Si segnala l'appello promosso dall'ASGI in merito all'accesso al Servizio Sanitario Nazionale da parte dei cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari. Particolare attenzione, come già era stato rilevato in un post precedente, meritano le donne in stato di gravidanza.
L'appello è stato pubblicato ieri sul
Redattore Sociale.
ROMA - Un gruppo di associazioni che si occupano di immigrazione ed esperti, con il supporto giuridico dell'Asgi, si rivolge ai ministri della Salute, dell’Interno, della Solidarietà sociale, per le Pari opportunità e per la Famiglia, per sollecitare l’intervento immediato del governo affinché risolva il grave problema dell’esclusione dall’assistenza sanitaria di alcune categorie di cittadini comunitari. Lo fa con una proposta di lettera da inviare appunto agli esponenti del governo, ora all'esame delle associziazioni per adesioni e modifiche.
"Ci riferiamo - si legge nella bozza della lettera -, in primo luogo, all’accesso alle cure essenziali e alle prestazioni concernenti la tutela della gravidanza e della maternità e l’interruzione volontaria di gravidanza per i cittadini comunitari di fatto soggiornanti in Italia ma privi dei requisiti che integrano il diritto di soggiorno (inserimento lavorativo, o titolarità di risorse sufficienti e di assicurazione sanitaria). In secondo luogo, chiediamo che venga affrontata la problematica dell’esclusione dall’iscrizione al Servizio sanitario nazionale per alcune categorie di cittadini comunitari che, pur essendo privi dei requisiti che integrano il diritto di soggiorno, sono meritevoli di particolari tutele (tra cui i minori, le donne incinta o puerpere, le vittime di tratta o grave sfruttamento), nonché per alcune categorie di cittadini comunitari titolari del diritto di soggiorno che tuttavia, in base alle disposizioni diramate dal Ministero della Salute in applicazione del D. Lgs. 30/2007, non sono ammessi all'iscrizione al Ssn”.
Secondo le associazioni, “la situazione attuale sta producendo conseguenze molto gravi in termini di tutela della salute individuale, in particolare per coloro che necessitano di cure essenziali (anche a carattere continuativo), benché non strettamente urgenti; le donne che necessitano di prestazioni relative alla tutela della gravidanza e della maternità o all’interruzione di gravidanza. A questo proposito si segnala un rilevante rischio di aumento del ricorso ad aborti clandestini da parte delle donne che non dispongono delle risorse necessarie. Penalizzati anche i minori, sia alla nascita (per la mancata tutela della maternità di cui sopra) sia successivamente. Si rileva inoltre come il mancato accesso all’assistenza sanitaria implichi conseguenze negative anche a livello di tutela della salute pubblica (si pensi ad esempio alle vaccinazioni e alla profilassi e cura delle malattie infettive)”.
“Il trattamento deteriore del cittadino comunitario rispetto al cittadino extracomunitario – prosegue la lettera - oltre a rappresentare un’irragionevole disparità di trattamento in violazione del principio di non discriminazione sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione, si pone in aperto contrasto con l’art. 1, comma 2, del Testo Unico sull’immigrazione”.
La seconda richiesta delle associazioni riguarda l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. “Fino all'entrata in vigore del D. Lgs. 30/2007, tutti i cittadini comunitari regolarmente soggiornanti in Italia erano iscritti al Ssn, in base al Decreto del Ministro della Sanità 18.3.1999. La Circolare del Ministero della Salute 3.8.2007, emanata a seguito dell'entrata in vigore del D. Lgs. 30/2007, ha disposto che siano o restino iscritti al Servizio sanitario nazionale solo i cittadini comunitari soggiornanti per un periodo superiore ai tre mesi che siano lavoratori subordinati o autonomi in Italia, in possesso di contratto di lavoro o dei documenti necessari per lo svolgimento di attività autonoma; familiari di lavoratore comunitario o di cittadino italiano; disoccupati iscritti nelle liste di collocamento o ad un corso di formazione professionale, che abbiano già esercitato un lavoro in Italia e siano già iscritti al Ssn; in possesso di attestazione di diritto di soggiorno permanente; titolari di specifici formulari comunitari”.
Quindi, in conclusione, si chiede che sia immediatamente assicurato ai cittadini comunitari l’accesso alle cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, nonché ai programmi di medicina preventiva, con particolare attenzione alla tutela della gravidanza e della maternità, alla tutela della salute del minore e alla prevenzione e cura delle malattie infettive, garantendo l’erogazione delle prestazioni senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, salvo le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani.
E ancora che sia prevista l’iscrizione obbligatoria e gratuita al Servizio Sanitario Nazionale, indipendentemente dal possesso dei requisiti che integrano il diritto di soggiorno per periodi di durata superiore a tre mesi per tutti i minori (accompagnati o non accompagnati); per le vittime di tratta e grave sfruttamento inserite nei programmi di assistenza e integrazione; per le altre categorie di cittadini non allontanabili; persone per le quali sussistano motivi umanitari; donne incinte o puerpere o mariti conviventi; genitori autorizzati al soggiorno dal Tribunale per i minorenni per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del figlio minore presente in Italia. Che sia prevista l'iscrizione obbligatoria e gratuita al SSN per il lavoratore comunitario in cerca di prima occupazione. Sia prevista l’iscrizione volontaria al Ssn per tutte le categorie di cittadini comunitari titolari del diritto di soggiorno per periodi superiori a tre mesi per i quali non vige l’obbligo di iscrizione al Ssn”.
L’Asgi chiede alle associazioni che si occupano di immigrazione di aderire all’appello entro lunedì 14 gennaio, inviando l'adesione alla segreteria: info@asgi.it. Entro domani saranno accolte proposte di modifica o integrazione da inviare a elena.rozzi@gmail.com.