizio".
Non è rischioso lasciare al sindaco la possibilità di discernere i casi di occupazione abusiva? Gli emarginati che vivono in strada occupano abusivamente i luoghi pubblici?


Fonti: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Osservatorio sulla legalità, Overlex


martedì 6 novembre 2007

Protezione per donne straniere vittime di violenze familiari

Dopo il recente provvedimento che prevede esplicitamente il percorso di protezione sociale per le vittime di sfruttamento lavorativo, si allarga ulteriormente lo spettro di beneficiari del permesso di soggiorno per motivi umanitari. Il disegno di legge contenente "Disposizioni in materia di sicurezza urbana", prevede che "[l]e donne straniere che denunciano violenze familiari – o vittime di violenze familiari sulle quali è in corso un’indagine – possono ricevere dal questore un permesso di soggiorno per motivi protezione umanitaria. Il permesso di soggiorno è legato a un percorso di integrazione che non lascia sola la donna vittima di violenze".

domenica 4 novembre 2007

Scoperti 59 appartamenti gestiti da una donna cinese

La polizia di Verbania ha condotto all'arresto una donna cinese di 47 anni, Sun Huamei, con l'accusa di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. A lei è stato ricondotto un circuito di 59 appartamenti localizzati in tutta Italia, con una concentrazione nel Verbano-Cusio-Ossola. Più precisamente gli immobili erano situati a Verbania Intra, Verbania Fondotoce, Verbania Pallanza, Baveno, Omegna, Ciriggio di Omegna, Stresa, Cornavasso, Carciano di Stresa, Crusinallo di Omegna, Arona, Gravellona Toce; altri 45 erano disseminati a Bologna, Valdagno, Bergamo, Lecco, Sondrio, Varese, Lodi, Parma, Messina, Milano, Vicenza, Pescara, Biella, Cesena, Oristano, Mantova, Nogara (Verona), Ferrara, Castelfranco Veneto, Carpi, Vercelli, Legnano, Cuneo, Grosseto, Rovigo, Vigevano, Gonzaga, Ravenna, Cremona, Busto Arsizio, Gallarate, Forlì, Piacenza, Savona e Ancona.

La donna, originaria di Tianjin, una municipalità a est di Beijing, era residente nel quartiere di via Paolo Sarpi e,
con la promessa di un lavoro regolare, reclutava cittadine cinesi tra i 20 e i 45 anni provenienti dal Liaoning. Secondo gli inquirenti, Sun Huamei avrebbe assunto a Milano un ruolo chiave anche nella gestione di migranti cinesi avviati al lavoro nero.

I guadagni delle case, sempre in base alle valutazioni degli inquirenti, si sarebbero aggirati intorno ai 6000-8000 euro al mese ciascuna.

Fonte: LibertàOnLine

sabato 3 novembre 2007

Giovani criminali cinesi

In questo articolo Daniele Cologna fornisce alcuni elementi per distinguere le sfumature con cui la criminalità cinese si manifesta in Italia e ribadisce come alcune forme di violenza all'interno della comunità cinese di via Paolo Sarpi sia il risultato della mancata integrazione dei giovani che si riuniscono alla propria famiglia dopo aver terminato la scuola dell'obbligo in Cina; essi subiscono "il doppio trauma della separazione dai genitori, protrattasi per anni nel corso della prima infanzia, e quello dell'abbandono dei nonni e della sua cerchia di amici nel corso della prima adolescenza".

Le donne cinesi, a causa dell'intenso lavoro a cui si sottopongono, continuano ancora oggi a mandare i propri figli in Cina nei primi mesi di vita, lasciandoli crescere dai nonni o dagli zii fino a 13-14 anni.

I culti segreti nigeriani - parte II

In Italia fino alla fine degli anni '90 i culti segreti hanno operato a Napoli e Verona. Pur dedicandosi ad attività criminose, non risultavano essere particolarmente violenti. L'azione della polizia ha portato all'estinzione di questi gruppi, per favorire l'ingresso nella realtà criminale di culti più violenti. Si tratta, in particolare, dei Black Axe (conosciuti in Nigeria come Neo Blak Movement of Africa, nati alla fine degli anni '70 all'Università di Benin City con l'obiettivo di promuovere una consapevolezza politica 'nera') e degli Eiye. A partire dal 2000 i culti si sono moltiplicati e la polizia è arrivata a registrare gruppi come i Bucaneers, i Vikings, gli Amazons e la Ku Klux Clan Confraternity, tutti con base in Nigeria.


La struttura dei culti è piramidale; ognuno è guidato da un capo nazionale; vi sono, poi, i consigli degli anziani ed emergono figure chiave come i direttori operativi, in particolare i butchers e i picchiatori; tutti, all'interno della setta, acquisiscono l'identità di lord. Il collante dei culti è rappresentato dal fideismo superstizioso alimentato dal woodoo e dai riti iniziatici tribali (i membri vengono marchiati con un ferro sulla pelle in segno di sottomissione); i simboli magico-religiosi tornano in ogni aspetto della vita di gruppo: nel saluto, nella parola d'ordine, nei segni distintivi (berretti neri per i Black Axe e sciarpe azzurre per gli Eiye). L'infrazione delle regole dettate dai ranghi alti dell'organizzazione (compresa l'omertà e il pagamento di un quota d'iscrizione) viene punita con violenti pestaggi.


Tra i culti il rapporto può essere collaborativo, se si decide di diversificare le attività criminali e si fa riferimento a uno particolarmente specializzato o se sussistono legami personali tra i membri di gruppi diversi, oppure conflittuale, se due gruppi, o due individui, si contendono i proventi di una certa attività. Rispetto alla criminalità nigeriana classica, le sette segrete da una parte acuiscono l'allarme sociale coi loro metodi violenti, dall'altra attirano l'attenzione delle forze dell'ordine, permettendo alla prima di agire indisturbata secondo i discreti metodi tradizionali.


Oltre al traffico di droga e alle truffe finanziarie, i culti ottengono gran parte dei proventi attraverso lo sfruttamento della prostituzione. Come è noto, tale attività risulta interamente gestita dalle maman, che possono essere compagne di malviventi comuni, o di cultisti o membri esse stesse dei culti segreti: i piani di appartenenza, dunque, non sono ben definiti e il ruolo delle sette può assumere connotati diversi. A volte i cultisti, su commissione delle maman, assumono la funzione di infliggere punizioni corporali alle ragazze che non sottostanno al sistema. Altre volte, spinti dalla relazione affettiva con le ragazze che si prostituiscono, diventano taglieggiatori delle maman. A questo proposito, è stato rilevato uno spostamento delle maman dall'Italia alla Norvegia, fenomeno che, pur rimanendo inesplicato, induce a ipotizzare il tentativo di eludere il disturbo dei culti su questa attività.


Il fenomeno dei culti segreti nigeriani, soprattutto in rapporto allo sfruttamento della prostituzione, richiede ancora attente osservazioni. Un punto di vista privilegiato sulla criminalità nigeriana può essere considerato Echo News, mensile della comunità nigeriana in Italia.


Bologna: scoperto giro di prostituzione gestito da cinesi

"Un giro di prostituzione, interamente gestito ed esercitato da cittadine cinesi ma con clientela italiana, è stato scoperto dalla polizia di Bologna al termine di un'indagine coordinata dal Pm Stefano Orsi. Individuate 9 case d'appuntamento, indagate quattro donne e oltre 9.000 euro sequestrati.

A gestire l'intero giro di affari era una donna cinese di 54 anni, regolare sul territorio italiano, che è finita in manette con l'accusa di sfruttamento della prostituzione. L'arresto è avvenuto in flagranza, dopo un blitz nella sua abitazione di via Carracci, alla Croce di Casalecchio di Reno. Sono, invece, 11 le ragazze tutte clandestine, che venivano sfruttate e costrette a prostituirsi. Di queste, 3 sono state arrestate per inosservanza del decreto di espulsione, altre 3 sono state trasferite al Cpt, una denunciata per violazione delle norme sull'immigrazione e le altre espulse.

Le perquisizioni degli uomini della Questura hanno interessato tutta la città. Nei 9 appartamenti, uno per ogni quartiere del capoluogo, affittati per accogliere i clienti, gli agenti hanno sequestrato denaro contante per un totale di 9.170 euro, materiale pornografico, profilattici e numerosi telefoni cellulari".

Fonte: Bologna 2000

giovedì 1 novembre 2007

Bisceglie: cinese e giapponese insieme in appartamento

Per la prima volta viene registrata la presenza congiunta in appartamento di una cittadina cinese, 34enne, e di una giapponese, 45enne, dedite alla prostituzione. La casa a luci rosse è stata scoperta durante un'indagine dei carabinieri di Bisceglie, in provincia di Bari. Entrambe le donne sono risultate clandestine, elemento che lascia pensare alla presenza di un intermediario nel contratto di locazione e, probabilmente, di uno sfruttatore. La comunità cinese si è sempre caratterizzata per la tendenziale chiusura verso l'esterno. Una prima frattura si è già avuta con l'apertura della realtà prostitutiva alla clientela italiana; ora anche il sistema di reclutamento pare lasciare degli spazi a nuove soluzioni.

Fonte: Bisceglielive.it

mercoledì 31 ottobre 2007

Imperia: esiti preliminari dell'operazione Profumo d'Oriente

"Si e' conclusa, stamani, davanti al gup Edoardo Bracco di Sanremo, con tre richieste di patteggiamento, due rinvii a giudizio e altrettanti non luogo a procedere, l'udienza preliminare all'inchiesta per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di giovani ragazze cinesi, a cavallo tra la Liguria, la Lombardia e il Piemonte. Il magistrato ha disposto il giudizio per: Salvatore Licata di Ventimiglia e la cinese Anna Zhoui. Per quanto riguarda i patteggiamenti, sono stati proposti 1 anni e 6 mesi per Yan Zhang e 3 anni per Roberto Licata (fratello di Salvatore) e Liu Lijuan (detta Licia).

Il non luogo a procedere e', invece, stato accordato ai coniugi cinesi: Hu Wei e Xiaolian He, gia' condannati a 3 anni, per lo stesso procedimento, presso il tribunale di Milano. La vicenda risale al maggio del 2005 e riguarda un giro di prostitute cinesi scoperto dalla Squadra Mobile di Imperia, nell'ambito dell'operazione 'Profumo d'oriente' che porto' ad individuare una decina di case di appuntamento tra: Ventimiglia e Sanremo (Imperia); Loano e Albenga (Savona); Milano, Torino, Nichelino e Moncalieri. I clienti, che contattavano le donne tramite annunci sui giornali, pagavano dai 70 ai 100 euro a prestazione.

Il costo variava a seconda delle richieste e del tempo dedicato. Unico veto, imposto dalle ragazze, era per gli uomini di colore con i quali si rifiutavano di intrattenere rapporti sessuali. Il giro era gestito solo da cinesi, la presenza dei due fratelli italiani, uno dei quali (Salvatore), ristoratore, nasce per caso dalla relazione sentimentale di Roberto con 'Licia'. Quest'ultimo aveva il compito di andare a ritirare il denaro dalle ragazze, di acquistare i preservativi e di sbrigare altre piccole faccende domestiche.

La data di inizio del processo e' stata fissata al 28 febbraio prossimo".

Fonte: Riviera24.it

lunedì 29 ottobre 2007

I culti segreti nigeriani - parte I

Nell'ambito del progetto interregionale Vie d'uscita è stata promossa una ricerca-azione intitolata 'Focus sul fenomeno della tratta delle donne: analisi delle trasformazioni correnti e nuove strategie d'intervento di protezione sociale. Il caso Piemonte'. La ricerca è stata presentata il 7 giugno scorso a Torino ed è stato messo in evidenza, tra gli altri risultati, l'emergente ruolo dei culti segreti nigeriani nello sfruttamento della prostituzione.

I culti hanno origine nelle università nigeriane; antesignana di questa forma di associazionismo è stata la Pyrates Confraternity, fondata nel 1953 nell'Università di Ibadan da Wole Soyinka, primo Premio Nobel africano per la letteratura. "Le finalità originarie della Confraternita, nate sul modello americano, erano non violente e lontane da forme di segretezza: intendeva promuovere la formazione di una nuova classe dirigente, combattere la mentalità coloniale e le distorsioni del colonialismo, porre fine al problema del tribalismo e dell'elitarismo in Nigeria".

Verso la metà degli anni '60, col ricambio generazionale, i culti iniziarono a scindersi: dalla Pyrates Confraternity nacque la Eiye Confraternity, "che raggruppava coloro che no riuscivano a mantenere gli standard accademici originariamente fissati per l'appartenenza alla Pyrates Confraternity". Nacquero poi altri gruppi, quali i Black Eye, i Vikings, i Bucaneers, i Mafia, i Black Beret e sorsero anche culti femminili, come le Temple of Eden, le Barracuda e le Daughters of Jezebel. La frammentazione delle associazioni, unita alla deriva violenta in cui il paese volgeva in quegli anni (dopo l'indipendenza raggiunta nel 1960 sono stati messi in atto due golpe militari miranti al federalismo e poi sfociati in una guerra civile per l'indipendenza del Biafra, una regione meridionale della Nigeria), innescò meccanismi di rivalità assai cruenti.

A metà degli anni '80, il carattere bellicoso dei culti si accentuò con la cooptazione da parte di elementi dei servizi di sicurezza del governo militare al fine di neutralizzare gli oppositori del regime nei campus universitari (nel 1983 - dopo un breve periodo di stabilità - un colpo di stato militare aveva istituito il Consiglio Militare Supremo come organo di governo). Nel 1985 l'associazionismo studentesco venne bandito, lasciando spazio alle manifestazioni più violente del cultismo, culminate col finanziamento e il rifornimento di armi e munizioni da parte del dittatore Sani Abacha.

La rivalità e l'adozione di pratiche aggressive hanno coinciso con l'affermarsi del carattere segreto e magico-religioso delle organizzazioni, che appunto risulta funzionale a rafforzare l'affiliazione a fronte di potenziali concorrenti. In Nigeria, comunque, l'esoterismo aveva già incontrato la sfera politica con il culto Ogboni (uno fra tanti, praticati in seno alle diverse etnie che popolano il paese), il quale tradizionalmente aveva il potere di deposizione sul re del villaggio, mentre attualmente rappresenta lo strumento di promozione degli interessi politici ed economici della classe dirigente. Anche se oggi la Reformed Ogboni Fraternity non è più considerata un culto segreto, essa rappresenta comunque un modello per i culti dei giovani.

"I culti attualmente presenti nelle università nigeriane sono coinvolti in diverse attività criminose: omicidi, violenza carnale, estorsione, rapina e sequestro (...). Le modalità di reclutamento intrecciano riti iniziatici e torture fisiche di vario genere: gli iniziati devono assumere alcol e droghe in grande quantità, 'pozioni' ritenute in grado di dotare i membri di poteri sovrannaturali (...). Anche l'iniziazione delle donne ai culti femminili comprende pratiche molto brutali, come l'obbligo a sottostare consecutivamente a molteplici rapporti sessuali. Molte cultiste, inoltre, esercitano la prostituzione (...). Coloro che si avvicinano ai culti cercano legami forti, protezione, aiuto economico; talvolta sono giovani in difficoltà, con personalità fragili e facilmente raggirabili (...). I cultisti reclutano membri soprattutto tra le matricole, dipingendo le università come ambienti ostili".

sabato 27 ottobre 2007

Progetto di accompagnamento alla maternità per donne cinesi

L'Azienda sanitaria di Reggio Emilia ospita dal 1998 il Centro per la salute della famiglia straniera. Come è già successo in altri centri sanitari, la presenza di una mediatrice cinese ha notevolmente aumentato la fruizione del servizio da parte di questa etnia.
A partire dal 2004 è stato avviato un progetto di accompagnamento alla maternità per donne cinesi. Le motivazioni che hanno guidato tale percorso sono state:
  • pemettere a donne che vivono in stato di solitudine di incontrarsi;
  • fare in modo che gli operatori conoscano le caratteristiche della cultura cinese;
  • dare rilevanza alle esigue donne cinesi in gravidanza.
Per una formulazione quanto più aderente alle sue esigenze, la comunità cinese è stata coinvolta in un incontro preparatorio.
Il progetto si articola ogni anno in tre corsi di circa otto incontri in cui sono presenti con un'ostetrica (per comprendere la fisiologia della gravidanza), una psicologa (per chiarire le componenti emotive di gravidanza e maternità) e una mediatrice culturale (per un'efficace comunicazione).
Gli obiettivi sono stati:
  • creare senso di appartenenza al gruppo;
  • favorire la famigliarità coi termini tecnici italiani del parto;
  • illlustrare dettagliatamente le tappe del travaglio.
E' stata riscontrata la difficoltà relativa al coordinamento di diversi tempi di gravidanza, fcilmente superata con l'inversione della scaletta degli argomenti. Un problema irrisolto, invece, è stata la partecipazione esclusiva di donne autonome o casalinghe (l'intenso ritmo lavorativo ha impedito in molti casi di essere coinvolti) .
Nelle donne cinesi è stata riscontrata l'esigenza di chiarire gli aspetti amministrativo-burocratici della nascita e la netta sensazione di mancanza della rete famigliare di origine (fattore che è stato attenuato attraverso la comunicazione di gruppo). Inoltre gli operatori hanno rilevato l'importanza che nella cultura cinese ha il cibo nella cura del corpo e, parallelamente, la difficoltà che gli immigrati hanno nel reperirlo in Italia.
Il corso di accompagnamento alla maternità ha puntato anche a favorire l'allattamento, anche solo per un breve periodo (a causa del lavoro, le madri cinesi affidano subito i neonati alla famiglia nel paese d'origine fino all'età scolare), al fine di innalzare e condensare la qualità del rapporto col proprio bambino prima del distacco.
In conclusione, il progetto acquisisce una particolare importanza per la possibilità di rielaborare, in compagnia con altre madri cinesi, la propria identità, a fronte di una solitudine indotta dall'incapacità del mondo esterno di comprendere comportamenti, gestualità e parole. Dunque la nascita di un figlio può rappresentare un'integrazione non solo verso l'interno della comunità, ma anche verso l'esterno.

Fonte: Animazione Sociale, agosto/settembre 2007

venerdì 26 ottobre 2007

Operazione Zhu-nian

L'operazione Zhu-nian (anno del maiale) che lo scorso mese aveva portato i Carabinieri di Terni all'arresto di 16 persone tra cinesi ed italiani non è si è ancora conclusa. E' stata arrestata una coppia di cittadini cinesi, lui 30 anni, lei 36, mentre si recavano in Cina a reclutare donne da avviare alla prostituzione. Dalle indagini, i due risultavano essere i gestori dei ricavi del giro di prostituzione emesa a Terni e diramata in tutta Italia. Dunque è chiaro il legame tra favoreggiamento della prostituzione e sfruttamento sessuale: il reato di tratta sembra assumere contorni sempre più netti. E' vero che molte donne provenienti dal Nord della Cina si dedicano alla prostituzione già nel paese di provenienza; tuttavia, è difficile che, al momento dell'espatrio, abbiano una netta percezione di quali debbano essere le condizioni di lavoro in Italia (spesso sono costrette a vivere segregate in appartamento per evitare sguardi indiscreti).
La coppia cinese è stata arrestata a Milano, nonostante il giro di case d'appuntamenti gravitasse altrove. La città si riconferma il fulcro delle attività criminali cinesi.
Da notare è anche che i due erano disoccupati e incensurati: nuove forme di criminalità, dunque, che esulano dalle associazioni di imprenditori cinesi immigrati in Italia (tong).

Fonte: TuttOggi.info

giovedì 25 ottobre 2007

Gang cinesi

Le gang cinesi si dedicano soprattutto all'estorsione ("in Cina se una persona viene offesa, anche verbalmente, può chiedere un risarcimento in denaro. Un escamotage che i ragazzi di Wencheng hanno trasformato in sistema: entrano in un locale, provocano e aspettano di essere insolentiti, per poi passare all'incasso"), al traffico di droga (in particolare ecstasy e ken, un derivato della chetamina, che pure consumano e diffondono attraverso il circuito della prostituzione, predisponendo 'pacchetti' di sesso e droga) e allo sfruttamento sessuale di giovani connazionali (tendenza appena emersa).
Si tratta, in particolare, di due gruppi, gli Yuhu e gli Daxue. Negli ultimi tempi, tuttavia, la distinzione tra le due gang si sta facendo complessa: "gli aggregamenti non durano molto. Si sciolgono e nascono nuove bande, anche piccole, che cercano di trovare il proprio spazio e poi di crescere. Il livello di conflittualità è salito". Le forze dell'ordine hanno individuato, in totale, circa 50 membri che agiscono in tutto il Nord Italia. I componenti hanno tra i 14 e i 20 anni, sono di recente immigrazione, provengono dagli omonimi distretti della provincia di Wencheng, nello Zhejiang meridionale. Ciò che li muove è l'arricchimento, poiché l'opulenza occidentale rappresenta per loro un modello.
Le gang cinesi si contraddistinguono per la violenza con cui conducono i loro crimini: sono frequenti gli omicidi e per la prima volta nel panorama della prostituzione cinese compaiono forme di grave sfruttamento.

Fonti: Panorama, La Repubblica

mercoledì 17 ottobre 2007

Torino: donna cinese gravemente sfruttata

I carabinieri, sotto copertura, sono penetrati in un appartamento dove si prostituiva una cittadina cinese di 39 anni. Gli sfruttatori, ancora una volta, erano una coppia mista: lui, italiano 65 anni, lei, cinese, 36 anni.
Ciò che colpisce di questo episodio sono le modalità di sfruttamento, che, così come riportate dai giornalisti in base alle indagini condotte dai carabinieri, sembrano essere particolarmente gravi ed ammontare al reato di servitù: "la donna, quando ancora viveva a Milano [il capoluogo lombardo si dimostra nuovamente essere il fulcro dell'attività criminale cinese], era stata contattata da una connazionale che le aveva proposto di trasferirsi nel torinese promettendole una casa e il 40% dei guadagni della sua attività di prostituzione. Promesse che però non sono mai state mantenute da quella che è diventata la sfruttatrice della ragazza che, non solo non riceveva nulla per il suo lavoro, ma era anche costretta a rimanere chiusa in casa senza poter mai uscire per non destare sospetti nei vicini".
Risulta complesso capire quali sono gli elementi che hanno influito sul mantenimento della soggezione. E' possibile che la donna fosse digiuna di conoscenze linguistiche e pratiche sul paese di soggiorno e si trovasse tanto disorientata da non vedere nella fuga un'alternativa possibile. In questo caso si pone l'impellenza di abbattere il muro che separa la società civile italiana da quella cinese (attraverso campagne di sensibilizzazione che trovino l'appoggio delle componenti più radicare della comunità cinese e il potenziamento dei contatti indoor della associazioni no profit).
Altrimenti, si potrebbe ipotizzare che sia stata assalita dalla paura di ritorsioni, ma - a parte casi estremamente isolati - la minaccia o la violenza non è diffusa nella comunità immigrata cinese. D'altra parte, la donna viveva da sola e solo occasionalmente la sfruttatrice si recava all'appartamento per riscuotere i soldi. Resta il fatto, inaccettabile, dello sfruttamento sessuale della donna.
Fonte: La Stampa

sabato 13 ottobre 2007

Torino: pensione cinese per prostitute est europee

E' il primo caso in Italia in cui un cittadino cinese sfrutta la prostituzione di donne di nazionalità diversa dalla propria (l'accusa, in realtà, è ancora da formulare; tuttavia, trattandosi del proprietario di una pensione dove vivono ed esercitano il meretricio diverse ragazze, è difficile pensare che non ci sia stato una qualche forma di lucro nei loro confronti).
Le indagini dei carabinieri di Moncalieri, condotte all'interno di furgioncini parcheggiati fuori dalla pensione Hai-Jing, in piazza Bengasi, a Torino, testimoniano che, durante il giorno, le ragazze est europee utilizzavano le camere privatamente, mentre di notte vi conducevano i clienti, dopo averli adescati in strada.
La nazionalità delle donne dedite alla prostituzione è risultata essere rumena, moldava e albanese.
Il giro è stato denunciato da un condominio vicino alla pensione, la quale era già stata chiusa più volte per attività di meretricio. La zona, evidentemente, risulta predisposta all'esercizio della prostituzione.
Il fatto che i clienti scendessero sempre dalla macchina dopo la ragazza per depistare eventuali osservatori, unitamente al prezzo, notevolmente basso per una prestazione offerta in albergo (60 euro), e alla mancata registrazione delle interessate come ospiti della pensione, lascia pensare ad un accordo tra il proprietario dell'albergo e le giovani (è probabile che il primo riuscisse a ridurre il reddito imponibile, permettendo alle seconde di pagare un affitto inferiore).
Fonte: La Stampa

venerdì 12 ottobre 2007

Prato: coppia italo-cinese arrestata per sfruttamento della prostituzione

La donna cinese, 37enne, e l'uomo italiano, 60enne, svolgevano il ruolo di protettori, riscutendo il denaro dell'attività prostitutiva condotta da due cittadine cinesi, clandestine in Italia, di 31 e 38 anni.
La coppia mista si rivela essere, ancora una volta, una formazione vincente nella commissione di questo reato. La componente femminile, infatti, rappresenta il ponte di contatto con le prostitute connazionali, mentre quella maschile italiana facilita i movimenti nella realtà locale.
Il proprietario dell'appartamento è risultato essere un cittadino cinese residente a Prato; solo nelle città dove sono presenti comunità cinesi di notevole entità accade he gli immobili siano intestati a proprietari cinesi. L'appartamento è situato, come in altri casi precedenti, in pieno centro.
Il fatto che la 37enne fosse già stata arrestata ad aprile per sfruttamento della prostituzione e che l'appartamento di via Cavour fosse già stato oggetto di indagini in quanto adibito a casa d'appuntamenti rivela, da una parte, la recidività degli immigrati cinesi nel condurre questa attività e, dall'altra, l'inadeguatezza delle misure predisposte dall'ordinamento italiano per far fronte al fenomeno.
Fonte: Pratoblog, ToscanaTV

giovedì 11 ottobre 2007

La posizione del Gruppo Abele sulla prostituzione

"L'impatto della prostituzione (...) in alcune città è diventato per i cittadini che vivono nelle zone dove viene esercitata, un problema". I ministeri (a parte quello degli Interni, che a gennaio ha istituito l'Osservatorio sulla prostituzione) e la maggior parte dei Comuni "o non hanno un grave problema di impatto sul territorio, a volte grazie alla rete di associazioni e enti che lo presidiano, oppure hanno dimostrato di agire in tutt’altro modo: senza coinvolgere chi lavora e senza informarsi sulle leggi esistenti, invocandone però di nuove e proponendo scorciatoie a problemi complessi. Tra queste:

-la riapertura delle case chiuse per controlli sanitari e di polizia: sarebbe un passo indietro culturale e un modo per denigrare ancora una volta la dignità delle donne, tutte le donne, non solo le prostitute. Dubito che questa proposta possa avere i “numeri” per passare anche perché, se fosse seriamente considerata, moltissime donne chiederebbero di “schedare” anche i clienti, per parità di trattamento ovviamente…;

-la punibilità della prostituzione in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Significa che un comportamento diventa reato a seconda del luogo…che ipocrisia! Questo, di fatto, sposterebbe il problema dai luoghi “aperti” a quelli chiusi con la conseguenza di spostare solo fisicamente il fenomeno (...): mandare le persone che si prostituiscono al chiuso significa renderle maggiormente vulnerabili, sfruttabili e non più raggiungibili dalle associazioni (...)

-la punibilità dei clienti. (...) La legge prevede già, chiaramente, la punibilità di chi si accompagna con un minore". Per quanto riguarda gli altri, "l’elemento che li accomuna (...) è la solitudine e l’incapacità o l’impossibilità di rapportarsi con l’altro sesso. Le associazioni che sono contro la loro punibilità – quasi tutte – sostengono che non si risolve con la denuncia, il carcere, la pubblicizzazione della targa dell’auto o altro questo tipo di fragilità. Sono altri i metodi, le strade. Di certo non va dimenticato che di fronte ad alcuni di questi interventi estemporanei alcuni clienti, per la vergogna, hanno reagito col suicidio;

-quartieri a luci rosse, zooning o altro. (...) Un conto è fare uno zooning come a Venezia, dove l’individuazione di un’area di minor impatto territoriale, con conseguente spostamento delle donne che si prostituivano è stata una decisione condivisa da tutti, a cominciare dalle donne e dalle associazioni che le rappresentano o lavorano al loro fianco. Altra cosa è pensare che le municipalità siano delegate a decidere, a tavolino, e solo loro, dove ci si prostituisce (...).

-legalizzare la prostituzione. Sembra semplice a dirlo e anche libertario, se poi viene indorata la proposta con maggior introiti fiscali per lo Stato piace anche a forze di diverso stampo politico. E’ la peggiore di tutte le proposte" in quanto sul piano culturale, con la legge Merlin, è stata necessaria molta fatica "per rivendicare il diritto delle donne di non essere schedate, nella loro vita, come prostitute. In questo modo non ci sarebbe scampo. Chi non paga le tasse è un evasore e va perseguito. Su questo punto alcuni dicono, strumentalmente, che anche le associazioni di prostitute sono d’accordo. Io e molti altri diciamo che sì, c’è anche chi ci starebbe ma rappresenta se stessa e non tutte le donne che si prostituiscono, soprattutto quelle trafficate (...).

Di fronte a tutto questo che cosa propongono molti di noi? Alcune cose semplici e fattibili subito, ma impegnative.
1 – Applicare le leggi esistenti, la “sua legge”, l’articolo 18 del TU sull’immigrazione, la legge 228/2003 sulla tratta.
2 – Attivare laddove il fenomeno prostituzione ha un difficile impatto sul territorio interventi di mediazione dei conflitti e di coinvolgimento di chi lavora sul tema: enti, associazioni laiche e cattoliche, rappresentanti del mondo della prostituzione e della transessualità.
3 – Avviare tavoli interdisciplinari per ragionare sul tema della “domanda” e dei possibili interventi sul piano culturale ed educativo".

Indubbiamente si tratta di una posizione lucida e completa. Aggiungerei solo, da parte mia, una domanda e un'osservazione.
La prima riguarda i clienti, controparte poco indagata del fenomeno della prostituzione. Quanto è realmente cambiato l'atteggiamento degli uomini nei confronti delle prostitute rispetto al passato? Siamo davvero di fronte ad un preoccupante aumento dei clienti? Senz'altro l'immissione nel circuito della prostituzione di minorenni e le conquiste umanitarie ottenute sinora pongono seri problemi morali riguardo al rapporto tra clienti e ragazze che non hanno raggiunto la maggiore età. Tuttavia, con riferimento agli altri casi, nutro il dubbio che il rapporto di genere, nelle sue ripercussioni sulla prostituzione, sia peggiorato rispetto al passato, quando comunque l'equilibrio tra uomini e donne era parziale.
L'osservazione concerne la legalizzazione della prostituzione. Essere schedate come prostitute rappresenta sicuramente un motivo di emarginazione sociale, ma perché arrendersi di fronte al tentativo di riabilitazione di questa figura? Dopotutto l'inclusione è proprio uno dei compiti delle associazioni che lavorano sul campo. Inoltre, il fatto stesso di contribuire all'erario statale potrebbe portare la società a vedere la prostituzione sotto una luce migliore; e, d'altra parte, in un'ottica positivistica, va ricordato che le leggi innescano e radicano precisi comportamenti sociali. Per quanto riguarda i vantaggi diretti delle prostitute, bisognerebbe considerare che al dovere di pagare le tasse corrisponderebbe la garanzia dei diritti fondamentali, di cui oggi la maggior parte delle prostitute, essendo immigrate clandestine, è, di fatto, privata.
Per chi, poi, non volesse o non potesse dichiarare i guadagni della propria attività in quanto vittima di tratta rimarrebbero comunque il percorso di protezione sociale e il programma di assistenza previsto dalla legge 228/2003 (e se un giorno i fondi fossero costituiti dalle entrate fiscali delle sex workers?). Tra l'altro l'individuazione delle vittime sarebbe facilitato in quanto il campo si restringerebbe a chi non registra la propria attività economica. La questione della punibilità per il mancato pagamento delle tasse è parallela a quella dell'espulsione per la violazione delle norme sull'immigrazione: chi applica le leggi spesso non si pone il problema della valutazione se una donna sia vittima di tratta o meno. Il perno della questione, dunque, mi sembra che sia quello del discernimento tra chi non pagherebbe le tasse per volontà personale e chi non lo farebbe perchè costretta. Ci si troverebbe di fronte alla stessa difficoltà di comprendere quando una donna è vittima di tratta o no, ma nel frattempo molti più soggetti, soprattutto stranieri, avrebbero un permesso di soggiorno e sarebbero effettivamente più tutelati.

Sfruttamento della prostituzione: le vittime cinesi

In base ai dati froniti dall'Osservatorio sulla prostituzione, il numero delle vittime di nazionalità cinese dei reati previsti dall'art. 3 della legge Merlin (sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione) ha subito un andamento iperbolico. Mentre nel 2004 non è stata registrata alcuna vittima (probabilmente a causa della scarsa conoscenza del fenomeno da parte delle forze dell'ordine), nel 2005 ve ne sono state circa 40, nel 2006 circa 37 e nel 2007 (fino al mese di settembre) solo una decina.
Sarà interessante continuare ad osservare il fenomeno e capire se la diminuzione delle vittime di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione sia determinata da un aumento delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale (reato recentemente previsto e ancora di complessa applicazione), oppure se a dettarla siano i caratteri maggiormente costrittivi e le tecniche di camuffamento più raffinate delle nuove organizzazioni criminali.
Si segnala, inoltre, che nel 4° anno di realizzazione del progetto "Ritorno volontario assistito e reintegrazione nel Paese di origine delle vittime di tratta", previsto dall'art. 18 del TU sull'immigrazione relativo al percorso di protezione sociale, è stata rimpatriata volontariamente la prima vittima di tratta di nazionalità cinese.

Milano: scoperto ambulatorio clandestino

Risale ormai a un paio di settimane fa la notizia della scoperta di un ambulatorio cinese nella Chinatown milanese. Oltre ad una sala d'aspetto e ad una adibuita alle visite mediche, l'esercizio forniva anche medicinali cinesi, tra cui pasticche contraffatte di viagra. Il locale risultava facilmente accessibile dall'esterno in quanto si trattava, agli occhi dei passanti, di un'erboristeria.
La diffusione delle cliniche clandestine pone con forza la questione dell'adattamento del servizio sanitario nazionale alle esigenze della comunità cinese, sia in termini di comunicazione linguistico-culturale, sia in termini prettamente medici.

Viagra cinese

Pasticche contraffatte di viagra erano già state sequestrate all'interno degli appartamenti cinesi a luci rosse a Catania. Ora si stanno diffondendo: "negli ambulatori clandestini, dove i medici cinesi curano i connazionali, ne sono state trovate migliaia di confezioni. Un fenomeno ben documentato e presente nei fascicoli degli archivi di varie questure, in particolare delle città dove le comunità cinesi sono numerose. Anche se da Pechino e Hong Kong, ad esempio, arrivano notizie (basate su ricerche condotte da università Usa) che sempre più cinesi preferiscono in realtà le pillole blu occidentali anziché i rimedi della loro medicina tradizionale". Chi ne fa uso, inoltre, sono i frequentatori italiani di discoteche che ne fanno uso insieme all'ecstasy.
L'assenza di controllo sui metodi di produzione del preparato lascia spazio a possibili e imponderabili effetti collaterali.
Le pasticche provengono, oltre che dall'India, anche dalla Cina, "dove dal 2004 - decaduto il brevetto della multinazionale produttrice (del viagra originale) - una ventina di case farmaceutiche di Pechino e dintorni si sono messe al lavoro per produrre un farmaco anti-impotenza a basso costo".

mercoledì 10 ottobre 2007

Rimini: condannati cittadini cinesi per sfruttamento della prostituzione

Sono stati condannati per sfruttamento della prostituzione due cittadini cinesi. Nel 2005 la Squadra mobile di Rimini aveva scoperto un giro di centri massaggi composto di tre immobili. La particolarità è che le indagini erano state avviate due anni fa grazie alla denuncia di una ragazza impiegata in un centro massaggio, pratica poco diffusa nella realtà della prostituzione cinese. Il fatto che, dei due titolari, uno abbia patteggiato per avere uno sconto di pena di due anni (il socio che si è rifiutato di collaborare è stato condannato a 4 anni e mezzo) potrebbe essere indice di un'organizzazione poco strutturata.

Cittadini cinesi denunciati per sfruttamento sessuale

In base al rapporto dell'Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi i cittadini cinesi denunciati per sfruttamento della prostituzione sono in aumento (probabilmente non solo per un'effettiva diffusione del fenomeno, ma anche per una più approfondita consapevolezza del fenomeno da parte delle forze dell'ordine): nel 2004 erano 75, l'anno successivo sono saliti a 196, mentre nel 2006 ne sono stati registrati 201.
Il rapporto afferma che "nella maggior parte dei casi, le donne cinesi non vengono costrette al meretricio ma vi arrivano consapevolmente e partecipano agli utili di tale attività, che vengono divisi con i gestori delle case d’appuntamento secondo quote concordate. In tale contesto accade anche che le prostitute, una volta affrancatesi, si propongono quali gestori di nuove case d’appuntamento e collettori per il procacciamento di nuove clandestine da avviare alla prostituzione" (pag. 65).

Gestione della prostituzione: esiste un rischio per le associazioni?

Emerge in questi mesi in modo più eclatante che mai la necessità di gestire a livello locale il fenomeno della prostituzione. Per citare alcune tra le posizioni più estreme: il sindaco di Padova ha deciso di intervenire con le multe ai clienti - iniziativa a cui ha fatto seguito, nel mese di maggio, la manifestazione delle sex workers e la pubblicizzazione del "bollino dell'amore", che, indossato dalla prostituta, dà diritto ad una prestazione gratis nel caso in cui il cliente venga multato; il sindaco di Milano, invece, ha istituito all'interno delle forze dell'ordine un servizio apposito per allontanare le prostitute dalla strada attraverso retate che si risolvono con una mera registrazione (le interessate, comunque, sono costrette a passare circa 10-12 ore in Questura) nel caso in cui la prostituta sia regolare, e con l'avvio della procedura amministrativa per l'espulsione dal territorio italiano nel caso in cui sia clandestina.
Alla luce di tali interventi si pone, per gli operatori sociali, la questione di un possibile coinvolgimento da parte delle amministrazioni locali nella definizione e nell'attuazione delle politiche per la prostituzione.
Non è ancora chiaro in quale misura e con quali apporti le associazioni del terzo settore possono intervenire.
Tuttavia, a questo proposito, mi preme riportare il fatti avvenuti a Lione nei confronti dell'associazione Cabiria. E' stata recentemente approvata in Francia la nuova legge sull'Immigrazione, accompagnata da un inasprimento della condotta delle forze dell'ordine. Le associazioni che operano nel tessuto sociale rappresentano una fondamentale fonte di informazioni sugli immigrati clandestini, motivo per cui viene richiesto loro di denunciarli, aiutando la polizia a ritrovarne le tracce. Per Cabiria, che si è rifiutata di collaborare (pena la funzionalità del suo servizionei confronti delle prostitute), la richiesta è diventata una minaccia: la direttrice dell'associazione è stata avvisata che gli operatori sociali avrebbero potuto essere posti sotto controllo o essere denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punibile fino a tre anni di carcere. Già nel 2001 una dipendente era stata messa sotto custodia cautelare e la sua casa era stata più volte perquisita in assenza di validi capi d’accusa (Fonte: il paese delle donne).
In Italia da anni ormai le associazioni impegnate nel campo della tratta e dello sfruttamento sessuale hanno stipulato accordi con le forze dell'ordine per il reciproco rispetto o per una proficua collaborazione (il riferimento è all'accordo che On the Road ha stretto con la Questura di Ascoli Piceno per una comune procedura di applicazione dell'art. 18 del Testo Unico sull'Immigrazione). Si auspica che l'improvvisa impellenza di numerosi amministratori locali di risolvere la questione della prostituzione non si risolva in un nocivo giro di vite che coinvolga anche gli operatori sociali e impedisca loro di condurre la propria attività.

Milano: arrestata maitresse cinese

Il 4 ottobre è stata arrestata a Milano per sfruttamento della prostituzione una cittadina cinese di 44 anni: risultava intestataria di due appartamenti dove alcune connazionali erano dedite alla prostituzione. La donna era già stata oggetto di provvedimenti giudiziari nel 2005.Gli appartamenti, situati rispettivamente in via Sammartini (lo stabile è noto per essere ricettacolo di criminalità) e in via Edolo, di fianco alla stazione centrale, appartengono a cittadini italiani.Nel primo appartamento sono state trovate due cittadine cinesi: alle 16.30 del pomeiggio erano al lavoro. L'adescamento avveniva per strada, in via Ponte Seveso, via Tonale e viale Lunigiana. Come affermano gli agenti del Commissariato Garibaldi-Venezia, si tratta principalmente di 40enni e i prezzi variano, in generale, intorno ai 30 euro.
Fonti: City, anno 7, numero 168; AGI; La Repubblica; Yahoo

Prato: fermata cittadina cinese dedita alla prostituzione

La scoperta dei circuiti prostitutivi cinesi indoor continua.Il 28 settembre, a Prato, gli agenti dell'Ufficio espulsioni e del Nucleo Operativo dell'Ufficio Gabinetto della Questura, dietro l'esposto di alcuni cittadini che denunciavano la presenza di donne dedite alla prostituzione in alcuni appartamenti del centro, hanno individuato una cinese di 44 anni priva di documenti di soggiorno.Nonostante la donna abbia dichiarato di prostituirsi autonomamente, durante le indagini nell'appartmento sono state rinvenuti elementi che riconducono a contatti che l'interessata avebbe con un connazionale pregiudicato per reati connessi all'associazione per delinquere e favoreggiamento alla prostituzione, commessi in un'altra regione. L'immigrata ha riferito di essersi prostituita per un mese, prima dell'arrivo delle forze dell'ordine.
Per la donna è stata avviata la procedura amministrativa per l'espulsione dal territorio italiano.
Fonte: Pratoblog