Un villino in via del Mandrione trasformato in bunker, con la recinzione coperta da pannelli per impedire la vista all’interno, quattro cani da guardia nel giardino da duemila metri quadrati e grate perfino alle porte di accesso al fabbricato. Un’abitazione apparentemente disabitata che si era trasformata in un autentico carcere per quattro ragazze cinesi di età compresa fra 16 e 30 anni, fatte arrivare in Italia con la promessa di un impiego da massaggiatrici e costrette a prostituirsi in condizioni di completa schiavitù da tre connazionali. Agli agenti del commissariato Esquilino sono servite tre settimane per scoprire il giro di prostituzione: il sistema di accesso alla casa a luci rosse era difficilissimo e sulle prime l’assoluto isolamento del villino aveva tratto in inganno anche loro, tanto da convincerli quasi di aver preso un abbaglio. Gli aguzzini avevano messo infatti un’inserzione su un quotidiano della Capitale, ma solo a chi era conoscenza della parola d’ordine (un nome cinese) veniva dato un secondo numero di telefono per fissare un incontro. Ovviamente la “password” necessaria a sbloccare il filtro era nota a pochi e selezionati clienti e affidata quasi esclusivamente al passaparola, in modo da evitare i controlli di polizia. Al contrario, chi provava a presentarsi al villino senza appuntamento veniva cacciato via in malo modo. Il sistema degli appuntamenti permetteva inoltre agli aguzzini di fissare le prestazioni sessuali delle ragazze a orari ben precisi e di aprire i cancelli soltanto per i pochi secondi necessari all’ingresso dei clienti, per poi richiuderli subito dopo.
Le prestazioni sessuali, che andavano da 70 a 150 euro, si svolgevano in un’unica stanza divisa da semplici separè e in condizioni igieniche pessime. Quando non esercitavano, le ragazze, alle quale erano stati tolti i documenti per evitare i tentativi di fuga, erano segregate in un appartamento adiacente, tanto che alcune di loro hanno raccontato di non aver mai messo piede fuori dal villino dal momento del loro arrivo. A badare a loro erano una donna di 42 anni e un uomo di 44, mentre un terzo componente della banda, anche lui 44enne, gestiva il trasferimento delle ragazze alla villa, dove venivano portate di nascosto dall’Esquilino a bordo di un furgoncino. Tutti e tre, arrestati nel corso del blitz che ha permesso la scoperta della “prigione”, saranno chiamati a rispondere dell’accusa di riduzione in schiavitù finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le quattro ragazze cinesi sono state accolte in una struttura protetta. Nel villino, oltre ad alcune migliaia di euro e a materiale erotico vario come preservativi e dvd a luci rosse, gli investigatori hanno trovato anche un telefono satellitare. Un elemento che farebbe presupporre che il gruppo controllasse la tratta delle ragazze dalla loro partenza in Cina fino all’arrivo in Italia.
Fonte:
il VelinoSottoporsi ad una specie di quiz e poi spendere da 70 a 150 euro per fare l'amore in stanzette divise da tende e in mezzo alla spazzatura. Succede (succedeva?) a Roma dove per accompagnarsi ad una prostituta cinese prima bisognava rispondere ad un'inserzione, poi, una volta avuta la parola d'ordine in cinese, si poteva accedere in una specie di tugurio per potersi intrattenere con le ragazze alcune delle quali minorenni.
Dall'esterno sembrava abbandonata, ma quando gli agenti del commissariato Esquilino, hanno fatto irruzione nella villa di via del Mandrione 370, si sono trovati di fronte a uno scenario che loro stessi definiscono «incredibile». Quattro donne di origine cinese, dai 16 anni in su, venivano costrette da tre loro connazionali a prostituirsi, in un ambiente fatiscente e in condizioni igieniche pessime.
L'indagine ha preso il via da un appartamento del quartiere Esquilino dal quale partivano furgoni che, come poi si è scoperto, trasportavano le ragazze alla villa nella quale venivano rinchiuse. I clienti, tutti extracomunitari e alcuni italiani, vi avevano accesso solo attraverso un complicato sistema di passaparola: per ottenere un appuntamento era necessario rispondere a un annuncio pubblicato su un quotidiano e fornire una parola d'ordine in cinese. Solo allora veniva fornito l'indirizzo esatto della villa, protetta da catene, lucchetti e da quattro cani da guardia. Le tariffe andavano dai 70 ai 150 euro, per prestazioni consumate in piccole stanze divise da tende.
Secondo gli agenti che hanno portato a termine l'operazione, le donne venivano trattenute all'interno della villa per più giorni e a rotazione sostituite da altre connazionali. I responsabili dell'organizzazione, due uomini e una donna, sono stati arrestati con le accuse di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e immigrazione clandestina.
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