mercoledì 23 aprile 2008

Roma: le lanterne rosse del sesso

E' in corso a Roma l'indagine su un giro di sfruttamento della prostituzione cinese, guidata dal sostituto procuratore Andrea de Gasperis.
Si parla di tratta, dal momento che l'organizzazione criminale che gestisce gli appartamenti e la pubblicizzazione delle prestazioni sembra essere la stessa che recluta le giovani in aree rurali, povere, della Cina. Il giro comprende immobili in tutta la città, è presente in ogni quartiere con almeno un appartamento. Le ragazze vengono continuamente spostate per garantire ai clienti della zona la "novità" di cui vanno in cerca; dopo alcune settimane lo spostamente avviene verso altre città della penisola.
Le condizioni in cui si trovano le clandestine sono restrittive, non possono uscire di casa e vengono mantenute in uno stato di ignoranza rispetto alla lingua italiana e alle risorse del territorio. Sono donne più anziane che le controllano.
Nell'organizzazione sono coinvolti anche cittadini italiani; in particolare questi si occupano di tradurre gli annunci che vengono pubblicati sui giornali locali. Il sostituto procuratore sta sondando la possibilità di arginare la tratta delle cinesi anche attraverso l'accusa alla stampa di favoreggiamento della prostituzione, ma una precedente sentenza della Corte di Cassazione non lascia intraverdere una soluzione in questo senso.
La prostituzione cinese nella capitale si sta espandendo: inizialmente era diffusa solo nel quartiere Esquilino ed era rivolta soprattutto a clienti cinesi, oggi per meno di 50 euro, è a disposizione di tutti.

Fonte: LaRepubblica.it



martedì 22 aprile 2008

Caserta: aggiornamenti

Una cittadina cinese, Qiujie Yang, di 48 anni, con regolare permesso di soggiorno, era in grado di far giungere in Italia, clandestinamente, giovani donne cinesi, che venivano avviate alla prostituzione in diverse case di appuntamento sistemate in diverse città. Il particolare emerge dall'inchiesta che stamani ha portato gli agenti della Squadra mobile di Messina ad eseguire cinque ordinanze di custodia cautelare in carcere firmate dal gip del tribunale di Messina, Alfredo Sicuro, su richiesta del sostituto procuratore, Stefano Ammendola.

La donna arrestata è residente a Rozzano (Milano), e per gli investigatori sarebbe lei a capo dell'organizzazione. I poliziotti hanno individuato case in cui le ragazze cinesi venivano fatte prostituire, gestite dal gruppo che fa capo a Yang, a Messina, Ferrara, Bergamo, Cremona e Caserta, e poi ancora a Gorizia, Varese, Udine, Sassari, Genova e Treviso.

I cinque indagati per i quali è stata emessa l'ordinanza, avrebbero gestito case d'appuntamento a Sassari, Caserta e Bologna. Oltre a Qiujie Yang, la polizia di Stato ha arrestato: Lin Wang, di 31 anni, domiciliato a Bergamo; Bo Jiang, di 45, domiciliato a Caserta e Alessandro Di Brigida, di 44, abitante a Caserta, e per il quale il gip ha concesso gli arresti domiciliari. E' sfuggito all'arresto ed è ricercato, Xiaoqu Li, di 46 anni, domiciliato a Capriano del Colle (Brescia).

Fonte: Metropolis web


Caserta: aggiornamenti

Scaturisce dall'operazione "Anna" scattata alcuni mesi fa la nuova tranche dell'indagine della Squadra mobile di Messina che ha portato all'arresto di 4 cinesi e di un italiano per un giro di case di appuntamento con prostitute cinesi. Con l'ulteriore attività investigativa, sono state scoperte nuove case di appuntamento a Bologna, Sassari e Caserta. I provvedimenti cautelari siglati dal Gip di Messina, Alfredo Sicuro, hanno raggiunto tre cinesi e un casertano, Alessandro Di Brigida, 43 anni, che ha ottenuto i domiciliari. Di Brigida è accusato solo di favoreggiamento della prostituzione. Un quinto cittadino cinese si è per il momento reso irreperibile ed è ricercato.


Font
e: Caserta Sette


lunedì 21 aprile 2008

Caserta: italiano coinvolto in giro di prostituzione cinese

La squadra mobile di Caserta, diretta dal vice questore Rodolfo Ruperti, e della squadra mobile di Messina ha tratto in arresto Di Brigida Alessandro di anni 44 originario della provincia di Benevento, ma da tempo residente in Caserta.
L’uomo era colpito da ordinanza di custodia cautelare domiciliare emessa dal gip presso il tribunale di Messina, in quanto coinvolto in una complessa indagine sullo sfruttamento della prostituzione di giovanissime cittadine cinesi scaturita a seguito dell’arresto operato nel novembre del decorso anno allorquando personale della mobile di caserta faceva irruzione in un appartamento sito alla via Papa di S.Leucio (CE) ove, a seguito di una serie di servizi di appostamento, era stata individuata una casa di appuntamento.
Da alcuni giorni, gli agenti avevano osservato un insolito andirivieni di clienti, tra i quali professionisti provenienti da Caserta e provincia e addirittura da Napoli, attirati forse dal fatto che a prostituirsi erano due giovani e bellissime cinesi di anni 28. Di volta in volta, all’uscita dall’abitazione i clienti avevano l’amara sorpresa di venire bloccati dalla polizia. Tutti, una volta, accompagnati negli uffici della squadra mobile riferivano di aver letto un’iserzione su un noto quotidiano locale che riportava la scritta “A.A.A.A. S.Leucio vicino Caserta orientale massaggi tutti i giorni” seguiva il numero di cellulare da contattare e al quale ci si poteva rivolgere durante il tragitto per avere informazioni circa la strada da seguire per raggiungere la casa.
L’appartamento risultato di proprietà dei coniugi Di Brigida-Boccia di anni 43, veniva sottoposto a sequestro. All’interno dello stesso venivano rinvenuti alcuni profilattici, un giornale cinese, una confezione di vasellina, fazzolettini ed alimenti di nazionalità cinese. I coniugi, che abitano al piano sottostante all’appartamento adibito a casa di appuntamento e che nessuna comunicazione avevano fatto alla polizia in ordine alla presenza delle due cinesi nell’abitazione, venivano tratti in arresto per favoreggiamento della prostituzione ed ammessi agli arresti domiciliari.
Il procedimento penale da cui scaturisce l’odierno provvedimento restrittivo del tribunale di Messina vede coinvolti il predetto Di Brigida e 4 cinesi, 3 uomini ed una donna, a vario titolo in una vera e propria associazione finalizzata allo struttamento della prostituzione. Nei confronti del Di Brigida, messo agli arresti domiciliari, la sola accusa di aver agevolato l’attività di meretricio locando la propria abitazione.


Fonte: Casera24ore.it

venerdì 18 aprile 2008

Modugno (BA): arresrato cinese per sfruttamento della prostituzione

Un’abitazione in via Cesare Battisti, a Modugno, una casa come tante altre, se non fosse per quello strano via vai di uomini di qualsiasi età che ha insospettito i vicini. Allarmati, hanno chiamato gli inquirenti che hanno voluto andare fino in fondo. Con l’accusa di ‘favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione’, S.S., 33enne cinese, domiciliato proprio nella cittadina, è stato arrestato ieri sera dai carabinieri della locale stazione. Dagli accertamenti è risultato che ha affittato l’appartamento adibito a luogo per ‘piacevoli incontri’ in cambio di denaro ed assistenza.
Le indagini sono scattate da numerose telefonate giunte ai Cc, che segnalavano uno strano via vai di uomini provenienti dalla casa di via Battisti. Ma non solo: a far ulteriormente insospettire vicini e militari, alcuni annunci apparsi su quotidiani locali, che indicavano l’abitazione come luogo d’appuntamento per massaggi orientali.Fingendosi clienti per poter accedere all’interno della casa, i carabinieri hanno visto l'uomo cinese, che, dopo aver aperto la porta e chiesto il motivo della loro presenza, presentava la donna, una sua connazionale 43enne, che, con tutta probabilità, avrebbe poi offerto le sue prestazioni sessuali.

Usciti allo scoperto, i militari hanno iniziato a perquisire l’uomo, trovandolo in possesso di 200 euro e di 3 telefoni cellulari. Da ulteriori analisi, hanno accertato che trattasi di sfruttamento. Il cinese aveva preso in affitto da terzi l’appartamento a 500 euro al mese ma lo metteva a disposizione della donna (che lo trasformava in una casa d’appuntamento) versando parte dei suoi guadagni al connazionale. L’uomo, rinchiuso nel carcere del capoluogo barese, dovrà rispondere anche di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, essendo la cinese irregolare sul territorio nazionale. Gli inquirenti starebbero cercando di appurare anche il ruolo di colui che ha affittato l’appartamento, ovvero il proprietario. Che sia stato da sempre allo scuro della faccenda? O che abbia un ruolo in questo sfruttamento? Le indagini potranno risolvere anche questo quesito.

Ma Modugno, nello scorso fine settimana, è stato anche teatro di un episodio di violenza di cui si è avuta notizia solo oggi. Un 45enne locale, volto già noto alle forze dell’ordine, non ha esitato a picchiare e aggredire selvaggiamente la madre 77enne pur di ottenere il denaro per assicurarsi la dose quotidiana di droga. E’ finito in carcere per ‘estorsione e maltrattamenti in famiglia’. Ad attivare i Cc, una telefonata segnalante un litigio in casa.

Ad attendere la pattuglia, l’anziana donna: era stanca di sottostare a continue violenze e minacce di morte con cui suo figlio, da anni, la sottoponeva nel momento in cui si rifiutava di assecondare le sue continue richieste di denaro necessario per acquistare la droga. La violenta reazione all’ultima richiesta non accolta ha indotto la vittima a chiedere aiuto ai militari. Non è stato per niente facile riuscire a bloccare l’uomo: rifugiatosi nel bagno, non ha esitato a lanciare contro gli uomini in divisa qualsiasi oggetto si trovasse sotto mano e a sferrare una serie di calci, pugni e spintoni tali da rendere necessari i rinforzi. Solo così sono riusciti a portarlo via di casa.

Scattate le manette per il 45enne: dovrà rispondere anche di ‘lesioni e resistenza a pubblico ufficiale’. Le ferite riportate dai primi due Cc intervenuti sono state giudicate guaribili rispettivamente in 30 e 7 giorni.


Fonte: Barilive.it

lunedì 14 aprile 2008

Ravenna: chiuse due case d'appuntamento cinesi

Nei giornali figuravano negli annunci come “centri per massaggi”. In realtà erano due case d’appuntamento dove si prostituivano delle giovani cinesi. La Squadra Mobile di Ravenna, nell’ambito di un operazione denominata “lanterne rosse” finalizzata a contrastare il fenomeno della prostituzione “indoor”, hanno chiuso due case, una a Lido Adriano in viale Caravaggio e la seconda a Ravenna in via Tommaso Gulli. Quattro cinesi sono stati denunciati in stato di libertà.

L’attività, come sopra specificato, era reclamizzata con annunci sui quotidiani ed era presentata come “centro per massaggi”. Una volta giunto al cliente, oltre alla prestazione terapeutica pubblicizzata, era offerto anche un intrattenimento sessuale, anche di gruppo. Sono state complessivamente indagati in stato di libertà quattro cittadini cinesi. E’ stato anche sequestrato, oltre al corredo “professionale”, materiale di interesse investigativo attualmente al vaglio.

Con queste ultime due sono in totale sette le case di appuntamenti “cinesi” chiuse a Ravenna, dagli uomini della Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile, negli ultimi dieci mesi. Un lavoro, questo, che si impone di impedire il radicamento di tale tipologia di reato, considerato che potrebbe poi fungere da embrione per altre attività criminali collegate.

giovedì 10 aprile 2008

Roma: anche minorenni nelle case d'appuntamento cinesi

Un villino in via del Mandrione trasformato in bunker, con la recinzione coperta da pannelli per impedire la vista all’interno, quattro cani da guardia nel giardino da duemila metri quadrati e grate perfino alle porte di accesso al fabbricato. Un’abitazione apparentemente disabitata che si era trasformata in un autentico carcere per quattro ragazze cinesi di età compresa fra 16 e 30 anni, fatte arrivare in Italia con la promessa di un impiego da massaggiatrici e costrette a prostituirsi in condizioni di completa schiavitù da tre connazionali. Agli agenti del commissariato Esquilino sono servite tre settimane per scoprire il giro di prostituzione: il sistema di accesso alla casa a luci rosse era difficilissimo e sulle prime l’assoluto isolamento del villino aveva tratto in inganno anche loro, tanto da convincerli quasi di aver preso un abbaglio. Gli aguzzini avevano messo infatti un’inserzione su un quotidiano della Capitale, ma solo a chi era conoscenza della parola d’ordine (un nome cinese) veniva dato un secondo numero di telefono per fissare un incontro. Ovviamente la “password” necessaria a sbloccare il filtro era nota a pochi e selezionati clienti e affidata quasi esclusivamente al passaparola, in modo da evitare i controlli di polizia. Al contrario, chi provava a presentarsi al villino senza appuntamento veniva cacciato via in malo modo. Il sistema degli appuntamenti permetteva inoltre agli aguzzini di fissare le prestazioni sessuali delle ragazze a orari ben precisi e di aprire i cancelli soltanto per i pochi secondi necessari all’ingresso dei clienti, per poi richiuderli subito dopo.

Le prestazioni sessuali, che andavano da 70 a 150 euro, si svolgevano in un’unica stanza divisa da semplici separè e in condizioni igieniche pessime. Quando non esercitavano, le ragazze, alle quale erano stati tolti i documenti per evitare i tentativi di fuga, erano segregate in un appartamento adiacente, tanto che alcune di loro hanno raccontato di non aver mai messo piede fuori dal villino dal momento del loro arrivo. A badare a loro erano una donna di 42 anni e un uomo di 44, mentre un terzo componente della banda, anche lui 44enne, gestiva il trasferimento delle ragazze alla villa, dove venivano portate di nascosto dall’Esquilino a bordo di un furgoncino. Tutti e tre, arrestati nel corso del blitz che ha permesso la scoperta della “prigione”, saranno chiamati a rispondere dell’accusa di riduzione in schiavitù finalizzata allo sfruttamento della prostituzione e di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Le quattro ragazze cinesi sono state accolte in una struttura protetta. Nel villino, oltre ad alcune migliaia di euro e a materiale erotico vario come preservativi e dvd a luci rosse, gli investigatori hanno trovato anche un telefono satellitare. Un elemento che farebbe presupporre che il gruppo controllasse la tratta delle ragazze dalla loro partenza in Cina fino all’arrivo in Italia.


Fonte: il Velino


Sottoporsi ad una specie di quiz e poi spendere da 70 a 150 euro per fare l'amore in stanzette divise da tende e in mezzo alla spazzatura. Succede (succedeva?) a Roma dove per accompagnarsi ad una prostituta cinese prima bisognava rispondere ad un'inserzione, poi, una volta avuta la parola d'ordine in cinese, si poteva accedere in una specie di tugurio per potersi intrattenere con le ragazze alcune delle quali minorenni.

Dall'esterno sembrava abbandonata, ma quando gli agenti del commissariato Esquilino, hanno fatto irruzione nella villa di via del Mandrione 370, si sono trovati di fronte a uno scenario che loro stessi definiscono «incredibile». Quattro donne di origine cinese, dai 16 anni in su, venivano costrette da tre loro connazionali a prostituirsi, in un ambiente fatiscente e in condizioni igieniche pessime.

L'indagine ha preso il via da un appartamento del quartiere Esquilino dal quale partivano furgoni che, come poi si è scoperto, trasportavano le ragazze alla villa nella quale venivano rinchiuse. I clienti, tutti extracomunitari e alcuni italiani, vi avevano accesso solo attraverso un complicato sistema di passaparola: per ottenere un appuntamento era necessario rispondere a un annuncio pubblicato su un quotidiano e fornire una parola d'ordine in cinese. Solo allora veniva fornito l'indirizzo esatto della villa, protetta da catene, lucchetti e da quattro cani da guardia. Le tariffe andavano dai 70 ai 150 euro, per prestazioni consumate in piccole stanze divise da tende.

Secondo gli agenti che hanno portato a termine l'operazione, le donne venivano trattenute all'interno della villa per più giorni e a rotazione sostituite da altre connazionali. I responsabili dell'organizzazione, due uomini e una donna, sono stati arrestati con le accuse di sfruttamento della prostituzione, riduzione in schiavitù e immigrazione clandestina.

Alba: seuqestata casa d'appuntamento

I Carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile della Compagnia di Alba, agli ordini del Maresciallo Aiutante Agostino Sanna, hanno sottoposto a sequestro penale, nel corso della notte, una “casa d’appuntamento” ubicata nel centro cittadino nella quale veniva fatta prostituire una giovane clandestina di nazionalità cinese da un suo connazionale.

I militari, a seguito delle segnalazioni di alcuni cittadini residenti nella zona secondo i quali vi era un notevole via vai di persone da un appartamento mansardato ubicato all’ultimo piano di uno stabile signorile, hanno eseguito una serie di servizi di appostamento per scoprire cosa accadesse realmente in quell’alloggio. Durante i servizi è stato effettivamente notato un andirivieni di uomini e, sin da subito, si è intuito trattarsi di una “casa d’appuntamento”.

Questa notte l’intervento dei Carabinieri: in casa in quel momento vi era la prostituta con un cliente (un imprenditore della provincia di Asti che aveva pagato 100,00 € per le prestazioni sessuali), oltre a tutto l’occorrente per l’esercizio della prostituzione (profilattici, coadiuvanti sessuali, abbigliamento sexy, videocassette porno, etc.).

La giovane prostituta cinese, risultata essere irregolare in quanto sprovvista del permesso di soggiorno è stata accompagnata in caserma, denunciata per il reato di violazione della legge sull’immigrazione e per lei sono già state avviate le procedure di espulsione dal territorio italiano. Ma le indagini, condotte dai militari, hanno anche consentito di identificate il “protettore” della donna, un 43 cinese abitante a Torino che è stato denunciato per i reati di sfruttamento della prostituzione, esercizio di casa di prostituzione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’immobile è stato quindi sottoposto a sequestro e sono stati apposti i sigilli, ma le indagini – coordinate dalla Procura della Repubblica di Alba – sono ancora in corso per accertare l’esatta portata del “giro d’affari” (sembra di circa 800,00 € al giorno), identificare altre prostitute cinesi che utilizzavano l’appartamento ed eventuali atri loro sfruttatori.

Non è la prima “casa d’appuntamento” sequestrata in città dai Carabinieri di Alba, lo scorso anno infatti i militari per gli stessi reati ne hanno sequestrato altre 12, arrestando anche alcune persone per sfruttamento della prostituzione e denunciandone altre.

Fonte: Grandain.com

mercoledì 9 aprile 2008

Pescara: svelato un ampio giro di prostituzione

Inizialmente le indagini della polizia, condotte a partire dagli annunci sui giornali locali, hanno portato ad una centralinista. Li Dong, di 44 anni, gestiva una ventina di clienti al giorno, senza prostituirsi; è stata accusata di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Le ragazze impiegate in questa e altre case sono risultate irregolari, di età compresa tra i 20 e i 30 anni e tutte consenzienti; spesso venivano da fuori città e cambiate almeno una volta a settimana per garantire offerta sempre nuova.
Per la grande velocità di sostituzione delle prostitute la polizia ha pensato ad una unica mente che riesce a mettere in rotazione la “manodopera”. Gli elementi a disposizione portano a Prato, che già l’anno scorso era stata sede di una organizzazione criminale che a Pescara lavorava nello stesso modo. Le indagini, ad ogni modo, si stanno rivelando assai difficili per la omertà delle donne cinesi, tanto più forte quanto più consensienti. Le autorità ivestigative possiedono elementi che attestano che un consistente flusso di denaro finisca direttamente in Cina.

Fonte: PrimaDaNoi.it

Irpinia: un cinese accusato di sfruttamento

La polizia di Monteforte Irpino ha arrestato un cittadino cinese di 43 anni per sfruttamento della prostituzione. Costringeva due sue connazionali a prostituirsi. Nella comunità orientale, è raro che sia un uomo a gestire direttamente questo tipo di affari.
Nello stesso stabile dove le donne esercitavano la professione è stato trovato un appartamento destinato alla prostituzione colombiana, segno che al di sopra dei diretti responsabili qualcuno gestiva l'affitto degli immobili.

Fonte: Irpinianews.it
Aggiornamento del 23 aprile e del 9 maggio 2008: il cinese accusato di sfruttamento della prostituzione si è reso colpevole della falsificazione del permesso di soggiorno di un connazionale. Le indagini della polizia attestano che l'uomo ha contraffatto anche altri documenti per i suoi connazionali, ma non è stata trovato alcun collegamento tra questa attività e quella di sfruttamento sessuale.
Alla vicenda è legato l'arresto di una cittadina cinese di 35 anni, arrestata per sfruttamento della prostituzione e per non aver ottemperato ad un provvedimento di espulsione dal territorio nazionale. Non è chiaro quale sia il rapporto tra le due vicende, ma di sicuro la donna non ha potuto beneficiare delle capacità contraffattorie del suo concittadino.

lunedì 7 aprile 2008

Benevento: un caso di sfruttamento cinese

Dopo circa due mesi di appostamenti e pedinamenti, la squadra mobile della questura di Benevento ha denunciato a piede libero 2 cittadini cinesi, Li Ping nato a Sichuan nel 1956 e An Na, nata a Pechino nel 1974, entrambi tenutari di una casa, in cui eniva portata avanti l’attività di sfruttamento della prostituzione cinese. L’uomo dovrà rispondere anche del reato connesso all’ingresso clandestino in Italia di cittadine cinesi, induzione e sfruttamento della prostituzione.
Secondo una prima ricostruzione fornita dagli investigatori, gli agenti della squadra mobile, diretta da Geppino Moschella, hanno fatto irruzione all’interno dell’abitazione ed hanno sorpresi dei clienti in atto di consumare rapporti carnali con alcune giovani cinesi.
Nel corso della perquisizione le forze dell’ordine hanno rinvenuto numerosi oggetti ‘connessi’ all’attività: una somma di danaro, 3 telefoni cellulari e 7 schede telefoniche, tutto sequestrato.
L’organizzazione criminale provvedeva all’inserzione sui giornali quotidiani di annunci pubblicitari relativi a ‘massaggi cinesi’. Nel corso delle indagini, coordinate dal sostituto Pizzillo della locale Procura della Repubblica, effettuate anche con riprese video-filmate, si accertava che i numerosi clienti che frequentavano la casa di vico Foppa non erano interessati ai massaggi ma a ben altre prestazioni, con tariffe che variavano da 70 a 120 euro.
Fonte: 82cento.it

Direttiva sui minori immigrati

Tre i punti d’intervento della direttiva.

1) In primo luogo la direttiva stabilisce la parità di trattamento tra il minore straniero e il minore italiano. La normativa attuale, infatti, prevede che, alla maggiore età, il minore immigrato debba necessariamente convertire il permesso di soggiorno rilasciatogli per motivi familiari, protezione o tutela, in un permesso per studio, lavoro o cure mediche.
Al minore straniero, quindi, regolarmente soggiornante ed a carico dei genitori, raggiunta la maggiore età, non può essere rilasciato un permesso di soggiorno se non ha una occupazione e/o non è iscritto ad un corso di studio.
La direttiva, invece, consente al minore straniero, che al compimento della maggiore età non decide immediatamente se proseguire gli studi o cominciare a lavorare, di rinnovare il permesso di soggiorno per motivi familiari. Ciò naturalmente in considerazione del fatto che i genitori o chi ne esercita la patria potestà, garantiscono per lui e per il suo mantenimento.

2) In secondo luogo è previsto il rilascio di un permesso di soggiorno autonomo al minore 14enne. Attualmente al minore iscritto nel permesso di soggiorno o nella carta di soggiorno del genitore, al compimento del quattordicesimo anno di età, è rilasciato un permesso di soggiorno autonomo, per motivi familiari.
Il permesso di soggiorno autonomo, però, è rilasciato solo in presenza di un documento d’identità, ad es. il passaporto. Ciò comporta che molti minori stranieri non avendo un passaporto o un documento di identificazione e pur frequentando le scuole, non possono sostenere gli esami di maturità, in quanto privi di permesso di soggiorno.
La direttiva stabilisce, invece, che il prefetto ed il questore – considerato che l’identità del minore è garantita dai genitori – devono procedere al rilascio del permesso autonomo allo straniero 14enne, anche in mancanza di passaporto.
Il permesso è valido fino ai 18 anni, al compimento dei quali, dovrà essere convertito.

3) Infine vengono previsti interventi per i minori stranieri non accompagnati e presi in carico da associazioni ed enti locali.
In questi casi, al minore sottoposto ad affidamento familiare o tutela, i questori potranno rilasciare, al compimento dei 18 anni, un permesso di soggiorno, indipendentemente dalla durata della sua presenza sul territorio nazionale.
La direttiva consente, quindi, di evitare l’espulsione di ragazzi diciottenni magari dopo aver seguito per anni corsi di formazione e di lavoro a carico dei comuni.

Fonte: Ministero dell'Interno

mercoledì 2 aprile 2008

Modena: compare la prostituzione cinese

La prostituzione cinese outdoor fa la sua comparsa anche a Modena, dove il Comitato cittadino del Tempio ha avvistato le prime cinesi in viale Monte Korsica, all'altezza di via San Martino.

Fonte: Il Resto del Carlino

Drammatico aumento della sifilide

Dal 2000 al 2005 i casi di sifilide in Italia sono aumentati del 458%. E il Lazio e' l'unica Regione in cui l'aumento si conferma progressivo per tutto questo periodo. A dirlo sono i dati dell'Iss (Istituto superiore di sanita') che si basano sul sistema di sorveglianza nazionale delle Mst al quale contribuiscono 12 centri clinici sentinella sparsi in tutta la Penisola.

La sifilide, malattia creduta sconfitta ormai da tempo, torna a fare capolino soprattutto tra gli omosessuali che vivono nella Capitale, tanto che le diagnosi effettuate presso un importante centro per il trattamento delle infezioni sessualmente trasmissibili (IST) sono aumentate del 150% dal 2000 al 2001, dell'80% nel 2002 e del 44% nel 2003. Con i casi che sono passati da 16 del 2000 ai 104 del 2003. La tendenza in ascesa sembra essersi confermata anche nel 2004 con 124 casi. Quasi tutti i casi sono stati a carico di uomini omosessuali: sono loro, infatti, che hanno subito l'incremento piu' significativo delle diagnosi di sifilide, pari al 222% nel 2001 (passando dai 9 casi registrati nel 2000 ai 29 del 2001), all'86% nel 2002 (54 casi) e al 43% nel 2003 (77 casi).

Secondo l'Iss, i casi segnalati di sifilide infettiva in tutta Italia sono passati dai 104 del 2000, ai 203 del 2001 (+95%) fino ai 581 del 2005 (+ 458%). Un aumento confermato anche dai dati Istat sulle notifiche di sifilide provenienti dal sistema di sorveglianza delle malattie infettive. Secondo l'istituto di statistica, le diagnosi di sifilide notificate da tutti i medici italiani, sono passate dalle 321 del 1999 alle 1.403 del 2005. In Italia, i dati del sistema di sorveglianza nazionale delle malattie infettive mostravano una progressiva e costante diminuzione della sifilide fino agli inizi degli anni 2000, quando in tutto il Paese si sono notificati solo 351 casi.