La Destra, nello specifico i deputati Teodoro Buontempo e Daniela Santanchè, avanzano una proposta di legge sulla prostituzione. L'intenzione è quella di separare nettamente tra chi pratica la prostituzione autonomamente, accumulando patrimoni ingenti, e chi viene sfruttata: la soluzione sarebbe la riapertura delle case chiuse, con tanto di controlli sanitari obbligatori e ARRESTO, nel caso in cui si oppongano ad eventuali terapie obbligatorie, e il divideto di praticare la prostituzione in luoghi pubblici.
La presentazione della proposta è stata accompagnata da una ricerca condotta dall'Istituto Piepoli in base alla quale 2 italiani su 3 sarebbero favorevoli alla riapertura delle case chiuse e che l'86% degli italiani crede che la prostituzione debba essere di proprietà del governo.
Non si capisce quale sia il valore che ispira l'arresto in caso di rifiuto delle cure, riconosciuto peraltro come diritto fondamentale del nostro ordinamento. Le prostitute sarebbero disposte a lavorare nelle case chiuse e ad essere inserite in un sistema che conferisce loro una precisa caratterizzazione? C'è un modo per contribuire all'erario statale senza essere per forza etichettate? Esiste un rischio di aumentare il divario tra le autonome e le sfruttate chiedendo alle prostitute il versamento delle tasse?
Non sembra ragionevole, al di là di tutto, affidarsi all'opinione comune. Il parere dato dagli uomini, di cui buona parte clienti, è fortemente influenzato dalla presenza degli intervistatori. In generale, poi, i criteri di valutazione del fenomeno prostitutivo riflettono imperativi morali che è bene rimangano personali e non si trasformino in indirizzi generali.
Fonte: Redattore Sociale
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