mercoledì 30 gennaio 2008

Servizi bancari per immigrati

E' di ieri la notizia che ben il 67% (1,4 milioni) degli immigrati residenti in Italia hanno un conto in banca (dati Cespi/Abi). Gli stranieri presenti in Italia rappresentano una notevole risorsa finanziaria: se ne sono accorte le banche stesse, la maggior parte delle quali ha elaborato dei pacchetti finanziari su misura.

Il Sole24ore ha raccolto le informazioni relative ai servizi offerti. Si tratta di sistemi improntati all'economicità e volti a facilitare il trasferimento di denaro, l'ottenimento dei mutui per la casa, l'avviamento di piccole imprese.
Tra le soluzioni, si evidenziano:
  • la presenza di un mediatore culturale negli sportelli di 16 Banche di credito cooperativo presenti in Emilia Romagna: il servizio è volto a fornire informazioni relative al permesso di soggiorno e all'avviamento di imprese;
  • la possibilità, per chi è titolare di un conto corrente presso la Banca popolare di Milano, di usufruire di un'assicurazione sulla salute e sulla vita che copre i costi del viaggio di un familiare ai fini dell'assistenza, delle cure mediche, dell'interpretariato ed, eventualmente, del rimpatrio della salma;
  • l'apertura, da parte del Gruppo San Paolo, di 4 "multiethnic point" (Torino, Padova, Pescara, Napoli), in cui vengono fornite informazioni finanziarie in 8 lingue diverse;
  • l'offerta della Banca Sella di una mini-assicurazione che, al costo di 15 euro all'anno, permette di chiamare un numero verde e avere tutte le informazioni necessarie sul Sistema Sanitario Nazionale;
  • l'inclusione in un pacchetto finanziario della Banca di Biella e Vercelli di un'assicurazione gratuita comprensiva di assistenza medica, assistenza ai minori in caso di ricovero, copertura delle spese di viaggio di un familiare e informazioni sanitarie, lavorative e burocratiche;
  • il servizio telefonico in inglese, francese, spagnolo, arabo (manca il cinese) gratuito offerto da Banca intesa e relativo a informazioni di tipo finanziario; da segnalare anche il Bancomat people, carta pagata dall'immigrato presente in Italia e usata dalla famiglia nel paese di origione come un normale bancomat: le spese per il trasferimento di denaro sono annullate.

martedì 29 gennaio 2008

Sostegno al Ministro Ferrero

Riporto la lettera che Ferrero ha inviato a Prodi, nel tentativo di salvare il lavoro di concertazione svolto finora in vista dell'approvazione di una nuova legge sull'immigrazione.

Caro Presidente, ti scrivo per chiederti un intervento straordinario in materia di immigrazione, perche' la fine del governo rischia di impedire la traduzione concreta di tutto il lavoro costruito con le parti sociali in questi venti mesi (...)
Il testo del disegno di legge Amato Ferrero di riforma complessiva dell'immigrazione è attualmente in discussione alla Camera e temo sarà impossibile arrivare ad una sua approvazione prima della fine della legislatura. Parallelamente il numero di domande che i datori di lavoro hanno presentato per l'assunzione di lavoratori immigrati eccede di varie centinaia di migliaia la cifra stabilita dal decreto flussi 2007 (...)
Tutti gli istituti di statistica e tutti i commentatori concordano nel sostenere che in Italia vi siano alcune centinaia di migliaia di immigrati che si trovano, a causa della legge Bossi Fini, a lavorare in condizioni di clandestinità (...)
Nella speranza che almeno la diversa normativa sui permessi di soggiorno possa essere inserita nelle leggi di conversione dei decreti in via di approvazione dalle Camere, propongo di varare un Decreto Legge che permetta una regolarizzazione degli immigrati, clandestini che attualmente lavorano in Italia (...)
Non si tratterebbe di nuovi ingressi, ma di riconoscere chi già oggi lavora
e di portare a legalità questa situazione. Si tratta, in pratica, di fare quanto ha deciso nei giorni scorsi il governo francese, che prevede in questo modo di regolarizzare alcune centinaia di migliaia di lavoratori clandestini e di ripetere quanto fatto dal governo Berlusconi nel 2002 (...)
Ti propongo questa misura per evitare l'ulteriore imbarbarimento del tessuto sociale del Paese, nella convinzione che la pura riproposizione di provvedimenti varati da governi di destra, come quello Berlusconi e quello Sarkozy ne possa evidenziare il carattere certo non legato a una visione di parte del fenomeno migratorio (...)
Come abbiamo sempre sostenuto, le politiche della sicurezza, per noi, consistono nel perseguire chi delinque e nel lavorare all'integrazione di chi contribuisce alla crescita sociale, civile ed economica del Paese. Con questo atto daremo forza e cogenza a questa prospettiva.

Altroconsumo critica il vaccino contro l'HPV

I punti deboli del vaccino sarebbero:
  1. costo eccessivo: 75 milioni di euro all'anno, con effetti misurabili solo tra 30 anni;
  2. efficacia contenuta: il vaccino è efficace contro virus che sono responsabili per il 70% dei casi di tumore;
  3. durata ridotta: il vaccino dura per 5 anni.
Non viene considerata una possibile concertazione del prezzo tra Stato ed industrie farmaceutiche, nè il futuro aumento dei produttori, con una conseguente concorrenza e abbassamento dei prezzi. Non dovrebbe escludersi, tantomeno, la possibilità che la ricerca elabori in futuro un vaccino di più lunga durata.

La salute è un diritto fondamentale. Sembra meschino aggrapparsi alla percentuale del 70% per dimostrare che il vaccino non è efficace, pur in rapporto al costo. D'altra parte, creare discriminazioni nella popolazione tra chi può permettersi di acquistare il vaccino e chi no, risulterebbe inutile ai fini sanitari quanto involutivo in termini umani.

La politica in base alla quale è stato programmato il vaccino è di lungo periodo e mira ad una ottimizzazione assoluta delle condizioni dell'individuo e del sistema sanitario: tra 30 anni, con molta probabilità, come è successo per la tubercolosi o il vaiolo, non sarà più necessario fornire cure mediche come vaccino e pap test.

Per un appofondimento sul vaccino, si veda il post del 7 gennaio.

Fonte: Redattore sociale



venerdì 25 gennaio 2008

ISMU: XIII rapporto sulle migrazioni

La Fondazione ISMU ha presentato oggi il XIII Rapporto sulle migrazioni.

Emerge che gli stranieri irregolari sono in diminuzione: sono 350mila contro i 4 milioni di regolari. A favorire tale tendenza è stato il decreto flussi del 2006, a seguito del quale i clandestini sono diminuiti del 46.3%.

Gli immigrati costituiscono ormai una parte sostanziale della nostra popolazione - ne rappresentano il 6%; nell'ultimo anno sono aumentati dell'8.7%. Pur avendo mediamente un tasso di fertilità maggiore rispetto a quello degli italiani, si prevede che non riescano a fare fronte all'invecchiamento della popolazione e allo squilibrio previdenziale e sociale che ciò comporta.

E' vero che la criminalità straniera costa allo Stato italiano 7 miliardi di euro, è anche dimostrato che gli immigrati giocano un ruolo fondamentale nell'arricchimento del paese, contribuendo al Pil per l'8.8%. Nel quadro del contrasto alla criminalità, una legislazione che contribuisca a spostare la popolazione immigrata da una condizione di clandestinità e di mancato riconoscimento dell'individuo ad una di godimento dei diritti fondamentali sarebbe decisiva.


Fonti: ImmigrazioneOggi

mercoledì 23 gennaio 2008

Giopà

Si segnala l'apertura a Milano, in via Procaccini 12, l'apertura di Giopà, uno spazio in cui, il mercoledì, il sabato e la domenica, i bambini da 0 a 13 anni possono incontrare i loro papà e passare con loro del tempo di qualità. L'iniziativa, infatti, è volta a ricreare i rapporti tra genitori e figli laddove siano intervenute situazioni di separazione e divorzio.
Il servizio è gratuito e promosso dalla Provincia di Milano.


martedì 22 gennaio 2008

Regolarizzazione del soggiorno: l'attuale situazione legislativa

In occasione del seminario dedicato a "La salute della donna, del bambino e della famiglia straniera, organizzato nell'ambito del master della Caritas in Medicina delle emarginazioni, migrazioni epovertà, l'avvocato Maria Marta Farfan delinea l'attuale quadro legislativo che interessa gli immigrati nel nostro paese.

Si parte dal visto d’ingresso rilasciato dai consolati italiani, che consente tuttavia il solo attraversamento delle frontiere dei paesi dell’area Schengen. A partire dal suo ingresso lo straniero ha a disposizione 8 giorni di tempo per richiedere il permesso di soggiorno, la cui domanda dovrà essere inoltrata alla questura in caso si tratti di motivi di lavoro; allo sportello unico delle Prefetture quando si arriva per motivi familiari, mentre per altre tipologie di soggiorno (così come per i rinnovi) si dovrà procedere con la compilazione telematica. Da questo momento al nuovo arrivato non resta che attendere pazientemente di essere convocato in questura per le foto e le impronte digitali.

Oltre a non poter lavorare regolarmente, in questa fase lo straniero non può accedere a nessuno dei diritti previsti per i soggiornanti in Italia . “Allo stato attuale – ha spiegato la Farfan – sono circa 900 mila i permessi di soggiorno in attesa di rilascio, che comportano un tempo medio di attesa di 5/6 mesi”. Dallo scorso dicembre, con l’introduzione del permesso di soggiorno elettronico (Pse) i tempi si sono infatti enormemente dilatati, acuendo questa situazione di sospensione condivisa peraltro anche da quanti attendono il rinnovo. “Con una recente direttiva il ministero degli Interni ha tentato di ovviare a queste situazioni stabilendo la validità della ricevuta postale quale titolo di accesso al lavoro e ai diritti”, ha reso noto l'avvocato.

Lo stesso vale per chi è in attesa del rinnovo, ma in questo caso si dovrà esibire anche il vecchio permesso di soggiorno. Soltanto dopo cinque anni di regolare soggiorno, il cittadino extracomunitario può accedere ad una condizione giuridica più stabile, garantita dal permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo (la vecchia carta di soggiorno), che consente ad esempio di accedere ai servizi e alle prestazioni della previdenza economica socio assistenziale (assistenza sociale, assegno di maternità, invalidità).

Solo se in possesso di un permesso di soggiorno di durata non inferiore ad un anno, il cittadino straniero può chiedere di ricongiungersi con uno o più membri della propria famiglia, vale a dire con il coniuge, i figli minori, maggiorenni a carico e più di recente con i genitori a suo carico. In questo caso dovrà tuttavia dimostrare di esaudire i requisiti di idoneità dell’alloggio – stabiliti dai parametri regionali di edilizia residenziale pubblica – dimostrando di disporre di mezzi di sostentamento necessari al mantenimento della famiglia.

lunedì 21 gennaio 2008

Roma: prostituzione cinese gestita da italiani

C'era un'organizzazione costituita da tre cittadini italiani alle spalle di un giro di prostituzione migrante, costituita in gran parte da donne cinesi.
I tre italiani, accusati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, gestivano l'affitto degli appartamenti a luci rosse situati nel quartiere San Giovanni di Roma e a Falconara, in provincia di Ancona, per un totale di 6 immobili. L'organizzazione era coperta da una società immobiliare, che emetteva delle ricevute di affitto alle donne che esercitavano la prostituzione all'interno delle abitazioni.
Gli appartamenti erano caratterizzati tutti da elementi comuni: al primo piano o nel seminterrato, in stabili senza portiere, con ingresso indipendente e di facile accesso. Alle donne veniva garantito che non avrebbero avuto problemi con i vicini.
Non è stata accertata la presenza di mediatori stranieri legati in modo più o meno diretto al nucleo dell'associazione.

Fonte: Il Messaggero




sabato 19 gennaio 2008

Ravenna: arrestati tre cinesi

Arrivano in Italia con la speranza di trovare un lavoro onesto ed invece vengono reclutate come delle prostitute. Gli agenti della Squadra Mobile di Ravenna, nel corso di indagini finalizzate a contrastare il fenomeno della “prostituzione indoor”, specialmente quella gestita dalla criminalità cinese, hanno scoperto un appartamento in via Pallavicini a Ravenna dove si prostituiva una donna cinese. Sono tre gli indagati, due uomini ed una donna, tutti cinesi.

Dovranno rispondere dei reati di reati di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione in concorso, e sostituzione di persona. Questo è l’ultimo di una serie di interventi compiuti dalla Squadra Mobile, nei confronti di organizzazioni cinesi che, con la promessa di avviarle a un lavoro onesto e regolare in Italia, reclutano giovani donne per poi immetterle sul mercato della prostituzione.

Fonte: RomagnaOggi.it

venerdì 18 gennaio 2008

Prato: sfruttamento della prostituzione tra connazionali

E' avvenuto un altro arresto a Prato nell'ambito dello sfruttamento della prostituzione cinese. Lo schema si ripete: una donna di 46 anni, regolare in Italia, è stata arrestata per lo sfruttamento di una sua connazionale, 40 anni, priva del permesso di soggiorno e già destinataria di un provvedimento di espulsione.

Fonte: ToscanaTV


giovedì 17 gennaio 2008

SSN: le inadeguatezze rispetto agli immigrati

Il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Torino ha condotto una serie di indagini riguardanti il rapporto di immigrati e italiani rispetto ai servizi sanitari.

Da un campione di 600 cittadini è emerso che il 60-70% degli intervistati ha conoscenze all'interno degli ospedali e che tali conoscenze sono "stratificate" a seconda della posizione sociale: gli alto-borghesi sono in contatto coi medici, i borghesi con gli infermieri professionali e gli operai con gli infermieri. L'immigrazione in Italia, essendo recente, non ha portato alla presenza di personale ospedaliero di origine estera; dunque gli immigrati non hanno alcun appiglio all'interno del sistema.

Inoltre, dalle indagini emerge che il SSN funziona su basi universalistiche: è necessario parlare italiano (non vengono fatti investimenti sui mediatori), accettare il cibo che viene servito (non ci sono alternative, ad esempio, al maiale) e sottostare a regole che appartengono alla cultura italiana (per esempio essere visitati da un ginecologo di sesso maschile, in constrasto coi principi dell'Islam).

Permangono tra gli operatori ospedalieri pregiudizi sugli immigrati, i quali vengono etichettati con luoghi comuni (i rumeni sono fastidiosi e criticoni, i marocchini aggressivi e ubriaconi, etc.). E' anche vero che questo accade soprattutto al pronto soccorso, dove i rapporti umani sono più sbrigativi, mentre in maternità vengono ritagliati momenti di comprensione e integrazione.

Infine, emerge l'esigenza di ripristinare un'anagrafe per la tubercolosi, malattia contagiosa debellata in Italia, ma ancora presente nei paesi dell'Africa e dell'Europa dell'Est. Le condizioni di vita degli immigrati - in ambienti umidi e in condivisione con molte altre persone - favoriscono l'emergere della malattia. Rintracciare i portatori di tubercolosi è certamente assai complesso; tuttavia, potrebbe essere diffusa la possibilità di sottoporsi al test Mantoux, soprattutto nei centri di accoglienza, e di curarsi gratuitamente - alla stregua dei servizi di pronto soccorso - anche senza permesso di soggiorno.


Fonte: Redattore sociale


martedì 15 gennaio 2008

Lombardia: consultori pubblici in crisi

Allarmante la situazione dei consultori pubblici in Lombardia. In un anno il personale è diminuito del 8,5%, provocando la limitazione degli orari di apertura e, in alcuni casi, la chiusura. Le prestazioni sono calate del 2,2% e dalla regione hanno ottenuto il 10,5% di finanziamenti in meno, mentre il numero di utenti è sceso del 6,2%.
Parallelamente crescono i consultori privati, la metà dei quali risulta essere cattolica, motivo per cui non sono offerte tutte le prestazioni previste dalla legge 194: si parla non solo di interruzione di gravidanza, ma anche di diffusione dell'uso dei contraccettivi come prevenzione all'aborto.
Nonostante l'aumento dei consultori privati, la Lombardia ha un consultorio (pubblico o privato) ogni 40mila abitanti, meno di quanti ce ne siano in Piemonte, Emilia Romagna, Liguria e Toscana (qui ce n'è uno ogni 20mila abitanti).
La situazione non fa altro che nuocere ai feti, poichè gli operatori, a causa dell'incapacità di stare al ritmo delle richieste, sono costretti a posticipare tutte le interruzioni di gravidanza e a compierle sempre ai limiti di tempo permessi dalla legge 194.

Fonte: Redattore sociale


Giro di vite contro la criminalità nigeriana

E' di questa mattina la notizia dei 66 arresti condotti nel quadro di un'operazione internazionale di polizia contro la tratta di esseri umani originaria della Nigeria.
E' stata la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli a promuovere l'operazione, mentre hanno partecipato la Polizia, i Carabinieri del Ros e la Guardia di Finanza, coordinati dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale e da quella dei Servizi Antidroga.
I reati contestati riguardano l'associazione a delinquere di stampo mafioso, la tratta di esseri umani, alla riduzione in schiavitù, il sequestro di persona e il traffico di droga.
Gli arresti sono stati effettuati in Veneto, Lombardia, Piemonte, Lazio e Campania.
Anche in Olanda è stata individuata una cellula che facilitava l'arrivo di minori, sia di sesso maschile, sia femminile, dalla Nigeria e che poi li indirizzava verso l'Italia ai fini dello sfruttamento della prostituzione e dello spaccio di droga.
In Nigeria sono stati arrestati un funzionario della polizia locale e la responsabile di un orfanotrofio per aver favorito il prelievo di un minore destinato alle adozioni internazionali. Le donne dedite a questa attività erano domiciliate in Italia.
Ci si domanda se questa imponente operazione avrà un riflesso sull'intensità della prostituzione nigeriana lungo le strade italiane e se lascerà spazio ad altre associazioni criminali, finora rimaste nell'ombra, con diverse modalità di azione.

Fonte: Adnkronos


domenica 13 gennaio 2008

Un'altra rete cinese

Un poliziotto di quartiere ha scoperto, grazie alle confidenze delle vicine, una casa di appuntamenti. E' successo a Lugo, in provincia di Ravenna. L'affittuario dell'appartamento, irreperibile, è un cinese di 44 anni, che farebbe parte di una rete con base a Milano che gestisce la prostituzione nel nord Italia. E' infatti indagato anche per case d'appuntamento scoperte a Corneliano d'Alba (Cuneo), Como, Correggio (Reggio Emilia) e Carpi (Modena).

Fonte: The Instablog

La scoperta, in provincia di Ravenna, di una casa di appuntamenti con ragazze cinesi fa emergere, anche in provincia di Como, il fenomeno della prostituzione delle giovani donne orientali. L'uomo che aveva affittato l'appartamento di Lugo, infatti, un cinese di 44 anni residente nel Milanese e al momento irreperibile, è indagato anche nella nostra città per il reato di favoreggiamento della prostituzione. Secondo la polizia, l'uomo farebbe parte di una rete con base a Milano capace di gestire in maniera capillare nel Nord Italia il business delle prostitute orientali.

Fonte: Corriere di Como

giovedì 10 gennaio 2008

Analfabetismo

In un'epoca in cui gli immigrati rappresentano una parte sostanziale della popolazione presente sul nostro territorio sorgono nuove esigenze. L'analfabetismo è un fenomeno sociale poco considerato, ma presente. Sarebbe opportuno prendere in considerazione, accanto ai corsi gratuiti di lingua italiana organizzati dai centri territoriali permanenti, semplici corsi di alfabetizzazione. Non vale solamente per i minori rom, per i quali comunque numerose associazioni si stanno muovendo, ma anche per giovani e adulti, di tutte le nazionalità.

Inoltre, perchè non pensare una segnaletica pubblica non più scritta, ma simbolica, intuitiva? Le principali fermate dell'autobus e metropolitana potrebbero essere contraddistinte da stilizzazioni architettoniche, per esempio; mentre gli uffici dell'ASL potrebbero distinguersi per immagini che richiamino le funzioni a cui sono destinati.

L'arresto di Pan Melin

L'arresto della coppia italo-cinese responsabile di riduzione in schiavitù della ragazza orientale in un appartamento dell'Aquila ha avuto un seguito: le indagini hanno appurato che Tan Jie, la donna che gestiva lo sfruttamento della prostituzione facendo arrivare le vittime da Milano (si veda qui), aveva una complice, Pan Melin, 54 anni, originaria dello Zhejiang. La cittadina cinese, priva del permesso di soggiorno, è stata rintracciata in un laboratorio clandestino di Roma e condotta al carcere di Rebibbia.

Fonte: PrimaDaNoi


mercoledì 9 gennaio 2008

Istituto per la promozione della salute delle popolazioni migranti

Viene inaugurato oggi l'Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà.

Le funzioni sono:

  • svolgere, in conformità alle programmazioni nazionale e regionali, attività di ricerca per la promozione della salute delle popolazioni migranti ed il contrasto delle malattie della povertà;
  • elaborare e attuare, direttamente o in rapporto con altri Enti, programmi di formazione professionale, di educazione e comunicazione sanitaria con riferimento agli ambiti istituzionali di attività;
  • supportare, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità e con altre Organizzazioni internazionali, l’organizzazione del trattamento delle malattie della povertà nei Paesi in via di sviluppo attraverso la ricerca clinica ed altri strumenti;
  • elaborare piani di ricerca clinica e modelli, anche sperimentali, di gestione dei servizi sanitari specificamente orientati alle problematiche assistenziali emergenti nell’ambito delle malattie della povertà, anche in collaborazione con l’Unione Europea e Organismi dedicati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità;
  • istituire una rete delle Organizzazioni italiane, europee e internazionali, pubbliche, del privato sociale e del volontariato che si occupano della promozione della salute delle popolazioni migranti e del contrasto delle malattie della povertà;
  • assicurare le attività assistenziali tramite le seguenti strutture: a) sede nazionale, in Roma, in via di San Gallicano 25/a; centri regionali (per il Lazio, la Struttura di Medicina Preventiva delle Migrazioni, del Turismo e di Dermatologia Tropicale dell'IRCCS Istituto Dermosifilopatico Santa Maria e San Gallicano di Roma; per la Puglia, parte dell'Azienda Ospedaliera Civile "Tatarella" di Cerignola (FG); per la Sicilia, parte dell'Azienda Ospedaliera San Giovanni di Dio di Agrigento).

Prostituta cinese accusata di violenza sessuale

Desta stupore l'accusa rivolta dalla Procura della Repubblica di Busto Arsizio (VA) alla cittadina cinese che si prostituiva in un appartamento di Gallarate. I carabinieri avevano intercettato la 45enne attraverso un annuncio pubblicato su un quotidiano locale. Al cospetto della donna si è presentato un maresciallo, il quale, dopo aver mostrato il tesserino di riconoscimento è stato invitato ad una prestazione gratuita e palpeggiato. La situazione si è ripetuta - secondo le fonti giornalistiche - anche davanti ad altri due colleghi, sopraggiunti in un secondo momento.
La donna è senza documenti d'identità nè permesso di soggiorno, condizioni che ne potrebbero attestare lo sfruttamento e, dunque, la fragilità.

Fonte: VareseNews



Svolta per l'utilizzo della pillola RU486

La pillola RU486 è già commercializzata, tra gli Stati membri dell'Unione Europea, in Francia, Austria, Belgio, Germania, Danimarca, Grecia, Spagna, Finlandia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Regno Unito. Ciò ha reso possibile la procedura di mutuo riconoscimento, in base alla quale, al fine di ottenere l'Autorizzazione all'immissione in commercio (AIC) di un farmaco, lo Stato membro interessato invia una richiesta di valutazione del farmaco ad uno Stato UE che già da tempo lo commercializza.
L'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) sta ultimando l'iter di AIC. Il Ministro Turco ha dichiarato che secondo l'AIFA, "la registrazione, la commercializzazione e l'impiego della Ru486 risultano compatibili e coerenti con la legge 194 e non hanno di per sé effetto induttivo o facilitante delle procedure abortive. Infatti la pillola sarà autorizzata per l'impiego esclusivamente in ospedale, secondo le procedure e le modalità previste dalla 194".
Nel frattempo il Ministro della Salute a richiesto al Consiglio superiore di sanità di esprimere un parere sulle modalità di impiego del farmaco RU486.

Fonti: Androkonos, Istituto superiore di sanità


Appello per la salute degli immigrati

Si segnala l'appello promosso dall'ASGI in merito all'accesso al Servizio Sanitario Nazionale da parte dei cittadini stranieri comunitari ed extracomunitari. Particolare attenzione, come già era stato rilevato in un post precedente, meritano le donne in stato di gravidanza.

L'appello è stato pubblicato ieri sul Redattore Sociale.

ROMA - Un gruppo di associazioni che si occupano di immigrazione ed esperti, con il supporto giuridico dell'Asgi, si rivolge ai ministri della Salute, dell’Interno, della Solidarietà sociale, per le Pari opportunità e per la Famiglia, per sollecitare l’intervento immediato del governo affinché risolva il grave problema dell’esclusione dall’assistenza sanitaria di alcune categorie di cittadini comunitari. Lo fa con una proposta di lettera da inviare appunto agli esponenti del governo, ora all'esame delle associziazioni per adesioni e modifiche.

"Ci riferiamo - si legge nella bozza della lettera -, in primo luogo, all’accesso alle cure essenziali e alle prestazioni concernenti la tutela della gravidanza e della maternità e l’interruzione volontaria di gravidanza per i cittadini comunitari di fatto soggiornanti in Italia ma privi dei requisiti che integrano il diritto di soggiorno (inserimento lavorativo, o titolarità di risorse sufficienti e di assicurazione sanitaria). In secondo luogo, chiediamo che venga affrontata la problematica dell’esclusione dall’iscrizione al Servizio sanitario nazionale per alcune categorie di cittadini comunitari che, pur essendo privi dei requisiti che integrano il diritto di soggiorno, sono meritevoli di particolari tutele (tra cui i minori, le donne incinta o puerpere, le vittime di tratta o grave sfruttamento), nonché per alcune categorie di cittadini comunitari titolari del diritto di soggiorno che tuttavia, in base alle disposizioni diramate dal Ministero della Salute in applicazione del D. Lgs. 30/2007, non sono ammessi all'iscrizione al Ssn”.

Secondo le associazioni, “la situazione attuale sta producendo conseguenze molto gravi in termini di tutela della salute individuale, in particolare per coloro che necessitano di cure essenziali (anche a carattere continuativo), benché non strettamente urgenti; le donne che necessitano di prestazioni relative alla tutela della gravidanza e della maternità o all’interruzione di gravidanza. A questo proposito si segnala un rilevante rischio di aumento del ricorso ad aborti clandestini da parte delle donne che non dispongono delle risorse necessarie. Penalizzati anche i minori, sia alla nascita (per la mancata tutela della maternità di cui sopra) sia successivamente. Si rileva inoltre come il mancato accesso all’assistenza sanitaria implichi conseguenze negative anche a livello di tutela della salute pubblica (si pensi ad esempio alle vaccinazioni e alla profilassi e cura delle malattie infettive)”.

“Il trattamento deteriore del cittadino comunitario rispetto al cittadino extracomunitario – prosegue la lettera - oltre a rappresentare un’irragionevole disparità di trattamento in violazione del principio di non discriminazione sancito dall’art. 3 della nostra Costituzione, si pone in aperto contrasto con l’art. 1, comma 2, del Testo Unico sull’immigrazione”.

La seconda richiesta delle associazioni riguarda l’iscrizione al Servizio sanitario nazionale. “Fino all'entrata in vigore del D. Lgs. 30/2007, tutti i cittadini comunitari regolarmente soggiornanti in Italia erano iscritti al Ssn, in base al Decreto del Ministro della Sanità 18.3.1999. La Circolare del Ministero della Salute 3.8.2007, emanata a seguito dell'entrata in vigore del D. Lgs. 30/2007, ha disposto che siano o restino iscritti al Servizio sanitario nazionale solo i cittadini comunitari soggiornanti per un periodo superiore ai tre mesi che siano lavoratori subordinati o autonomi in Italia, in possesso di contratto di lavoro o dei documenti necessari per lo svolgimento di attività autonoma; familiari di lavoratore comunitario o di cittadino italiano; disoccupati iscritti nelle liste di collocamento o ad un corso di formazione professionale, che abbiano già esercitato un lavoro in Italia e siano già iscritti al Ssn; in possesso di attestazione di diritto di soggiorno permanente; titolari di specifici formulari comunitari”.

Quindi, in conclusione, si chiede che sia immediatamente assicurato ai cittadini comunitari l’accesso alle cure ambulatoriali e ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché continuative, nonché ai programmi di medicina preventiva, con particolare attenzione alla tutela della gravidanza e della maternità, alla tutela della salute del minore e alla prevenzione e cura delle malattie infettive, garantendo l’erogazione delle prestazioni senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti, salvo le quote di partecipazione alla spesa a parità con i cittadini italiani.

E ancora che sia prevista l’iscrizione obbligatoria e gratuita al Servizio Sanitario Nazionale, indipendentemente dal possesso dei requisiti che integrano il diritto di soggiorno per periodi di durata superiore a tre mesi per tutti i minori (accompagnati o non accompagnati); per le vittime di tratta e grave sfruttamento inserite nei programmi di assistenza e integrazione; per le altre categorie di cittadini non allontanabili; persone per le quali sussistano motivi umanitari; donne incinte o puerpere o mariti conviventi; genitori autorizzati al soggiorno dal Tribunale per i minorenni per gravi motivi connessi con lo sviluppo psicofisico del figlio minore presente in Italia. Che sia prevista l'iscrizione obbligatoria e gratuita al SSN per il lavoratore comunitario in cerca di prima occupazione. Sia prevista l’iscrizione volontaria al Ssn per tutte le categorie di cittadini comunitari titolari del diritto di soggiorno per periodi superiori a tre mesi per i quali non vige l’obbligo di iscrizione al Ssn”.

L’Asgi chiede alle associazioni che si occupano di immigrazione di aderire all’appello entro lunedì 14 gennaio, inviando l'adesione alla segreteria: info@asgi.it. Entro domani saranno accolte proposte di modifica o integrazione da inviare a elena.rozzi@gmail.com.




martedì 8 gennaio 2008

Alimentazione e salute delle immigrate cinesi in Spagna

Uno studio condotto su un campione di donne cinesi compreso tra i 18 e i 40 anni emigrate in Spagna ha messo in luce quali sono i cambiamenti che il loro comportamento alimentare subisce.

Innanzitutto si rileva una omogeneità della popolazione immigrata cinese quanto a età: tutte si trovano in età lavorativa e riproduttiva e tutte hanno un livello culturale medio. A livello biologico, le donne cinesi emigrate presentano una massa grassa più grande in rapporto all'indice di massa corporea; la distribuzione della massa grassa nella zona addominale è indice di possibili complicazioni cardiovascolari. Ciò può essere attribuito al maggiore consumo di latticini rispetto al paese di origine e dalla leggera riduzione del riso a favore di altri tipi di carboidrati. Tale consumo, ad ogni modo, viene ben bilanciato da un'elevata fruizione di verdure, cereali e frutta.

Meritevoli di attenzione sono i cambiamenti che interessano la salute sessuale delle donne: dopo l'emigrazione, il ciclo diventa irregolare (nel 27,5% delle donne in Cina, nel 36,4% in Spagna) e doloroso (nel 45,1% delle donne in Cina, nel 59,2 in Spagna). Inoltre, viene fatto un uso maggiore dei metodi anticoncezionali (nel 55,2% delle donne in Cina, nel 62,1% in Spagna). Tra i sistemi, la spirale resta la più utilizzata (79%), seguito dal preservativo (16%) e dalla pillola (5%).

Infine è doveroso sottolineare come la permanenza in Spagna induca le donne di origine cinese all'uso di tabacco e alcol. Mentre in Cina nessuna donna del campione studiato faceva uso di queste sostanze, in Spagna, entro 5 anni di soggiorno, è il 3,1% dei soggetti che fuma e il 6,3% che beve. Oltre i 5 anni di soggiorno nel paese mediterraneo, le donne che consumano tabacco sono il 40%, mentre quelle che consumano alcol sono il 41,1%.


Fonte: C. Prado Martinez, F. Rovillé-Sausse, L. Aguado, "L'alimentation eta la santé des femmes migrantes d'origine chinoise en Espagne", Migrations santé, n° 129, 2006


lunedì 7 gennaio 2008

Campagna per il vaccino contro l'HPV

Le Regioni sono in attesa del trasferimento dei fondi previsti dalla Finanziaria (30 milioni di euro per il 2008, che si agguingono ai 40 del 2007) per avviare le campagne a favore del vaccino per il papilloma virus umano (Human Papilloma Virus), responsabile del tumore al collo dell'utero.
Valle d'Aosta e Basilicata hanno già avviato la campagna, avvalendosi di fondi propri. Per ora le destinatarie sono le bambine al di sotto dei 12 anni perchè il vaccino è massimamente efficace negli individui che non hanno avuto rapporti sessuali. Sarà possibile vaccinarsi anche in età successive, al fine di aumentare la protezione della popolazione contro il carcinoma. La durata dell'efficacia del vaccino è stata valutata intorno ai 5-6 anni.
Finora sono stati immessi nel mercato due tipi di vaccino: il primo, Cervarix, prodotto da GlaxoSmithCline, inibisce due ceppi di papilloma, il 16 e il 17, responsabili nel 70% dei casi del tumore; il secondo, Gardasil, prodotto da Merck, include anche una protezione contro i condilomi. E' probabile che le case farmaceutiche avviino ricerche con lo scopo di individuare vaccini per altri ceppi di papilloma e conquistare fette maggiori di mercato.
Contro il tumore alla cervice, comunque, il pap test risulta sempre il migliore strumento, poichè individua tutti i ceppi del virus.
Questioni spinose si pongono a proposito della riluttanza da parte di certi espontenti cattolici (in particolare il Centro di Bioetica dell'Università Cattolica di Roma), secondo i quali il vaccino favorirebbe la promiscuità sessuale. Inoltre, poichè non si tratta di una vaccinazione obbligatoria, come risolvere le divergenze di volontà tra i genitori e i figli minorenni?

Fonti: Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna, Corriere della Sera


sabato 5 gennaio 2008

Prostituzione indoor a Varese e Legnano

Scoperte altre due case d'appuntamento cinesi, a Varese e Legnano, in provincia di Milano. Entrambe le cinesi che vi esercitavano la prostituzione sono risultate clandestine; mentre la prima si trovava da sola nell'appartamento, la seconda era controllata da una connazionale che gestiva il denaro dei clienti. Per le donne irregolari è scattata la procedura di espulsione; la maitresse è stata arrestata per sfruttamento della prostituzione.

Fonte: VareseNews

Aggiornamento del 07/01

Durante le perquisizioni la maitresse cinese ha tentato di corrompere gli ufficiali di polizia offrendo prestazioni sessuali gratuite. La donna è stata accusata, oltre che di sfruttamento della prostituzione, di istigazione alla corruzione.
Questo fenomeno, verificatosi anche in altri casi di perquisizione da parte delle forze dell'ordine degli appartamenti a luci rosse, testimonia quanto per la popolazione cinese la corruzione sia "normale" e costituisca quasi un percorso obbligato per emigrare dal proprio paese.

Fonte: VareseNews


venerdì 4 gennaio 2008

Allontanamento per motivi imperativi di pubblica sicurezza

Il decreto legge 29 dicembre 2007 n° 249 ha accolto alcune misure di miglioramente emerse nel corso del dibattito pubblico relativo al decreto legge del 1 novembre 2007 n° 181:
  • l'atto di espulsione viene preso in esame da un tribunale ordinario (non più dal giudice di pace);
  • viene specificato che il provvedimento di allontanamento "non può essere motivato da ragioni estranee al comportamento individuale" (si evitano, in questo modo, provvedimenti di carattere collettivo o a danno del familiare del cittadino dell'Unione Europea).
Sono invece rimaste inalterate le misure relative alla violazione del divieto di reingresso, per cui non è previsto l'intervento di un'autorità giudiziaria (art. 5).
Resta invariata la definizione di "pubblica sicurezza", che viene protetta nel momento in cui i comportamenti di un indiviuo costituiscono "una minaccia contreta, effettiva e grave alla dignità umana o ai diritti fondamentali della persona ovvero all'incolumità pubblica, rendendo urgente l'allontanamento perchè la sua ulteriore permanenza sul territorio è incompatibile con la civile e sicura convivenza" (art. 4.2).


Tra gli esperti permangono gravi riserve sulla disposizione in base alla quale è il prefetto del luogo di dimora o di residenza del cittadino dell'Unione Europea.
In base al nuovo decreto, inoltre, il cittadino europeo al quale sia scaduto il permesso di soggiorno e che sia stato destinatario di un provvedimento formale di allontanamento viene recluso per un periodo fino a 3 anni e poi espluso (il Ministro dell'Interno dovrà emanare, entro febbraio, un decreto che specifichi le modalità con cui il cittadino europeo non in regola possa presentare una dichiarazione di presenza presso la Questura).
Maggiormente stringente è aprimenti la disposizione per cui non basta più che il cittadino risieda in Italia con risorse economiche sufficienti, ma è necessario dimostrare che tali proventi derivano da fonti lecite.
Gli esperti sottolineano, infine, come una politica tanto severa sulle espulsioni necessiti del sostegno di accordi di riammissione, per i quali, però, il Governo ha staziato 10,4 milioni di euro, il 16% in meno rispetto al 2006.

Fonti: il Sole 24 ore, Melting Pot



giovedì 3 gennaio 2008

Prostituzione: l'applicazione del pacchetto sicurezza

GENOVA - Romena, ventuno anni, prostituta per sua stessa ammissione. Espulsa in base al recente pacchetto-sicurezza varato dal governo, potrà restare in Italia. Il tribunale di Genova ha accolto il suo ricorso - bocciando il precedente provvedimento firmato dal prefetto ligure - perché la donna che si prostituisce "non pone in essere un'attività di per sé "pericolosa" per l'ordine pubblico o per la sicurezza pubblica, e tantomeno lede o compromette la "dignità umana"".

La vita da marciapiede non costituisce un "allarme sociale", non provoca cioè una effettiva mancanza di sicurezza nel cittadino: non attenta alla sua libertà, nemmeno alla sua incolumità. E secondo il giudice Francesco Mazza Galanti, che ha ribadito la decisione di un altro tribunale genovese sempre favorevole alla ragazza, "la normativa non solo non può consentire all'Amministrazione le paventate espulsioni di massa, ma la corretta interpretazione può e deve impedire anche le espulsioni arbitrarie o comunque non giustificate da fatti molto gravi e concretamente individuati".

Angela S. insieme a numerose altre ragazze straniere era stata fermata dalla polizia nel quartiere di Sampierdarena al termine di una retata anti-prostituzione. Nel giro di pochi giorni le era stata notificata l'espulsione "per avere pervicacemente continuato a svolgere l'attività di meretricio nelle vie cittadine, creando grave pregiudizio alla pubblica sicurezza e conseguente allarme sociale tra i residenti dell'area interessata". La sua presenza sul nostro territorio era stata giudicata "incompatibile con la ordinaria convivenza, per la palese compromissione della dignità umana".

Si era certificata l'esistenza di "imperativi motivi di pubblica sicurezza" tali da dichiarare la "comprovata urgenza" del provvedimento, ritenendo che l'allontanamento della giovane dovesse essere "immediatamente eseguito dal questore".

Il giudice di pace non aveva però convalidato il provvedimento, negando in particolare la presunta "pericolosità" della giovane romena e spiegando che allontanandola si sarebbero violate due norme fondamentali. Una costituzionale, quella della libertà personale. L'altra, principio-base dell'Unione Europea (Angela è naturalmente cittadina comunitaria), sul diritto alla libera circolazione.

Assistita dagli avvocati Antonella Carpi e Stefano Sambugaro, la giovane romena è quindi tornata nei giorni scorsi in tribunale per chiedere il definitivo annullamento dell'espulsione. In aula ha ammesso di essere costretta a prostituirsi saltuariamente per mantenere un bimbo di 5 anni e la madre malata - "Non ho altra scelta" - ha spiegato di possedere un passaporto regolare, di dormire in una pensione del centro storico di Genova.

Anche il giudice monocratico, preso atto della nuova normativa, le ha dato ragione: "ai fini che qui interessano, l'allarme sociale è privo di rilevanza giuridica". Nella sentenza ha sottolineato inoltre che non era stata redatta dalla polizia nessuna relazione di servizio che documentasse "le modalità con cui la ragazza svolgeva il meretricio". Il decreto di espulsione, sottoscritto dal Prefetto di Genova, è stato dichiarato illegittimo. E la locale questura è stata anche condannata al pagamento delle spese di giudizio, ottocento euro in tutto: onorari e diritti compresi.

Cinese e rumena arrestati per sfruttamento

Una ventina di appartamenti controllati a Varese, Gallarate, Legnano e Busto Arsizio, altrettante prostitute di origine straniera identificate, fra cui alcune giovanissime; due appartamenti sequestrati, a Gallarate in Via XXII Marzo ed a Legnano in Via Pontida e due persone, un cinese ed una rumena, denunciate per favoreggiamento della prostituzione. Questo è il bilancio dell’operazione svolta a cavallo di Capodanno dai carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile di Busto Arsizio in collaborazione con i comandi di Varese, Legnano e Gallarate. Un intervento che prosegue il "filone" investigativo avviato negli ultimi mesi con una serie di controlli mirati a reprimere il fenomeno della prostituzione in appartamento.

Le ragazze provenivano da Sud America, Europa dell’Est e Cina - "vivai" ormai classici per il reclutamento delle professioniste, più o meno volontarie, del sesso. L'organizzazione si faceva pubblicità su Internet tramite un sito specializzato nella pubblicità alle "classiche" escort italiane e straniere, oltre che su alcuni quotidiani cartacei locali. Ai militari è bastato chiamare, prendere un appuntamento e presentarsi all’indirizzo fornito dalle donne che rispondevano al telefono. In due casi sono stati raccolti specifici elementi di prova a carico di due stranieri, un 40enne di origine cinese regolarmente domiciliato a Milano ed una 46enne rumena domiciliata a Rimini. I due già da mesi avevano destinato gli appartamenti che affittavano all’esercizio della prostituzione da parte di due connazionali; per questo motivo le abitazioni sono state poste sotto sequestro. Sequestrati anche i telefoni cellulari sui quali le prostitute ricevevano le chiamate da parte dei clienti.


Alcune delle ragazze controllate avevano documenti di soggiorno per turismo rilasciati da altri Paesi europei: secondo quanto da loro dichiarato sarebbero rimaste in Italia solo qualche settimana. Per quanto riguarda i due sequestri sono competenti le Procure di Milano (per Legnano) e di Busto Arsizio (per Gallarate).