mercoledì 31 ottobre 2007

Imperia: esiti preliminari dell'operazione Profumo d'Oriente

"Si e' conclusa, stamani, davanti al gup Edoardo Bracco di Sanremo, con tre richieste di patteggiamento, due rinvii a giudizio e altrettanti non luogo a procedere, l'udienza preliminare all'inchiesta per induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione di giovani ragazze cinesi, a cavallo tra la Liguria, la Lombardia e il Piemonte. Il magistrato ha disposto il giudizio per: Salvatore Licata di Ventimiglia e la cinese Anna Zhoui. Per quanto riguarda i patteggiamenti, sono stati proposti 1 anni e 6 mesi per Yan Zhang e 3 anni per Roberto Licata (fratello di Salvatore) e Liu Lijuan (detta Licia).

Il non luogo a procedere e', invece, stato accordato ai coniugi cinesi: Hu Wei e Xiaolian He, gia' condannati a 3 anni, per lo stesso procedimento, presso il tribunale di Milano. La vicenda risale al maggio del 2005 e riguarda un giro di prostitute cinesi scoperto dalla Squadra Mobile di Imperia, nell'ambito dell'operazione 'Profumo d'oriente' che porto' ad individuare una decina di case di appuntamento tra: Ventimiglia e Sanremo (Imperia); Loano e Albenga (Savona); Milano, Torino, Nichelino e Moncalieri. I clienti, che contattavano le donne tramite annunci sui giornali, pagavano dai 70 ai 100 euro a prestazione.

Il costo variava a seconda delle richieste e del tempo dedicato. Unico veto, imposto dalle ragazze, era per gli uomini di colore con i quali si rifiutavano di intrattenere rapporti sessuali. Il giro era gestito solo da cinesi, la presenza dei due fratelli italiani, uno dei quali (Salvatore), ristoratore, nasce per caso dalla relazione sentimentale di Roberto con 'Licia'. Quest'ultimo aveva il compito di andare a ritirare il denaro dalle ragazze, di acquistare i preservativi e di sbrigare altre piccole faccende domestiche.

La data di inizio del processo e' stata fissata al 28 febbraio prossimo".

Fonte: Riviera24.it

lunedì 29 ottobre 2007

I culti segreti nigeriani - parte I

Nell'ambito del progetto interregionale Vie d'uscita è stata promossa una ricerca-azione intitolata 'Focus sul fenomeno della tratta delle donne: analisi delle trasformazioni correnti e nuove strategie d'intervento di protezione sociale. Il caso Piemonte'. La ricerca è stata presentata il 7 giugno scorso a Torino ed è stato messo in evidenza, tra gli altri risultati, l'emergente ruolo dei culti segreti nigeriani nello sfruttamento della prostituzione.

I culti hanno origine nelle università nigeriane; antesignana di questa forma di associazionismo è stata la Pyrates Confraternity, fondata nel 1953 nell'Università di Ibadan da Wole Soyinka, primo Premio Nobel africano per la letteratura. "Le finalità originarie della Confraternita, nate sul modello americano, erano non violente e lontane da forme di segretezza: intendeva promuovere la formazione di una nuova classe dirigente, combattere la mentalità coloniale e le distorsioni del colonialismo, porre fine al problema del tribalismo e dell'elitarismo in Nigeria".

Verso la metà degli anni '60, col ricambio generazionale, i culti iniziarono a scindersi: dalla Pyrates Confraternity nacque la Eiye Confraternity, "che raggruppava coloro che no riuscivano a mantenere gli standard accademici originariamente fissati per l'appartenenza alla Pyrates Confraternity". Nacquero poi altri gruppi, quali i Black Eye, i Vikings, i Bucaneers, i Mafia, i Black Beret e sorsero anche culti femminili, come le Temple of Eden, le Barracuda e le Daughters of Jezebel. La frammentazione delle associazioni, unita alla deriva violenta in cui il paese volgeva in quegli anni (dopo l'indipendenza raggiunta nel 1960 sono stati messi in atto due golpe militari miranti al federalismo e poi sfociati in una guerra civile per l'indipendenza del Biafra, una regione meridionale della Nigeria), innescò meccanismi di rivalità assai cruenti.

A metà degli anni '80, il carattere bellicoso dei culti si accentuò con la cooptazione da parte di elementi dei servizi di sicurezza del governo militare al fine di neutralizzare gli oppositori del regime nei campus universitari (nel 1983 - dopo un breve periodo di stabilità - un colpo di stato militare aveva istituito il Consiglio Militare Supremo come organo di governo). Nel 1985 l'associazionismo studentesco venne bandito, lasciando spazio alle manifestazioni più violente del cultismo, culminate col finanziamento e il rifornimento di armi e munizioni da parte del dittatore Sani Abacha.

La rivalità e l'adozione di pratiche aggressive hanno coinciso con l'affermarsi del carattere segreto e magico-religioso delle organizzazioni, che appunto risulta funzionale a rafforzare l'affiliazione a fronte di potenziali concorrenti. In Nigeria, comunque, l'esoterismo aveva già incontrato la sfera politica con il culto Ogboni (uno fra tanti, praticati in seno alle diverse etnie che popolano il paese), il quale tradizionalmente aveva il potere di deposizione sul re del villaggio, mentre attualmente rappresenta lo strumento di promozione degli interessi politici ed economici della classe dirigente. Anche se oggi la Reformed Ogboni Fraternity non è più considerata un culto segreto, essa rappresenta comunque un modello per i culti dei giovani.

"I culti attualmente presenti nelle università nigeriane sono coinvolti in diverse attività criminose: omicidi, violenza carnale, estorsione, rapina e sequestro (...). Le modalità di reclutamento intrecciano riti iniziatici e torture fisiche di vario genere: gli iniziati devono assumere alcol e droghe in grande quantità, 'pozioni' ritenute in grado di dotare i membri di poteri sovrannaturali (...). Anche l'iniziazione delle donne ai culti femminili comprende pratiche molto brutali, come l'obbligo a sottostare consecutivamente a molteplici rapporti sessuali. Molte cultiste, inoltre, esercitano la prostituzione (...). Coloro che si avvicinano ai culti cercano legami forti, protezione, aiuto economico; talvolta sono giovani in difficoltà, con personalità fragili e facilmente raggirabili (...). I cultisti reclutano membri soprattutto tra le matricole, dipingendo le università come ambienti ostili".

sabato 27 ottobre 2007

Progetto di accompagnamento alla maternità per donne cinesi

L'Azienda sanitaria di Reggio Emilia ospita dal 1998 il Centro per la salute della famiglia straniera. Come è già successo in altri centri sanitari, la presenza di una mediatrice cinese ha notevolmente aumentato la fruizione del servizio da parte di questa etnia.
A partire dal 2004 è stato avviato un progetto di accompagnamento alla maternità per donne cinesi. Le motivazioni che hanno guidato tale percorso sono state:
  • pemettere a donne che vivono in stato di solitudine di incontrarsi;
  • fare in modo che gli operatori conoscano le caratteristiche della cultura cinese;
  • dare rilevanza alle esigue donne cinesi in gravidanza.
Per una formulazione quanto più aderente alle sue esigenze, la comunità cinese è stata coinvolta in un incontro preparatorio.
Il progetto si articola ogni anno in tre corsi di circa otto incontri in cui sono presenti con un'ostetrica (per comprendere la fisiologia della gravidanza), una psicologa (per chiarire le componenti emotive di gravidanza e maternità) e una mediatrice culturale (per un'efficace comunicazione).
Gli obiettivi sono stati:
  • creare senso di appartenenza al gruppo;
  • favorire la famigliarità coi termini tecnici italiani del parto;
  • illlustrare dettagliatamente le tappe del travaglio.
E' stata riscontrata la difficoltà relativa al coordinamento di diversi tempi di gravidanza, fcilmente superata con l'inversione della scaletta degli argomenti. Un problema irrisolto, invece, è stata la partecipazione esclusiva di donne autonome o casalinghe (l'intenso ritmo lavorativo ha impedito in molti casi di essere coinvolti) .
Nelle donne cinesi è stata riscontrata l'esigenza di chiarire gli aspetti amministrativo-burocratici della nascita e la netta sensazione di mancanza della rete famigliare di origine (fattore che è stato attenuato attraverso la comunicazione di gruppo). Inoltre gli operatori hanno rilevato l'importanza che nella cultura cinese ha il cibo nella cura del corpo e, parallelamente, la difficoltà che gli immigrati hanno nel reperirlo in Italia.
Il corso di accompagnamento alla maternità ha puntato anche a favorire l'allattamento, anche solo per un breve periodo (a causa del lavoro, le madri cinesi affidano subito i neonati alla famiglia nel paese d'origine fino all'età scolare), al fine di innalzare e condensare la qualità del rapporto col proprio bambino prima del distacco.
In conclusione, il progetto acquisisce una particolare importanza per la possibilità di rielaborare, in compagnia con altre madri cinesi, la propria identità, a fronte di una solitudine indotta dall'incapacità del mondo esterno di comprendere comportamenti, gestualità e parole. Dunque la nascita di un figlio può rappresentare un'integrazione non solo verso l'interno della comunità, ma anche verso l'esterno.

Fonte: Animazione Sociale, agosto/settembre 2007

venerdì 26 ottobre 2007

Operazione Zhu-nian

L'operazione Zhu-nian (anno del maiale) che lo scorso mese aveva portato i Carabinieri di Terni all'arresto di 16 persone tra cinesi ed italiani non è si è ancora conclusa. E' stata arrestata una coppia di cittadini cinesi, lui 30 anni, lei 36, mentre si recavano in Cina a reclutare donne da avviare alla prostituzione. Dalle indagini, i due risultavano essere i gestori dei ricavi del giro di prostituzione emesa a Terni e diramata in tutta Italia. Dunque è chiaro il legame tra favoreggiamento della prostituzione e sfruttamento sessuale: il reato di tratta sembra assumere contorni sempre più netti. E' vero che molte donne provenienti dal Nord della Cina si dedicano alla prostituzione già nel paese di provenienza; tuttavia, è difficile che, al momento dell'espatrio, abbiano una netta percezione di quali debbano essere le condizioni di lavoro in Italia (spesso sono costrette a vivere segregate in appartamento per evitare sguardi indiscreti).
La coppia cinese è stata arrestata a Milano, nonostante il giro di case d'appuntamenti gravitasse altrove. La città si riconferma il fulcro delle attività criminali cinesi.
Da notare è anche che i due erano disoccupati e incensurati: nuove forme di criminalità, dunque, che esulano dalle associazioni di imprenditori cinesi immigrati in Italia (tong).

Fonte: TuttOggi.info

giovedì 25 ottobre 2007

Gang cinesi

Le gang cinesi si dedicano soprattutto all'estorsione ("in Cina se una persona viene offesa, anche verbalmente, può chiedere un risarcimento in denaro. Un escamotage che i ragazzi di Wencheng hanno trasformato in sistema: entrano in un locale, provocano e aspettano di essere insolentiti, per poi passare all'incasso"), al traffico di droga (in particolare ecstasy e ken, un derivato della chetamina, che pure consumano e diffondono attraverso il circuito della prostituzione, predisponendo 'pacchetti' di sesso e droga) e allo sfruttamento sessuale di giovani connazionali (tendenza appena emersa).
Si tratta, in particolare, di due gruppi, gli Yuhu e gli Daxue. Negli ultimi tempi, tuttavia, la distinzione tra le due gang si sta facendo complessa: "gli aggregamenti non durano molto. Si sciolgono e nascono nuove bande, anche piccole, che cercano di trovare il proprio spazio e poi di crescere. Il livello di conflittualità è salito". Le forze dell'ordine hanno individuato, in totale, circa 50 membri che agiscono in tutto il Nord Italia. I componenti hanno tra i 14 e i 20 anni, sono di recente immigrazione, provengono dagli omonimi distretti della provincia di Wencheng, nello Zhejiang meridionale. Ciò che li muove è l'arricchimento, poiché l'opulenza occidentale rappresenta per loro un modello.
Le gang cinesi si contraddistinguono per la violenza con cui conducono i loro crimini: sono frequenti gli omicidi e per la prima volta nel panorama della prostituzione cinese compaiono forme di grave sfruttamento.

Fonti: Panorama, La Repubblica

mercoledì 17 ottobre 2007

Torino: donna cinese gravemente sfruttata

I carabinieri, sotto copertura, sono penetrati in un appartamento dove si prostituiva una cittadina cinese di 39 anni. Gli sfruttatori, ancora una volta, erano una coppia mista: lui, italiano 65 anni, lei, cinese, 36 anni.
Ciò che colpisce di questo episodio sono le modalità di sfruttamento, che, così come riportate dai giornalisti in base alle indagini condotte dai carabinieri, sembrano essere particolarmente gravi ed ammontare al reato di servitù: "la donna, quando ancora viveva a Milano [il capoluogo lombardo si dimostra nuovamente essere il fulcro dell'attività criminale cinese], era stata contattata da una connazionale che le aveva proposto di trasferirsi nel torinese promettendole una casa e il 40% dei guadagni della sua attività di prostituzione. Promesse che però non sono mai state mantenute da quella che è diventata la sfruttatrice della ragazza che, non solo non riceveva nulla per il suo lavoro, ma era anche costretta a rimanere chiusa in casa senza poter mai uscire per non destare sospetti nei vicini".
Risulta complesso capire quali sono gli elementi che hanno influito sul mantenimento della soggezione. E' possibile che la donna fosse digiuna di conoscenze linguistiche e pratiche sul paese di soggiorno e si trovasse tanto disorientata da non vedere nella fuga un'alternativa possibile. In questo caso si pone l'impellenza di abbattere il muro che separa la società civile italiana da quella cinese (attraverso campagne di sensibilizzazione che trovino l'appoggio delle componenti più radicare della comunità cinese e il potenziamento dei contatti indoor della associazioni no profit).
Altrimenti, si potrebbe ipotizzare che sia stata assalita dalla paura di ritorsioni, ma - a parte casi estremamente isolati - la minaccia o la violenza non è diffusa nella comunità immigrata cinese. D'altra parte, la donna viveva da sola e solo occasionalmente la sfruttatrice si recava all'appartamento per riscuotere i soldi. Resta il fatto, inaccettabile, dello sfruttamento sessuale della donna.
Fonte: La Stampa

sabato 13 ottobre 2007

Torino: pensione cinese per prostitute est europee

E' il primo caso in Italia in cui un cittadino cinese sfrutta la prostituzione di donne di nazionalità diversa dalla propria (l'accusa, in realtà, è ancora da formulare; tuttavia, trattandosi del proprietario di una pensione dove vivono ed esercitano il meretricio diverse ragazze, è difficile pensare che non ci sia stato una qualche forma di lucro nei loro confronti).
Le indagini dei carabinieri di Moncalieri, condotte all'interno di furgioncini parcheggiati fuori dalla pensione Hai-Jing, in piazza Bengasi, a Torino, testimoniano che, durante il giorno, le ragazze est europee utilizzavano le camere privatamente, mentre di notte vi conducevano i clienti, dopo averli adescati in strada.
La nazionalità delle donne dedite alla prostituzione è risultata essere rumena, moldava e albanese.
Il giro è stato denunciato da un condominio vicino alla pensione, la quale era già stata chiusa più volte per attività di meretricio. La zona, evidentemente, risulta predisposta all'esercizio della prostituzione.
Il fatto che i clienti scendessero sempre dalla macchina dopo la ragazza per depistare eventuali osservatori, unitamente al prezzo, notevolmente basso per una prestazione offerta in albergo (60 euro), e alla mancata registrazione delle interessate come ospiti della pensione, lascia pensare ad un accordo tra il proprietario dell'albergo e le giovani (è probabile che il primo riuscisse a ridurre il reddito imponibile, permettendo alle seconde di pagare un affitto inferiore).
Fonte: La Stampa

venerdì 12 ottobre 2007

Prato: coppia italo-cinese arrestata per sfruttamento della prostituzione

La donna cinese, 37enne, e l'uomo italiano, 60enne, svolgevano il ruolo di protettori, riscutendo il denaro dell'attività prostitutiva condotta da due cittadine cinesi, clandestine in Italia, di 31 e 38 anni.
La coppia mista si rivela essere, ancora una volta, una formazione vincente nella commissione di questo reato. La componente femminile, infatti, rappresenta il ponte di contatto con le prostitute connazionali, mentre quella maschile italiana facilita i movimenti nella realtà locale.
Il proprietario dell'appartamento è risultato essere un cittadino cinese residente a Prato; solo nelle città dove sono presenti comunità cinesi di notevole entità accade he gli immobili siano intestati a proprietari cinesi. L'appartamento è situato, come in altri casi precedenti, in pieno centro.
Il fatto che la 37enne fosse già stata arrestata ad aprile per sfruttamento della prostituzione e che l'appartamento di via Cavour fosse già stato oggetto di indagini in quanto adibito a casa d'appuntamenti rivela, da una parte, la recidività degli immigrati cinesi nel condurre questa attività e, dall'altra, l'inadeguatezza delle misure predisposte dall'ordinamento italiano per far fronte al fenomeno.
Fonte: Pratoblog, ToscanaTV

giovedì 11 ottobre 2007

La posizione del Gruppo Abele sulla prostituzione

"L'impatto della prostituzione (...) in alcune città è diventato per i cittadini che vivono nelle zone dove viene esercitata, un problema". I ministeri (a parte quello degli Interni, che a gennaio ha istituito l'Osservatorio sulla prostituzione) e la maggior parte dei Comuni "o non hanno un grave problema di impatto sul territorio, a volte grazie alla rete di associazioni e enti che lo presidiano, oppure hanno dimostrato di agire in tutt’altro modo: senza coinvolgere chi lavora e senza informarsi sulle leggi esistenti, invocandone però di nuove e proponendo scorciatoie a problemi complessi. Tra queste:

-la riapertura delle case chiuse per controlli sanitari e di polizia: sarebbe un passo indietro culturale e un modo per denigrare ancora una volta la dignità delle donne, tutte le donne, non solo le prostitute. Dubito che questa proposta possa avere i “numeri” per passare anche perché, se fosse seriamente considerata, moltissime donne chiederebbero di “schedare” anche i clienti, per parità di trattamento ovviamente…;

-la punibilità della prostituzione in luoghi pubblici o aperti al pubblico. Significa che un comportamento diventa reato a seconda del luogo…che ipocrisia! Questo, di fatto, sposterebbe il problema dai luoghi “aperti” a quelli chiusi con la conseguenza di spostare solo fisicamente il fenomeno (...): mandare le persone che si prostituiscono al chiuso significa renderle maggiormente vulnerabili, sfruttabili e non più raggiungibili dalle associazioni (...)

-la punibilità dei clienti. (...) La legge prevede già, chiaramente, la punibilità di chi si accompagna con un minore". Per quanto riguarda gli altri, "l’elemento che li accomuna (...) è la solitudine e l’incapacità o l’impossibilità di rapportarsi con l’altro sesso. Le associazioni che sono contro la loro punibilità – quasi tutte – sostengono che non si risolve con la denuncia, il carcere, la pubblicizzazione della targa dell’auto o altro questo tipo di fragilità. Sono altri i metodi, le strade. Di certo non va dimenticato che di fronte ad alcuni di questi interventi estemporanei alcuni clienti, per la vergogna, hanno reagito col suicidio;

-quartieri a luci rosse, zooning o altro. (...) Un conto è fare uno zooning come a Venezia, dove l’individuazione di un’area di minor impatto territoriale, con conseguente spostamento delle donne che si prostituivano è stata una decisione condivisa da tutti, a cominciare dalle donne e dalle associazioni che le rappresentano o lavorano al loro fianco. Altra cosa è pensare che le municipalità siano delegate a decidere, a tavolino, e solo loro, dove ci si prostituisce (...).

-legalizzare la prostituzione. Sembra semplice a dirlo e anche libertario, se poi viene indorata la proposta con maggior introiti fiscali per lo Stato piace anche a forze di diverso stampo politico. E’ la peggiore di tutte le proposte" in quanto sul piano culturale, con la legge Merlin, è stata necessaria molta fatica "per rivendicare il diritto delle donne di non essere schedate, nella loro vita, come prostitute. In questo modo non ci sarebbe scampo. Chi non paga le tasse è un evasore e va perseguito. Su questo punto alcuni dicono, strumentalmente, che anche le associazioni di prostitute sono d’accordo. Io e molti altri diciamo che sì, c’è anche chi ci starebbe ma rappresenta se stessa e non tutte le donne che si prostituiscono, soprattutto quelle trafficate (...).

Di fronte a tutto questo che cosa propongono molti di noi? Alcune cose semplici e fattibili subito, ma impegnative.
1 – Applicare le leggi esistenti, la “sua legge”, l’articolo 18 del TU sull’immigrazione, la legge 228/2003 sulla tratta.
2 – Attivare laddove il fenomeno prostituzione ha un difficile impatto sul territorio interventi di mediazione dei conflitti e di coinvolgimento di chi lavora sul tema: enti, associazioni laiche e cattoliche, rappresentanti del mondo della prostituzione e della transessualità.
3 – Avviare tavoli interdisciplinari per ragionare sul tema della “domanda” e dei possibili interventi sul piano culturale ed educativo".

Indubbiamente si tratta di una posizione lucida e completa. Aggiungerei solo, da parte mia, una domanda e un'osservazione.
La prima riguarda i clienti, controparte poco indagata del fenomeno della prostituzione. Quanto è realmente cambiato l'atteggiamento degli uomini nei confronti delle prostitute rispetto al passato? Siamo davvero di fronte ad un preoccupante aumento dei clienti? Senz'altro l'immissione nel circuito della prostituzione di minorenni e le conquiste umanitarie ottenute sinora pongono seri problemi morali riguardo al rapporto tra clienti e ragazze che non hanno raggiunto la maggiore età. Tuttavia, con riferimento agli altri casi, nutro il dubbio che il rapporto di genere, nelle sue ripercussioni sulla prostituzione, sia peggiorato rispetto al passato, quando comunque l'equilibrio tra uomini e donne era parziale.
L'osservazione concerne la legalizzazione della prostituzione. Essere schedate come prostitute rappresenta sicuramente un motivo di emarginazione sociale, ma perché arrendersi di fronte al tentativo di riabilitazione di questa figura? Dopotutto l'inclusione è proprio uno dei compiti delle associazioni che lavorano sul campo. Inoltre, il fatto stesso di contribuire all'erario statale potrebbe portare la società a vedere la prostituzione sotto una luce migliore; e, d'altra parte, in un'ottica positivistica, va ricordato che le leggi innescano e radicano precisi comportamenti sociali. Per quanto riguarda i vantaggi diretti delle prostitute, bisognerebbe considerare che al dovere di pagare le tasse corrisponderebbe la garanzia dei diritti fondamentali, di cui oggi la maggior parte delle prostitute, essendo immigrate clandestine, è, di fatto, privata.
Per chi, poi, non volesse o non potesse dichiarare i guadagni della propria attività in quanto vittima di tratta rimarrebbero comunque il percorso di protezione sociale e il programma di assistenza previsto dalla legge 228/2003 (e se un giorno i fondi fossero costituiti dalle entrate fiscali delle sex workers?). Tra l'altro l'individuazione delle vittime sarebbe facilitato in quanto il campo si restringerebbe a chi non registra la propria attività economica. La questione della punibilità per il mancato pagamento delle tasse è parallela a quella dell'espulsione per la violazione delle norme sull'immigrazione: chi applica le leggi spesso non si pone il problema della valutazione se una donna sia vittima di tratta o meno. Il perno della questione, dunque, mi sembra che sia quello del discernimento tra chi non pagherebbe le tasse per volontà personale e chi non lo farebbe perchè costretta. Ci si troverebbe di fronte alla stessa difficoltà di comprendere quando una donna è vittima di tratta o no, ma nel frattempo molti più soggetti, soprattutto stranieri, avrebbero un permesso di soggiorno e sarebbero effettivamente più tutelati.

Sfruttamento della prostituzione: le vittime cinesi

In base ai dati froniti dall'Osservatorio sulla prostituzione, il numero delle vittime di nazionalità cinese dei reati previsti dall'art. 3 della legge Merlin (sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione) ha subito un andamento iperbolico. Mentre nel 2004 non è stata registrata alcuna vittima (probabilmente a causa della scarsa conoscenza del fenomeno da parte delle forze dell'ordine), nel 2005 ve ne sono state circa 40, nel 2006 circa 37 e nel 2007 (fino al mese di settembre) solo una decina.
Sarà interessante continuare ad osservare il fenomeno e capire se la diminuzione delle vittime di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione sia determinata da un aumento delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale (reato recentemente previsto e ancora di complessa applicazione), oppure se a dettarla siano i caratteri maggiormente costrittivi e le tecniche di camuffamento più raffinate delle nuove organizzazioni criminali.
Si segnala, inoltre, che nel 4° anno di realizzazione del progetto "Ritorno volontario assistito e reintegrazione nel Paese di origine delle vittime di tratta", previsto dall'art. 18 del TU sull'immigrazione relativo al percorso di protezione sociale, è stata rimpatriata volontariamente la prima vittima di tratta di nazionalità cinese.

Milano: scoperto ambulatorio clandestino

Risale ormai a un paio di settimane fa la notizia della scoperta di un ambulatorio cinese nella Chinatown milanese. Oltre ad una sala d'aspetto e ad una adibuita alle visite mediche, l'esercizio forniva anche medicinali cinesi, tra cui pasticche contraffatte di viagra. Il locale risultava facilmente accessibile dall'esterno in quanto si trattava, agli occhi dei passanti, di un'erboristeria.
La diffusione delle cliniche clandestine pone con forza la questione dell'adattamento del servizio sanitario nazionale alle esigenze della comunità cinese, sia in termini di comunicazione linguistico-culturale, sia in termini prettamente medici.

Viagra cinese

Pasticche contraffatte di viagra erano già state sequestrate all'interno degli appartamenti cinesi a luci rosse a Catania. Ora si stanno diffondendo: "negli ambulatori clandestini, dove i medici cinesi curano i connazionali, ne sono state trovate migliaia di confezioni. Un fenomeno ben documentato e presente nei fascicoli degli archivi di varie questure, in particolare delle città dove le comunità cinesi sono numerose. Anche se da Pechino e Hong Kong, ad esempio, arrivano notizie (basate su ricerche condotte da università Usa) che sempre più cinesi preferiscono in realtà le pillole blu occidentali anziché i rimedi della loro medicina tradizionale". Chi ne fa uso, inoltre, sono i frequentatori italiani di discoteche che ne fanno uso insieme all'ecstasy.
L'assenza di controllo sui metodi di produzione del preparato lascia spazio a possibili e imponderabili effetti collaterali.
Le pasticche provengono, oltre che dall'India, anche dalla Cina, "dove dal 2004 - decaduto il brevetto della multinazionale produttrice (del viagra originale) - una ventina di case farmaceutiche di Pechino e dintorni si sono messe al lavoro per produrre un farmaco anti-impotenza a basso costo".

mercoledì 10 ottobre 2007

Rimini: condannati cittadini cinesi per sfruttamento della prostituzione

Sono stati condannati per sfruttamento della prostituzione due cittadini cinesi. Nel 2005 la Squadra mobile di Rimini aveva scoperto un giro di centri massaggi composto di tre immobili. La particolarità è che le indagini erano state avviate due anni fa grazie alla denuncia di una ragazza impiegata in un centro massaggio, pratica poco diffusa nella realtà della prostituzione cinese. Il fatto che, dei due titolari, uno abbia patteggiato per avere uno sconto di pena di due anni (il socio che si è rifiutato di collaborare è stato condannato a 4 anni e mezzo) potrebbe essere indice di un'organizzazione poco strutturata.

Cittadini cinesi denunciati per sfruttamento sessuale

In base al rapporto dell'Osservatorio sulla prostituzione e sui fenomeni delittuosi ad essa connessi i cittadini cinesi denunciati per sfruttamento della prostituzione sono in aumento (probabilmente non solo per un'effettiva diffusione del fenomeno, ma anche per una più approfondita consapevolezza del fenomeno da parte delle forze dell'ordine): nel 2004 erano 75, l'anno successivo sono saliti a 196, mentre nel 2006 ne sono stati registrati 201.
Il rapporto afferma che "nella maggior parte dei casi, le donne cinesi non vengono costrette al meretricio ma vi arrivano consapevolmente e partecipano agli utili di tale attività, che vengono divisi con i gestori delle case d’appuntamento secondo quote concordate. In tale contesto accade anche che le prostitute, una volta affrancatesi, si propongono quali gestori di nuove case d’appuntamento e collettori per il procacciamento di nuove clandestine da avviare alla prostituzione" (pag. 65).

Gestione della prostituzione: esiste un rischio per le associazioni?

Emerge in questi mesi in modo più eclatante che mai la necessità di gestire a livello locale il fenomeno della prostituzione. Per citare alcune tra le posizioni più estreme: il sindaco di Padova ha deciso di intervenire con le multe ai clienti - iniziativa a cui ha fatto seguito, nel mese di maggio, la manifestazione delle sex workers e la pubblicizzazione del "bollino dell'amore", che, indossato dalla prostituta, dà diritto ad una prestazione gratis nel caso in cui il cliente venga multato; il sindaco di Milano, invece, ha istituito all'interno delle forze dell'ordine un servizio apposito per allontanare le prostitute dalla strada attraverso retate che si risolvono con una mera registrazione (le interessate, comunque, sono costrette a passare circa 10-12 ore in Questura) nel caso in cui la prostituta sia regolare, e con l'avvio della procedura amministrativa per l'espulsione dal territorio italiano nel caso in cui sia clandestina.
Alla luce di tali interventi si pone, per gli operatori sociali, la questione di un possibile coinvolgimento da parte delle amministrazioni locali nella definizione e nell'attuazione delle politiche per la prostituzione.
Non è ancora chiaro in quale misura e con quali apporti le associazioni del terzo settore possono intervenire.
Tuttavia, a questo proposito, mi preme riportare il fatti avvenuti a Lione nei confronti dell'associazione Cabiria. E' stata recentemente approvata in Francia la nuova legge sull'Immigrazione, accompagnata da un inasprimento della condotta delle forze dell'ordine. Le associazioni che operano nel tessuto sociale rappresentano una fondamentale fonte di informazioni sugli immigrati clandestini, motivo per cui viene richiesto loro di denunciarli, aiutando la polizia a ritrovarne le tracce. Per Cabiria, che si è rifiutata di collaborare (pena la funzionalità del suo servizionei confronti delle prostitute), la richiesta è diventata una minaccia: la direttrice dell'associazione è stata avvisata che gli operatori sociali avrebbero potuto essere posti sotto controllo o essere denunciati per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, punibile fino a tre anni di carcere. Già nel 2001 una dipendente era stata messa sotto custodia cautelare e la sua casa era stata più volte perquisita in assenza di validi capi d’accusa (Fonte: il paese delle donne).
In Italia da anni ormai le associazioni impegnate nel campo della tratta e dello sfruttamento sessuale hanno stipulato accordi con le forze dell'ordine per il reciproco rispetto o per una proficua collaborazione (il riferimento è all'accordo che On the Road ha stretto con la Questura di Ascoli Piceno per una comune procedura di applicazione dell'art. 18 del Testo Unico sull'Immigrazione). Si auspica che l'improvvisa impellenza di numerosi amministratori locali di risolvere la questione della prostituzione non si risolva in un nocivo giro di vite che coinvolga anche gli operatori sociali e impedisca loro di condurre la propria attività.

Milano: arrestata maitresse cinese

Il 4 ottobre è stata arrestata a Milano per sfruttamento della prostituzione una cittadina cinese di 44 anni: risultava intestataria di due appartamenti dove alcune connazionali erano dedite alla prostituzione. La donna era già stata oggetto di provvedimenti giudiziari nel 2005.Gli appartamenti, situati rispettivamente in via Sammartini (lo stabile è noto per essere ricettacolo di criminalità) e in via Edolo, di fianco alla stazione centrale, appartengono a cittadini italiani.Nel primo appartamento sono state trovate due cittadine cinesi: alle 16.30 del pomeiggio erano al lavoro. L'adescamento avveniva per strada, in via Ponte Seveso, via Tonale e viale Lunigiana. Come affermano gli agenti del Commissariato Garibaldi-Venezia, si tratta principalmente di 40enni e i prezzi variano, in generale, intorno ai 30 euro.
Fonti: City, anno 7, numero 168; AGI; La Repubblica; Yahoo

Prato: fermata cittadina cinese dedita alla prostituzione

La scoperta dei circuiti prostitutivi cinesi indoor continua.Il 28 settembre, a Prato, gli agenti dell'Ufficio espulsioni e del Nucleo Operativo dell'Ufficio Gabinetto della Questura, dietro l'esposto di alcuni cittadini che denunciavano la presenza di donne dedite alla prostituzione in alcuni appartamenti del centro, hanno individuato una cinese di 44 anni priva di documenti di soggiorno.Nonostante la donna abbia dichiarato di prostituirsi autonomamente, durante le indagini nell'appartmento sono state rinvenuti elementi che riconducono a contatti che l'interessata avebbe con un connazionale pregiudicato per reati connessi all'associazione per delinquere e favoreggiamento alla prostituzione, commessi in un'altra regione. L'immigrata ha riferito di essersi prostituita per un mese, prima dell'arrivo delle forze dell'ordine.
Per la donna è stata avviata la procedura amministrativa per l'espulsione dal territorio italiano.
Fonte: Pratoblog

Tesi di laurea

Qui di seguito è riportata la struttura della mia tesi di laurea, intitolata "La prostituzione nel quadro dell'immigrazione cinese in Italia". Il testo completo della tesi è disponibile su richiesta all'indirizzo giulia.cinelli@virgilio.it.
Nella trattazione dell'argomento, come prima cosa, è sembrato necessario illustrare il contesto culturale e socio-economico di provenienza della popolazione immigrata cinese. Sono stati presi in considerazione, dunque, i rapporti tra la famiglia e l'immigrato, così come quelli intrafamiliari, con particolare attenzione per i ruoli di genere. Uno sguardo è stato dedicato anche al mercato della prostituzione in Cina e alle reazioni che il fenomeno genera nel Governo e nei cittadini di quel paese; così come è stata necessaria una, sia pur sommaria, considerazione delle condizioni di vita delle regioni di provenienza dei flussi migratori: lo Zhejiang-Fujiang, nel Sud-Est, e il Dongbei, nel Nord.
Secondariamente, è parso opportuno affrontare il tema della criminalità organizzata cinese, nel tentativo di valutare la sua reale incidenza sullo specifico fenomeno in considerazione e di descrivere il sistema che maggiormente alimenta il traffico di clandestini. Quest'ultimo aspetto è stato considerato nelle sue molteplici sfaccettature e fasi, cioè, dal momento del cosiddetto reclutamento a quello finale dell'approdo in Italia e dei primi contatti con i datori di lavoro cinesi.
Poiché i migranti, e tra essi le donne coinvolte nel mercato del sesso, rischiano di essere sottoposti a pratiche paraschiavistiche o servili nel paese di destinazione, è sembrato opportuno descrivere il fenomeno della tratta degli esseri umani ed analizzare le misure adottate a livello internazionale, in seno alle Nazioni Unite, europeo ed italiano. Il fuoco è stato successivamente spostato sulle prostitute cinesi e sulla valutazione delle condizioni in cui versano nel nostro paese.
Nel quarto capitolo ci si propone di descrivere, sia pur per tratti essenziali, le manifestazioni del mercato del sesso cinese in Italia. In particolare vi si tratta della prostituzione di strada (outdoor), di appartamento (indoor), entrambe rivolte a clienti italiani, e della prostituzione interna alla comunità cinese, e vi si evidenzia come, in ciascuno dei detti contesti, il fenomeno presenti particolarità quanto a protagoniste e condizioni di lavoro. Infine, è parso utile compiere un veloce raffronto con la realtà delle strade parigine, dove le prostitute cinesi costituiscono già una presenza non indifferente.
Nell'ultimo capitolo si tenta di sfondare lo schermo dell'apparenza, di andare, cioè, oltre quanto è visibile lungo le strade o si legge negli annunci dei giornali, provando ad interpretare i rapporti che le migranti cinesi hanno con la realtà che le circonda. Ecco, dunque, l’azzardo di effettuare un tentativo minimo di ricostruzione dei sistemi di sfruttamento della prostituzione, delle relazione tra cliente e prostituta, di valorizzare l'intervento degli operatori sociali di bassa soglia.