Prosegue l’attività di contrasto condotta dal Comando Provinciale Carabinieri di La Spezia, volta alla disarticolazione del sodalizio criminale di etnia cinese, operante in più regioni del nord Italia, dedito al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione che aveva permesso, nelle pregresse operazioni, di trarre in arresto complessivamente 4 donne e 3 uomini tutti cittadini cinesi, lo scorso 28 agosto e 4 settembre.
Nella decorsa notte i militari del Reparto Operativo hanno effettuato un vero e proprio blitz in un appartamento sito in questo centro (via Colombo), durante il quale sorprendevano nell’atto del meretricio e successivamente traevano in arresto per inottemperanza del decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Novara il 20/04/2007, una cittadina straniera LI XIA (nata a Liaoning (Rep. Pop. Cinese) il 04 mar 1962) che svolgeva la propria attività in una delle stanze appositamente adibite allo scopo.
All’ingresso, a fare da “centralinista”, veniva colta e tratta in arresto per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, altra connazionale HUANG CHENGDAN (nata a Shengyang (Rep. Pop. Cinese), il 09 giu 1964) occupata a rispondere alle chiamate dei clienti con i quali stabiliva gli orari degli appuntamenti. La HUANG, alla vista degli uomini del Reparto Operativo, tentava di nascondere un’ulteriore utenza cellulare con la quale prendeva appuntamenti per altra connazionale che occupava un’abitazione poco distante (sita in via Carducci).
I controlli estesi anche in quest’ultimo appartamento, permettevano di rintracciare la cittadina cinese WANG LI (nata a Liaoning (Rep. Pop. Cinese) il 02 ott 1965) che veniva anch’essa tratta in arresto per inottemperanza del decreto di espulsione emesso dal Prefetto di Ascoli Piceno il 11/11/2005.
Le attività investigative condotte nel particolare settore non hanno al momento evidenziato la concretizzazione del più grave reato di riduzione in schiavitù mediante lo sfruttamento violento delle meretrici, che decidono per lo più spontaneamente di avviarsi alla prostituzione per migliorare la propria condizione economica come testimonia la presenza di sole donne all’interno degli appartamenti sottoposti a controllo.
La HUANG é stata tradotta presso la casa circondariale di Genova Pontedecimo mentre le LI e WANG sono state trattenute presso questi uffici in attesa del rito direttissimo che si svolgerà nella giornata di domani.
giovedì 20 dicembre 2007
Spezia: blitz contro la prostituzione cinese
mercoledì 19 dicembre 2007
Le imperfezioni del SSN
Assistenza sanitaria per gli stranieri non iscritti al Servizio sanitario nazionale
(Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 33)
(...)
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Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all'ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva. Sono, in particolare, garantiti:
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la tutela sociale della gravidanza e della maternità, a parità di trattamento con le cittadine italiane, ai sensi delle leggi 29 luglio 1975, n. 405, e 22 maggio 1978, n. 194, e del decreto del Ministro della sanità 6 marzo 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 87 del 13 aprile 1995, a parità di trattamento con i cittadini italiani;
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la tutela della salute del minore in esecuzione della Convenzione sui diritti del fanciullo del 20 novembre 1989, ratificata e resa esecutiva ai sensi della legge 27 maggio 1991, n. 176;
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le vaccinazioni secondo la normativa e nell'ambito di interventi di campagne di prevenzione collettiva autorizzati dalle regioni;
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gli interventi di profilassi internazionale;
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la profilassi, la diagnosi e la cura delle malattie infettive ed eventuale bonifica dei relativi focolai.
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Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, fatte salve le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani.
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L'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano
lunedì 17 dicembre 2007
Proposta di legge Buontempo
La Destra, nello specifico i deputati Teodoro Buontempo e Daniela Santanchè, avanzano una proposta di legge sulla prostituzione. L'intenzione è quella di separare nettamente tra chi pratica la prostituzione autonomamente, accumulando patrimoni ingenti, e chi viene sfruttata: la soluzione sarebbe la riapertura delle case chiuse, con tanto di controlli sanitari obbligatori e ARRESTO, nel caso in cui si oppongano ad eventuali terapie obbligatorie, e il divideto di praticare la prostituzione in luoghi pubblici.
La presentazione della proposta è stata accompagnata da una ricerca condotta dall'Istituto Piepoli in base alla quale 2 italiani su 3 sarebbero favorevoli alla riapertura delle case chiuse e che l'86% degli italiani crede che la prostituzione debba essere di proprietà del governo.
Non si capisce quale sia il valore che ispira l'arresto in caso di rifiuto delle cure, riconosciuto peraltro come diritto fondamentale del nostro ordinamento. Le prostitute sarebbero disposte a lavorare nelle case chiuse e ad essere inserite in un sistema che conferisce loro una precisa caratterizzazione? C'è un modo per contribuire all'erario statale senza essere per forza etichettate? Esiste un rischio di aumentare il divario tra le autonome e le sfruttate chiedendo alle prostitute il versamento delle tasse?
Non sembra ragionevole, al di là di tutto, affidarsi all'opinione comune. Il parere dato dagli uomini, di cui buona parte clienti, è fortemente influenzato dalla presenza degli intervistatori. In generale, poi, i criteri di valutazione del fenomeno prostitutivo riflettono imperativi morali che è bene rimangano personali e non si trasformino in indirizzi generali.
Fonte: Redattore Sociale
venerdì 14 dicembre 2007
Milano: scoperta casa d'appuntamenti cinese
A Milano l'intensificazione dei controlli nella zona di via Sammartini, accanto alla Stazione Centrale, ha portato alla scoperta di un appartamento in via Napo Torriani in cui si prostituivano tre cinesi: due donne, irregolari, di 34 e 39 anni e una con permesso di soggiorno, identificata come maitresse, di 37 anni.
I servizi avevano un costo assai ridotto, pari a 20-30 euro e tra i clienti non c'erano solo italiani, ma anche maghrebini, particolarmente invisi alle prostitute cinesi. L'adescamento avveniva in strada, sotto i portici di via Vittor Pisani o nella piazza davanti alla stazione Centrale, con il metodo dell'occhiolino. L'attività è risultata ben rodata, dal momento che all'ingresso della casa d'appuntamenti c'era un money detector, mentre all'interno sono stati rinvenuti 7 mila euro e un libretto della Bank of China con 22 mila euro (negli ultimi mesi altre migliaia di euro erano state depositate dalla maitresse in un conto a lei intestato).
Fonti: Alice, News Sicurezza e Difesa
mercoledì 12 dicembre 2007
Prato: continua la scoperta delle case a luci rosse
Fonte: Prato blog
lunedì 10 dicembre 2007
L'Aquila: prostituzione cinese indoor
La maitresse è stata accusata, oltre che di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, di riduzione in schiavitù, reato assai grave e raramente riscontrato dalle autorità giudiziarie in occasione della scoperta di circuiti prostitutivi cinesi. Le donne risultavano altamente controllate: non avevano le chiavi di casa e anche le mansioni più elementari, come spesa e spazzatura, venivano svolte dalla coppia italo-cinese. La ragazza trovata nell'appartamento in occasione dell'irruzione delle forze di polizia è stata indirizzata ad una comunità di accoglienza per la gravità della limitazione di libertà a cui era stata sottoposta.
venerdì 7 dicembre 2007
Anna, leader femminile per un'organizzazione criminale cinese
Gli appartamenti erano dislocati in svariate città italiane, quali Messina, Ferrara, Bergamo, Caserta, Cremona, Gorizia, Varese, Udine, Sassari, Genova, Treviso. Si riscontra anche in questo caso un intenso turn over di ragazze all'interno degli appartamenti. I prezzi, relativamente bassi, variavano tra i 50 e i 150 euro.
Infine, di particolare interesse è il carisma che Anna sembra eserciti sulle ragazze indotte alla prostituzione, le quali, pur sollecitate dalla stessa a collaborare con la polizia giudiziaria, hanno preferito non denunciare i propri sfruttatori.
Fonti: L'eco di Bergamo, Alice, Caserta Sette
lunedì 3 dicembre 2007
Ivrea: bordello cinese
Fonte: Localport
giovedì 29 novembre 2007
Più mediazione culturale per le donne straniere in gravidanza
L'Italia supera di 18 punti percentuali la media dei parti cesarei consigliata dall'Organizzazione mondiale della sanità, vale a dire il 12% del totale dei parti. Tra le donne straniere il parto cesareo è altamente diffuso: sono 29 su 100 le donne che ricorrono a questa pratica e più di 21 sono costrette a farlo per motivi di urgenza. Molte di loro, specialmente quelle provenienti dal Bangladesh, dal Perù e dalle Filippine, non comprendono il perchè dell'intervento.
Emerge, dunque, la necessità di diffondere nelle lingue delle popolazione immigrata informazioni sulle cure richieste durante la gravidanza, sui luoghi e gli orari in cui è sono disponibili i servizi sanitari (i datori di lavoro potrebbero essere coinvolti, attraverso un patto con il SSN). Non solo, è anche indispensabile estendere ai principali centri di cura la mediazione culturale e la gratuità dei servizi. In particolare la mediazione culturale - risorsa in cui gli stessi immigrati possono diventare attori e non solo beneficiari - è utile a comprendere modi diversi di manifestare il dolore o di interpretare il sintomo di una malattia.
Fonte: Redattore Sociale
mercoledì 28 novembre 2007
Torino: casa d'appuntamenti internazionale
La maitresse era in possesso di altri mazzi di chiavi che non corrispondevano all'appartamento, ma non ha voluto collaborare con la polizia giudiziaria.
Fonte: La Stampa
martedì 27 novembre 2007
Il manifesto di Padova
Il MANIFESTO DI PADOVA, che basa le sue dichiarazioni sull’art.3 del Codice di deontologia medica (“dovere del medico è la tutela della vita, della salute fisica e psichica dell’Uomo e il sollievo dalla sofferenza, nel rispetto della libertà e della dignità della persona umana, senza distinzioni di età, di sesso, di etnia, di religione, di nazionalità….”), prende l’avvio – come ha dichiarato Maurizio Benato, vicepresidente FNOMCEO e promotore del Convegno – dalla considerazione che FNOMCEO considera “il multiculturalismo e la molteplicità etnica uno stimolo e una sfida che i medici debbono affrontare nello spirito etico della tradizione ippocratica e nel rispetto dei valori di uguaglianza e universalità della nostra Costituzione”.
Prostituzione: l'identikit del cliente
Dalla percezione del cliente emerge che le donne che si prostituiscono in appartamento hanno una maggiore conoscenza dell'italiano e dimostrano di aver subito violenze in misura minore rispetto alle ragazze di strada.
Assai dubbiosa risulta la veridicità del dato in base al quale tutti i clienti intervistati fanno uso del preservativo. E' opinione diffusa tra gli operatori di strada, infatti, che circa 8 clienti su 10 richiedono prestazioni senza precauzioni.
I motivi per cui gli uomini ricercano prestazioni sessuali a pagamento da parte di prostitute straniere sono - in egual misura per chi si serve del web e chi frequenta la strada - il bisogno di affetto e di comprensione, il bisogno fisiologico di sesso, il prezzo inferiore, il bisogno di dominio e il disagio provocato dall'emancipazione femminile.
Altro dato interessante è il comune auspicio della riapertura delle case chiuse: sia per la salute e la privacy dei clienti, sia per la possibilità di tassare i guadagni, sia per evitare forme di sfruttamento.
Per i clienti, i controlli sanitari obbligatori all'interno delle case chiuse, a parte violare il diritto alla salute, in cui è compreso anche il diritto di rifiutare cure sanitarie, favorirebbero la richiesta di rapporti senza protezione - sicuri che il sistema garantisca contro ogni malattia - e non preverrebbero l'AIDS, tracciabile dopo 3 mesi dal contagio. Inoltre, ci si domanda se le case chiuse, registrate e conosciute da tutti, non garantiscano una privacy assai inferiore rispetto ad appartamenti privati. Rispetto alla tassabilità dei guadagni e alla protezione contro forme di sfruttamento, così come se non fossero inquadrate nel sistema delle case chiuse, ci sarebbero sempre delle sacche di illegalità.
martedì 20 novembre 2007
Finanziaria 2008: donne e immigrati
- Si stanziano risorse (il 50% di un apposito fondo presso il ministero della Salute) per diffondere il vaccino Hpv contro il tumore al collo dell'utero.
- Per l’anno 2008 è istituito un Fondo di 20 milioni di euro destinato a un Piano contro la violenza alle donne.
- E’confermato il Fondo per le politiche relative ai diritti e le pari opportunità pari a 50 milioni di euro per l’anno 2008. Il fondo è ripartito dal Ministro delle pari opportunità, con il concerto del Ministro della solidarietà sociale, del lavoro, della salute e delle politiche per la famiglia.
- Il Fondo per l’inclusione sociale degli immigrati è incrementato di 50 milioni di euro per l’anno 2008. Tale Fondo aveva previsto lo stanziamento di 50 milioni di euro per il triennio 2007-2009, con l'obiettivo di affrontare situazioni di degrado sociale ed abitativo, con particolare riguardo alle condizioni dei migranti e dei loro familiari.
venerdì 16 novembre 2007
Normativa europea: limitazioni ai provvedimenti di espulsione
La direttiva europea stabilisce che i cittadini europei hanno diritto di soggiornare nel territorio di un altro Stato membro per un periodo non superiore a tre mesi senza alcuna condizione, se non il possesso di un passaporto o di una carta d'identità (art. 6, comma 1), e successivamente, a condizione che il cittadino: a) abbia un lavoro regolare o b) possegga sufficienti risorse finanziarie e un'assicurazione sanitaria (art. 7). Queste previsioni sono adottate al fine di evitare che il cittadino non gravi ECCESSIVAMENTE sull'assistenza sociale dello Stato membro di cui è ospite.
Tuttavia, la direttiva prevede anche che il semplice ricorso del cittadino all'assistenza sociale non costituisca un motivo di allontanamento dal territorio dello Stato membro ospitante (art. 14, comma 3) e che i limiti del diritto di soggiorno di cui sopra siano derogati qualora il cittadino dimostri di essere alla ricerca di un posto di lavoro e abbia buone possibilità di trovarlo (art. 14, comma 4).
Ulteriori limitazioni alla libertà di circolazione e di soggiorno possono essere poste per motivi di ORDINE PUBBLICO o PUBBLICA SICUREZZA. Tali motivi non possono essere invocati per fini economici (art. 27, comma 1). I provvedimenti adottati per i suddetti motivi devono rispettare i principi della proporzionalità e della personalità (i comportamenti personali devono rappresentare una minaccia reale, grave e sufficientemente grave da pregiudicare un interesse fondamentale della società). Inoltre la sola presenza di condanne penali non giustifica automaticamente l'adozione di tali provvedimenti (art. 27, comma 2).
Nell'adozione di un provvedimento d'allontanamento lo Stato membro prende in considerazione: a) la durata del soggiorno del'interessato, b) l'età, c) la condizione di salute, d) la situazione familiare ed economica, e) l'integrazione sociale e culturale nello Stato membro ospitante, f) l'importanza dei legami con il paese d'origine (art. 28, comma 1).
La direttiva prevede anche il diritto di opporre ricorso al provvedimento di espulsione presso l'autorità giudiziaria o amministrativa che sarà indicata nello stesso provvedimento (art. 31, comma 1 e 30, comma 3).
Dopo tre anni dall'esecuzione del provvedimento di espulsione, il cittadino può presentare una domanda di revoca del divieto di ingresso che dimostri la mutazione delle circostanze per le quali era stato adottato il provvedimento (art. 32, comma 1).
La direttiva non specifica se il destinatario di un provvedimento d'allontanamento da parte di uno Stato membro può essere ammesso, nel frattempo, in un altro Stato membro.
Torino: scoperto "centro massaggi"
A denunciare l'attività sono stati gli inquilini dello stabile dove le donne si prostituivano.
Fonte: La Stampa
mercoledì 14 novembre 2007
La prostituzione thailandese in Italia
Nel giugno del 2006 una vasta operazione del carabinieri di Asti ha portato alla luce circa 60 case d'appuntamento dislocate tra Asti, Alessandria, Nizza, Pavia e Napoli, dove erano impiegate 123 cittadine thailandesi tra i 18 e i 41 anni.
Le donne erano originarie del Nord Est del paese, una zona che non è stata raggiunta dal boom economico degli anni '80-'90, abitata in prevalenza dall'etnia Hill, da sempre vittima di discriminazioni da parte del governo centrale. La maggior parte delle donne intercettate dalla polizia, infatti, è risultata analfabeta; alcune di loro, inoltre, erano in grado di parlare solo il dialetto della regione d'origine (condizione che ha complicato il già difficile lavoro delle mediatrici culturali).
Il contatto coi trafficanti era avvenuto a seguito della vendita della ragazza da parte della famiglia indigente o, nella maggior parte dei casi, in occasione della ricerca di un lavoro all'estero. L'organizzazione si serviva di un'agenzia di viaggi che vendeva pacchetti-viaggio di 5 mila euro in cui era incluso il visto turistico per tre mesi. In questo contesto veniva prospettato alle donne anche un impiego come colf, sarta o cameriera.
Una volta giunte in Italia venivano accolte da maitresse thailandesi dotate di documenti regolari o della cittadinanza italiana (ottenuta a seguito di un matrimonio con uomini italiani - la coppia di sfuttatori italo-thailandese si è rivelata essere una forma di organizzazione assai diffusa). Le vittime venivano indotte a stare negli appartamenti per lunghi periodi di tempo, uscendo solo in compagnia delle maitresse o di altre figure affiliate al gruppo criminale. Il debito che dovevano ripagare era di 12.000-15.000 euro, che riuscivano ad estinguere in circa due anni, periodo a cui faceva seguito una divisione dei guadagni del 50%. Il costo delle prestazioni variava dai 75 ai 400 euro.
Raramente le donne hanne tentato di sottrarsi ai trafficanti, sia per il loro carattere docile ed obbediente, sia per le enormi difficoltà di comunicazione che incontravano con il mondo esterno.
La pubblicizzazione del servizio avveniva sui periodici locali o anche sul web. A gestire le telefonate e a fissare gli appuntamenti, come nella prostituzione cinese, erano le maitresse.
Della diffusione della pubblicità, così come dell'individuazione degli appartamenti più adatti dove svolgere l'attività, ma anche di altre attività logistiche, si occupavano cittadini italiani, spesso pensionati.
E' stato riscontrato un basso utilizzo di precauzioni durante i rapporti e alcune delle ragazze intercettate sono risultate essere sieropositive. Questo costituisce un problema assai rilevante se si considera che la prostituzione thailandese si svolge quasi esclusivamente al chiuso e che per gli operatori sociali - potenziali fonti di informazione medica e ponti di contatto con i servizi sanitari - è estremamente complesso raggiungere le donne che si prostituiscono in appartamento.
A seguito della presa in carico, la maggior parte delle donne hanno optato per il programma di rimpatrio promosso dall'Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (in questa decisione sembra abbia avuto un peso determinante il ruolo delle mediatrici contattate attraverso l'ambasciata thailandese). Una parte è stata espulsa; un'altra, tra cui cinque ragazze che hanno denunciato i propri sfruttatori e intrapreso il programma di protezione sociale ex art. 18, è stata presa in carico a diverso titolo. La sfida maggiore, per gli operatori sociali impegnati nel percorso di inclusione sociale, è comprendere una cultura così diversa da quella Est europea o nigeriana.
martedì 13 novembre 2007
Espulsioni collettive nella giurisprudenza CEDU
La Corte si è pronunciata in questo senso:
"The Court reiterates its case-law whereby collective expulsion, within the meaning of Article 4 of Protocol No. 4, is to be understood as any measure compelling aliens, as a group, to leave a country, except where such a measure is taken on the basis of a reasonable and objective examination of the particular case of each individual alien of the group. That does not mean, however, that where the latter condition is satisfied the background to the execution of the expulsion orders plays no further role in determining whether there has been compliance with Article 4 of Protocol No. 4".
"the detention and deportation orders in issue were made to enforce an order to leave the territory dated 29 September 1999; that order was made solely on the basis of section 7, first paragraph, point (2), of the Aliens Act, and the only reference to the personal circumstances of the applicants was to the fact that their stay in Belgium had exceeded three months. In particular, the document made no reference to their application for asylum or to the decisions of 3 March and 18 June 1999 [relative al mancato accoglimento delle domande d'asilo]. (...) In those circumstances and in view of the large number of persons of the same origin who suffered the same fate as the applicants, the Court considers that the procedure followed does not enable it to eliminate all doubt that the expulsion might have been collective".
Osservazioni dell'UCPI sul d. lgs. 181/2007
- L'espressione "motivi imperativi di pubblica sicurezza" è eccessivamente generica e rischia di alimentare scelte di libero arbitrio da parte del Prefetto. In base all'art. 13, comma 3 della Costituzione, l'autorità di pubblica sicurezza può adottare provvedimenti provvisori limitativi della libertà personale "in casi eccezionali di necessità ed urgenza, indicati tassativamente dalla legge"
- La possibilità di espellere il familiare della persona che ha tenuto comportamenti contrari alla dignità umana e ai diritti fondamentali ovvero all'incolumità pubblica va contro il principio di personalità, ineludibile in qualsiasi caso di limitazione della libertà personale
- Non è previsto il vaglio giurisdizionale nel caso in cui il destinatario dell'espulsione, rientrato in Italia, venga nuovamente allontanato e nel caso in cui venga disposta l'esecuzione dell'allontanamento a causa della scadenza dei termini per l'adempimento dell'espulsione [ci si domanda, a questo proposito, se possa influire la sentenza 20374/2006 della Corte di Cassazione in base alla quale il questore non può emettere più di un provvedimento di espulsione nei confronti di cittadini extracomunitari ai fini di non sovraccaricare le autorità giudiziarie che vagliano tale provvedimento].
- L'attribuzione della convalida di espulsione al Giudice di Pace, organo di composizione bonaria di conflitti sia civili sia penali tra privati, piuttosto che al giudice monocratico risulta irragionevole (il Ministro Amato, in questo senso, ha già preso una posizione. Si veda nei post precedenti).
Per il testo completo delle osservazioni, cliccare qui.
Le esternazioni della Comunità Papa Giovanni XXIII
Il fenomeno della prostituzione migrante è assai complesso e dettato da numerosi fattori, tra cui l'estrema povertà o la criticità delle condizioni familiari nel paese d'origine (i genitori, i fratelli o i figli possono essere gravemente malati o i legami affettivi di cattiva qualità possono aver determinato l'allontanamento dalla propria famiglia). Non può certo essere un decreto emanato d'urgenza sull'onda dell'emozione provocata da un omicidio a risolvere la situazione. Il rimpatrio forzato delle ragazze comunitarie non rappresenta una soluzione valida: è necessaria un'assistenza ben più profonda e continuata, che parta dalla strada e arrivi, in alcuni casi, al percorso di protezione sociale.
lunedì 12 novembre 2007
CCNL per lavoratori domestici: un commento
Nel CCNL è prevista la possibilità, da parte del datore di lavoro, di assumere due lavoratori che assumano in solido l'adempimento di un'unica obbligazione lavorativa. Sarebbe opportuno, a fronte delle esigenze espresse da numerose donne straniere che cercano impiego nel nostro paese come collaboratrici familiari (addette alle pulizie), prevedere anche la possibilità di vincolare più datori di lavoro ad un'unica lavoratrice. Spesso, infatti, la necessità delle immigrate di lavorare intensamente (caratteristica insita nel progetto migratorio della maggior parte degli individui) si scontra con la mansione, che per una famiglia può essere svolta in un tempo breve (poche ore al giorno e non tutti i giorni). Tale esigenza è stata "aggravata" dalla previsione, nel CCNL, di un massimo di 40 ore settimanali per lavoratori domestici non conviventi, invece delle precedenti 44 ore.
venerdì 9 novembre 2007
Roma: ambulatorio per immigrate
Il centro è nato su richiesta della Caritas, che già forniva un servizio sanitario per immigrati e che è stata sfrattata dagli immobili che occupava. Oggi la Caritas ha ripreso la sua attività, ma l'ambulatorio ha continuato a funzionare. Per garantire un servizio di qualità, la struttura è in funzione solo il lunedì e il martedì mattina, per una totale di circa 10 visite giornaliere. L'interesse delle donne non è solo direttamente collegato al loro stato di salute, ma anche a questione burocratiche, quali l'ottenimento del certificato di gravidanza per ottenere il permesso di soggiorno.
Fonte: Redattore sociale
Un giudice monocratico per la convalida delle espulsioni
Fonte: Redattore Sociale
giovedì 8 novembre 2007
Osservazioni sul decreto legge del 1 novembre 2007 n° 181
Fonti: Presidenza del Consiglio dei Ministri, Osservatorio sulla legalità, Overlex
martedì 6 novembre 2007
Protezione per donne straniere vittime di violenze familiari
domenica 4 novembre 2007
Scoperti 59 appartamenti gestiti da una donna cinese
La donna, originaria di Tianjin, una municipalità a est di Beijing, era residente nel quartiere di via Paolo Sarpi e, con la promessa di un lavoro regolare, reclutava cittadine cinesi tra i 20 e i 45 anni provenienti dal Liaoning. Secondo gli inquirenti, Sun Huamei avrebbe assunto a Milano un ruolo chiave anche nella gestione di migranti cinesi avviati al lavoro nero.
I guadagni delle case, sempre in base alle valutazioni degli inquirenti, si sarebbero aggirati intorno ai 6000-8000 euro al mese ciascuna.
Fonte: LibertàOnLine
sabato 3 novembre 2007
Giovani criminali cinesi
Le donne cinesi, a causa dell'intenso lavoro a cui si sottopongono, continuano ancora oggi a mandare i propri figli in Cina nei primi mesi di vita, lasciandoli crescere dai nonni o dagli zii fino a 13-14 anni.
I culti segreti nigeriani - parte II
In Italia fino alla fine degli anni '90 i culti segreti hanno operato a Napoli e Verona. Pur dedicandosi ad attività criminose, non risultavano essere particolarmente violenti. L'azione della polizia ha portato all'estinzione di questi gruppi, per favorire l'ingresso nella realtà criminale di culti più violenti. Si tratta, in particolare, dei Black Axe (conosciuti in Nigeria come Neo Blak Movement of Africa, nati alla fine degli anni '70 all'Università di Benin City con l'obiettivo di promuovere una consapevolezza politica 'nera') e degli Eiye. A partire dal 2000 i culti si sono moltiplicati e la polizia è arrivata a registrare gruppi come i Bucaneers, i Vikings, gli Amazons e la Ku Klux Clan Confraternity, tutti con base in Nigeria.
La struttura dei culti è piramidale; ognuno è guidato da un capo nazionale; vi sono, poi, i consigli degli anziani ed emergono figure chiave come i direttori operativi, in particolare i butchers e i picchiatori; tutti, all'interno della setta, acquisiscono l'identità di lord. Il collante dei culti è rappresentato dal fideismo superstizioso alimentato dal woodoo e dai riti iniziatici tribali (i membri vengono marchiati con un ferro sulla pelle in segno di sottomissione); i simboli magico-religiosi tornano in ogni aspetto della vita di gruppo: nel saluto, nella parola d'ordine, nei segni distintivi (berretti neri per i Black Axe e sciarpe azzurre per gli Eiye). L'infrazione delle regole dettate dai ranghi alti dell'organizzazione (compresa l'omertà e il pagamento di un quota d'iscrizione) viene punita con violenti pestaggi.
Tra i culti il rapporto può essere collaborativo, se si decide di diversificare le attività criminali e si fa riferimento a uno particolarmente specializzato o se sussistono legami personali tra i membri di gruppi diversi, oppure conflittuale, se due gruppi, o due individui, si contendono i proventi di una certa attività. Rispetto alla criminalità nigeriana classica, le sette segrete da una parte acuiscono l'allarme sociale coi loro metodi violenti, dall'altra attirano l'attenzione delle forze dell'ordine, permettendo alla prima di agire indisturbata secondo i discreti metodi tradizionali.
Oltre al traffico di droga e alle truffe finanziarie, i culti ottengono gran parte dei proventi attraverso lo sfruttamento della prostituzione. Come è noto, tale attività risulta interamente gestita dalle maman, che possono essere compagne di malviventi comuni, o di cultisti o membri esse stesse dei culti segreti: i piani di appartenenza, dunque, non sono ben definiti e il ruolo delle sette può assumere connotati diversi. A volte i cultisti, su commissione delle maman, assumono la funzione di infliggere punizioni corporali alle ragazze che non sottostanno al sistema. Altre volte, spinti dalla relazione affettiva con le ragazze che si prostituiscono, diventano taglieggiatori delle maman. A questo proposito, è stato rilevato uno spostamento delle maman dall'Italia alla Norvegia, fenomeno che, pur rimanendo inesplicato, induce a ipotizzare il tentativo di eludere il disturbo dei culti su questa attività.
Il fenomeno dei culti segreti nigeriani, soprattutto in rapporto allo sfruttamento della prostituzione, richiede ancora attente osservazioni. Un punto di vista privilegiato sulla criminalità nigeriana può essere considerato Echo News, mensile della comunità nigeriana in Italia.
Bologna: scoperto giro di prostituzione gestito da cinesi
Le perquisizioni degli uomini della Questura hanno interessato tutta la città. Nei 9 appartamenti, uno per ogni quartiere del capoluogo, affittati per accogliere i clienti, gli agenti hanno sequestrato denaro contante per un totale di 9.170 euro, materiale pornografico, profilattici e numerosi telefoni cellulari".
Fonte: Bologna 2000
giovedì 1 novembre 2007
Bisceglie: cinese e giapponese insieme in appartamento
Fonte: Bisceglielive.it
mercoledì 31 ottobre 2007
Imperia: esiti preliminari dell'operazione Profumo d'Oriente
"Si e' conclusa, stamani, davanti al gup Edoardo Bracco di Sanremo, con tre richieste di patteggiamento, due rinvii a giudizio e altrettanti non luogo a procedere, l'udienza preliminare all'inchiesta per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di giovani ragazze cinesi, a cavallo tra la Liguria, la Lombardia e il Piemonte. Il magistrato ha disposto il giudizio per: Salvatore Licata di Ventimiglia e la cinese Anna Zhoui. Per quanto riguarda i patteggiamenti, sono stati proposti 1 anni e 6 mesi per Yan Zhang e 3 anni per Roberto Licata (fratello di Salvatore) e Liu Lijuan (detta Licia).
Il non luogo a procedere e', invece, stato accordato ai coniugi cinesi: Hu Wei e Xiaolian He, gia' condannati a 3 anni, per lo stesso procedimento, presso il tribunale di Milano. La vicenda risale al maggio del 2005 e riguarda un giro di prostitute cinesi scoperto dalla Squadra Mobile di Imperia, nell'ambito dell'operazione 'Profumo d'oriente' che porto' ad individuare una decina di case di appuntamento tra: Ventimiglia e Sanremo (Imperia); Loano e Albenga (Savona); Milano, Torino, Nichelino e Moncalieri. I clienti, che contattavano le donne tramite annunci sui giornali, pagavano dai 70 ai 100 euro a prestazione.
Il costo variava a seconda delle richieste e del tempo dedicato. Unico veto, imposto dalle ragazze, era per gli uomini di colore con i quali si rifiutavano di intrattenere rapporti sessuali. Il giro era gestito solo da cinesi, la presenza dei due fratelli italiani, uno dei quali (Salvatore), ristoratore, nasce per caso dalla relazione sentimentale di Roberto con 'Licia'. Quest'ultimo aveva il compito di andare a ritirare il denaro dalle ragazze, di acquistare i preservativi e di sbrigare altre piccole faccende domestiche.
La data di inizio del processo e' stata fissata al 28 febbraio prossimo".
Fonte: Riviera24.it
lunedì 29 ottobre 2007
I culti segreti nigeriani - parte I
I culti hanno origine nelle università nigeriane; antesignana di questa forma di associazionismo è stata la Pyrates Confraternity, fondata nel 1953 nell'Università di Ibadan da Wole Soyinka, primo Premio Nobel africano per la letteratura. "Le finalità originarie della Confraternita, nate sul modello americano, erano non violente e lontane da forme di segretezza: intendeva promuovere la formazione di una nuova classe dirigente, combattere la mentalità coloniale e le distorsioni del colonialismo, porre fine al problema del tribalismo e dell'elitarismo in Nigeria".
Verso la metà degli anni '60, col ricambio generazionale, i culti iniziarono a scindersi: dalla Pyrates Confraternity nacque la Eiye Confraternity, "che raggruppava coloro che no riuscivano a mantenere gli standard accademici originariamente fissati per l'appartenenza alla Pyrates Confraternity". Nacquero poi altri gruppi, quali i Black Eye, i Vikings, i Bucaneers, i Mafia, i Black Beret e sorsero anche culti femminili, come le Temple of Eden, le Barracuda e le Daughters of Jezebel. La frammentazione delle associazioni, unita alla deriva violenta in cui il paese volgeva in quegli anni (dopo l'indipendenza raggiunta nel 1960 sono stati messi in atto due golpe militari miranti al federalismo e poi sfociati in una guerra civile per l'indipendenza del Biafra, una regione meridionale della Nigeria), innescò meccanismi di rivalità assai cruenti.
A metà degli anni '80, il carattere bellicoso dei culti si accentuò con la cooptazione da parte di elementi dei servizi di sicurezza del governo militare al fine di neutralizzare gli oppositori del regime nei campus universitari (nel 1983 - dopo un breve periodo di stabilità - un colpo di stato militare aveva istituito il Consiglio Militare Supremo come organo di governo). Nel 1985 l'associazionismo studentesco venne bandito, lasciando spazio alle manifestazioni più violente del cultismo, culminate col finanziamento e il rifornimento di armi e munizioni da parte del dittatore Sani Abacha.
La rivalità e l'adozione di pratiche aggressive hanno coinciso con l'affermarsi del carattere segreto e magico-religioso delle organizzazioni, che appunto risulta funzionale a rafforzare l'affiliazione a fronte di potenziali concorrenti. In Nigeria, comunque, l'esoterismo aveva già incontrato la sfera politica con il culto Ogboni (uno fra tanti, praticati in seno alle diverse etnie che popolano il paese), il quale tradizionalmente aveva il potere di deposizione sul re del villaggio, mentre attualmente rappresenta lo strumento di promozione degli interessi politici ed economici della classe dirigente. Anche se oggi la Reformed Ogboni Fraternity non è più considerata un culto segreto, essa rappresenta comunque un modello per i culti dei giovani.
"I culti attualmente presenti nelle università nigeriane sono coinvolti in diverse attività criminose: omicidi, violenza carnale, estorsione, rapina e sequestro (...). Le modalità di reclutamento intrecciano riti iniziatici e torture fisiche di vario genere: gli iniziati devono assumere alcol e droghe in grande quantità, 'pozioni' ritenute in grado di dotare i membri di poteri sovrannaturali (...). Anche l'iniziazione delle donne ai culti femminili comprende pratiche molto brutali, come l'obbligo a sottostare consecutivamente a molteplici rapporti sessuali. Molte cultiste, inoltre, esercitano la prostituzione (...). Coloro che si avvicinano ai culti cercano legami forti, protezione, aiuto economico; talvolta sono giovani in difficoltà, con personalità fragili e facilmente raggirabili (...). I cultisti reclutano membri soprattutto tra le matricole, dipingendo le università come ambienti ostili".
sabato 27 ottobre 2007
Progetto di accompagnamento alla maternità per donne cinesi
A partire dal 2004 è stato avviato un progetto di accompagnamento alla maternità per donne cinesi. Le motivazioni che hanno guidato tale percorso sono state:
- pemettere a donne che vivono in stato di solitudine di incontrarsi;
- fare in modo che gli operatori conoscano le caratteristiche della cultura cinese;
- dare rilevanza alle esigue donne cinesi in gravidanza.
Il progetto si articola ogni anno in tre corsi di circa otto incontri in cui sono presenti con un'ostetrica (per comprendere la fisiologia della gravidanza), una psicologa (per chiarire le componenti emotive di gravidanza e maternità) e una mediatrice culturale (per un'efficace comunicazione).
Gli obiettivi sono stati:
- creare senso di appartenenza al gruppo;
- favorire la famigliarità coi termini tecnici italiani del parto;
- illlustrare dettagliatamente le tappe del travaglio.
Nelle donne cinesi è stata riscontrata l'esigenza di chiarire gli aspetti amministrativo-burocratici della nascita e la netta sensazione di mancanza della rete famigliare di origine (fattore che è stato attenuato attraverso la comunicazione di gruppo). Inoltre gli operatori hanno rilevato l'importanza che nella cultura cinese ha il cibo nella cura del corpo e, parallelamente, la difficoltà che gli immigrati hanno nel reperirlo in Italia.
Il corso di accompagnamento alla maternità ha puntato anche a favorire l'allattamento, anche solo per un breve periodo (a causa del lavoro, le madri cinesi affidano subito i neonati alla famiglia nel paese d'origine fino all'età scolare), al fine di innalzare e condensare la qualità del rapporto col proprio bambino prima del distacco.
In conclusione, il progetto acquisisce una particolare importanza per la possibilità di rielaborare, in compagnia con altre madri cinesi, la propria identità, a fronte di una solitudine indotta dall'incapacità del mondo esterno di comprendere comportamenti, gestualità e parole. Dunque la nascita di un figlio può rappresentare un'integrazione non solo verso l'interno della comunità, ma anche verso l'esterno.
Fonte: Animazione Sociale, agosto/settembre 2007
venerdì 26 ottobre 2007
Operazione Zhu-nian
La coppia cinese è stata arrestata a Milano, nonostante il giro di case d'appuntamenti gravitasse altrove. La città si riconferma il fulcro delle attività criminali cinesi.
Da notare è anche che i due erano disoccupati e incensurati: nuove forme di criminalità, dunque, che esulano dalle associazioni di imprenditori cinesi immigrati in Italia (tong).
Fonte: TuttOggi.info
giovedì 25 ottobre 2007
Gang cinesi
Si tratta, in particolare, di due gruppi, gli Yuhu e gli Daxue. Negli ultimi tempi, tuttavia, la distinzione tra le due gang si sta facendo complessa: "gli aggregamenti non durano molto. Si sciolgono e nascono nuove bande, anche piccole, che cercano di trovare il proprio spazio e poi di crescere. Il livello di conflittualità è salito". Le forze dell'ordine hanno individuato, in totale, circa 50 membri che agiscono in tutto il Nord Italia. I componenti hanno tra i 14 e i 20 anni, sono di recente immigrazione, provengono dagli omonimi distretti della provincia di Wencheng, nello Zhejiang meridionale. Ciò che li muove è l'arricchimento, poiché l'opulenza occidentale rappresenta per loro un modello.
Le gang cinesi si contraddistinguono per la violenza con cui conducono i loro crimini: sono frequenti gli omicidi e per la prima volta nel panorama della prostituzione cinese compaiono forme di grave sfruttamento.
Fonti: Panorama, La Repubblica
mercoledì 17 ottobre 2007
Torino: donna cinese gravemente sfruttata
Ciò che colpisce di questo episodio sono le modalità di sfruttamento, che, così come riportate dai giornalisti in base alle indagini condotte dai carabinieri, sembrano essere particolarmente gravi ed ammontare al reato di servitù: "la donna, quando ancora viveva a Milano [il capoluogo lombardo si dimostra nuovamente essere il fulcro dell'attività criminale cinese], era stata contattata da una connazionale che le aveva proposto di trasferirsi nel torinese promettendole una casa e il 40% dei guadagni della sua attività di prostituzione. Promesse che però non sono mai state mantenute da quella che è diventata la sfruttatrice della ragazza che, non solo non riceveva nulla per il suo lavoro, ma era anche costretta a rimanere chiusa in casa senza poter mai uscire per non destare sospetti nei vicini".
Risulta complesso capire quali sono gli elementi che hanno influito sul mantenimento della soggezione. E' possibile che la donna fosse digiuna di conoscenze linguistiche e pratiche sul paese di soggiorno e si trovasse tanto disorientata da non vedere nella fuga un'alternativa possibile. In questo caso si pone l'impellenza di abbattere il muro che separa la società civile italiana da quella cinese (attraverso campagne di sensibilizzazione che trovino l'appoggio delle componenti più radicare della comunità cinese e il potenziamento dei contatti indoor della associazioni no profit).
Altrimenti, si potrebbe ipotizzare che sia stata assalita dalla paura di ritorsioni, ma - a parte casi estremamente isolati - la minaccia o la violenza non è diffusa nella comunità immigrata cinese. D'altra parte, la donna viveva da sola e solo occasionalmente la sfruttatrice si recava all'appartamento per riscuotere i soldi. Resta il fatto, inaccettabile, dello sfruttamento sessuale della donna.
Fonte: La Stampa
sabato 13 ottobre 2007
Torino: pensione cinese per prostitute est europee
venerdì 12 ottobre 2007
Prato: coppia italo-cinese arrestata per sfruttamento della prostituzione
Fonte: Pratoblog, ToscanaTV
giovedì 11 ottobre 2007
La posizione del Gruppo Abele sulla prostituzione
Di fronte a tutto questo che cosa propongono molti di noi? Alcune cose semplici e fattibili subito, ma impegnative.
Indubbiamente si tratta di una posizione lucida e completa. Aggiungerei solo, da parte mia, una domanda e un'osservazione.
Sfruttamento della prostituzione: le vittime cinesi
Milano: scoperto ambulatorio clandestino
Viagra cinese
mercoledì 10 ottobre 2007
Rimini: condannati cittadini cinesi per sfruttamento della prostituzione
Cittadini cinesi denunciati per sfruttamento sessuale
Il rapporto afferma che "nella maggior parte dei casi, le donne cinesi non vengono costrette al meretricio ma vi arrivano consapevolmente e partecipano agli utili di tale attività, che vengono divisi con i gestori delle case d’appuntamento secondo quote concordate. In tale contesto accade anche che le prostitute, una volta affrancatesi, si propongono quali gestori di nuove case d’appuntamento e collettori per il procacciamento di nuove clandestine da avviare alla prostituzione" (pag. 65).
Gestione della prostituzione: esiste un rischio per le associazioni?
Alla luce di tali interventi si pone, per gli operatori sociali, la questione di un possibile coinvolgimento da parte delle amministrazioni locali nella definizione e nell'attuazione delle politiche per la prostituzione.
Non è ancora chiaro in quale misura e con quali apporti le associazioni del terzo settore possono intervenire.
Tuttavia, a questo proposito, mi preme riportare il fatti avvenuti a Lione nei confronti dell'associazione Cabiria. E' stata recentemente approvata in Francia la nuova legge sull'Immigrazione, accompagnata da un inasprimento della condotta delle forze dell'ordine. Le associazioni che operano nel tessuto sociale rappresentano una fondamentale fonte di informazioni sugli immigrati clandestini, motivo per cui viene richiesto loro di denunciarli, aiutando la polizia a ritrovarne le tracce. Per Cabiria, che si è rifiutata di collaborare (pena la funzionalità del suo servizionei confronti delle prostitute), la richiesta è diventata una minaccia: la direttrice dell'associazione è stata avvisata che gli operatori sociali avrebbero potuto essere posti sotto controllo o essere denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punibile fino a tre anni di carcere. Già nel 2001 una dipendente era stata messa sotto custodia cautelare e la sua casa era stata più volte perquisita in assenza di validi capi d’accusa (Fonte: il paese delle donne).
In Italia da anni ormai le associazioni impegnate nel campo della tratta e dello sfruttamento sessuale hanno stipulato accordi con le forze dell'ordine per il reciproco rispetto o per una proficua collaborazione (il riferimento è all'accordo che On the Road ha stretto con la Questura di Ascoli Piceno per una comune procedura di applicazione dell'art. 18 del Testo Unico sull'Immigrazione). Si auspica che l'improvvisa impellenza di numerosi amministratori locali di risolvere la questione della prostituzione non si risolva in un nocivo giro di vite che coinvolga anche gli operatori sociali e impedisca loro di condurre la propria attività.
Milano: arrestata maitresse cinese
Prato: fermata cittadina cinese dedita alla prostituzione
Per la donna è stata avviata la procedura amministrativa per l'espulsione dal territorio italiano.