Un articolo che riflette la realtà (almeno quella vista da chi lungo le strade ci lavora)...
Le prime a sparire sono state le cinesi (proprio le ultime ad essere arrivate). Albanesi e romene si sono presentate più sfoltite e meno esplicite, usando la tattica della discrezione e della mimetizzazione: incollate ai muri, alle fermate dei mezzi pubblici o sedute nelle pensiline. Per tutte, occhi aperti e tacchi pronti a girare velocemente all'avvicinarsi di qualche volante. E c'è già chi pensa di aumentare l'affitto a chi, rischiando in strada, è costretta a rintanarsi in casa per vendere il proprio corpo. Ma il carosello dei clienti abituali, occasionali o semplicemente curiosi continua, soprattutto la notte. Un po' più nervoso e deluso quando, al solito angolo non si trova l'attesa lucciola o viados. Già, i cerbiatti, che invece non vogliono abbandonare la strada e si muovono più velocemente da un punto all'altro delle vie storiche della prostituzione in una sorta di caccia al tesoro.Tre sere dopo la notizia del decreto legge proposto dalla ministra Mara Carfagna, ci sono meno passeggiatrici. C'è attesa e disorientamento. Nel dubbio, senza ben capire quale sarà il loro destino, le prostitute hanno preso qualche giorno di pausa. Confuse anche dalla presenza più massiccia delle forze dell'ordine, sollecite nel chiedere documenti. Una sbandata che ha messo in allarme il Mit (Movimento sulle identità transessuali) e il comitato per i diritti civili della prostitute: «Riteniamo che si stia facendo solo un'operazione di maquillage, mentre i problemi veri non vengono affrontati ne risolti, ma sicuramente aumenteranno. La proibizione di lavorare in strada avrà conseguenze gravi e pericolose per tutte quelle persone che non sono in grado di organizzarsi al chiuso. Non è infatti possibile che ogni prostituta possa ottenere un contratto di affitto. E c'è chi ci speculerà». (...)
Fonte: Corriere della Sera
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