Assai ambigue le esternazioni di Giovanni Paolo Ramonda, vice responsabile generale dell'Associazione, per il quale i prefetti e i questori dovrebbero applicare il decreto legislativo 181 approvato lo scorso 1° novembre a tutte le ragazze comunitarie, in prevalenza rumene, che si prostituiscono lungo le strade del nostro paese, al fine di "liberarle".
Il fenomeno della prostituzione migrante è assai complesso e dettato da numerosi fattori, tra cui l'estrema povertà o la criticità delle condizioni familiari nel paese d'origine (i genitori, i fratelli o i figli possono essere gravemente malati o i legami affettivi di cattiva qualità possono aver determinato l'allontanamento dalla propria famiglia). Non può certo essere un decreto emanato d'urgenza sull'onda dell'emozione provocata da un omicidio a risolvere la situazione. Il rimpatrio forzato delle ragazze comunitarie non rappresenta una soluzione valida: è necessaria un'assistenza ben più profonda e continuata, che parta dalla strada e arrivi, in alcuni casi, al percorso di protezione sociale.
Il fenomeno della prostituzione migrante è assai complesso e dettato da numerosi fattori, tra cui l'estrema povertà o la criticità delle condizioni familiari nel paese d'origine (i genitori, i fratelli o i figli possono essere gravemente malati o i legami affettivi di cattiva qualità possono aver determinato l'allontanamento dalla propria famiglia). Non può certo essere un decreto emanato d'urgenza sull'onda dell'emozione provocata da un omicidio a risolvere la situazione. Il rimpatrio forzato delle ragazze comunitarie non rappresenta una soluzione valida: è necessaria un'assistenza ben più profonda e continuata, che parta dalla strada e arrivi, in alcuni casi, al percorso di protezione sociale.
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