giovedì 17 gennaio 2008

SSN: le inadeguatezze rispetto agli immigrati

Il Dipartimento di Scienze Sociali dell'Università di Torino ha condotto una serie di indagini riguardanti il rapporto di immigrati e italiani rispetto ai servizi sanitari.

Da un campione di 600 cittadini è emerso che il 60-70% degli intervistati ha conoscenze all'interno degli ospedali e che tali conoscenze sono "stratificate" a seconda della posizione sociale: gli alto-borghesi sono in contatto coi medici, i borghesi con gli infermieri professionali e gli operai con gli infermieri. L'immigrazione in Italia, essendo recente, non ha portato alla presenza di personale ospedaliero di origine estera; dunque gli immigrati non hanno alcun appiglio all'interno del sistema.

Inoltre, dalle indagini emerge che il SSN funziona su basi universalistiche: è necessario parlare italiano (non vengono fatti investimenti sui mediatori), accettare il cibo che viene servito (non ci sono alternative, ad esempio, al maiale) e sottostare a regole che appartengono alla cultura italiana (per esempio essere visitati da un ginecologo di sesso maschile, in constrasto coi principi dell'Islam).

Permangono tra gli operatori ospedalieri pregiudizi sugli immigrati, i quali vengono etichettati con luoghi comuni (i rumeni sono fastidiosi e criticoni, i marocchini aggressivi e ubriaconi, etc.). E' anche vero che questo accade soprattutto al pronto soccorso, dove i rapporti umani sono più sbrigativi, mentre in maternità vengono ritagliati momenti di comprensione e integrazione.

Infine, emerge l'esigenza di ripristinare un'anagrafe per la tubercolosi, malattia contagiosa debellata in Italia, ma ancora presente nei paesi dell'Africa e dell'Europa dell'Est. Le condizioni di vita degli immigrati - in ambienti umidi e in condivisione con molte altre persone - favoriscono l'emergere della malattia. Rintracciare i portatori di tubercolosi è certamente assai complesso; tuttavia, potrebbe essere diffusa la possibilità di sottoporsi al test Mantoux, soprattutto nei centri di accoglienza, e di curarsi gratuitamente - alla stregua dei servizi di pronto soccorso - anche senza permesso di soggiorno.


Fonte: Redattore sociale


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