martedì 27 novembre 2007

Prostituzione: l'identikit del cliente

L'ISMU (Iniziative e studi sulla multietinicità), insieme ai ricercatori di Transcrime, ha condotto per la Commissione Europea uno studio sull'identità dei clienti delle prostitute.

Emerge una notevole differenza tra il cliente attivo sul web e quello che, invece, frequenta la strada, dal momento che la prima realtà è spesso maggiormente ricercata e raffinata della seconda. Chi si muove attraverso il web ha un età media di 35-40 anni, una scolarizzazione medio-alta, non è sposato e non ha figli, ricerca prestazioni con una cadenza di circa 2 mesi. Al contrario, chi si aggira per la strada ha circa 38-50 anni, un'educazione medio-bassa, è generalemente sposato con figli, si dedica all'attività circa ogni 15 giorni.

Dalla percezione del cliente emerge che le donne che si prostituiscono in appartamento hanno una maggiore conoscenza dell'italiano e dimostrano di aver subito violenze in misura minore rispetto alle ragazze di strada.

Assai dubbiosa risulta la veridicità del dato in base al quale tutti i clienti intervistati fanno uso del preservativo. E' opinione diffusa tra gli operatori di strada, infatti, che circa 8 clienti su 10 richiedono prestazioni senza precauzioni.

I motivi per cui gli uomini ricercano prestazioni sessuali a pagamento da parte di prostitute straniere sono - in egual misura per chi si serve del web e chi frequenta la strada - il bisogno di affetto e di comprensione, il bisogno fisiologico di sesso, il prezzo inferiore, il bisogno di dominio e il disagio provocato dall'emancipazione femminile.

Altro dato interessante è il comune auspicio della riapertura delle case chiuse: sia per la salute e la privacy dei clienti, sia per la possibilità di tassare i guadagni, sia per evitare forme di sfruttamento.
Per i clienti, i controlli sanitari obbligatori all'interno delle case chiuse, a parte violare il diritto alla salute, in cui è compreso anche il diritto di rifiutare cure sanitarie, favorirebbero la richiesta di rapporti senza protezione - sicuri che il sistema garantisca contro ogni malattia - e non preverrebbero l'AIDS, tracciabile dopo 3 mesi dal contagio. Inoltre, ci si domanda se le case chiuse, registrate e conosciute da tutti, non garantiscano una privacy assai inferiore rispetto ad appartamenti privati. Rispetto alla tassabilità dei guadagni e alla protezione contro forme di sfruttamento, così come se non fossero inquadrate nel sistema delle case chiuse, ci sarebbero sempre delle sacche di illegalità.


Nessun commento: