
Strade deserte e “case chiuse” piene. Se, alla luce del nuovo disegno di legge sulla prostituzione, il sole tramonterà sulle tradizionali vie del sesso, le squillo, per non perdere i loro affari, saranno costrette a esercitare al chiuso di un appartamento. Con il risultato che aumenteranno a dismisura i “palazzi del sesso” ma crollerà il loro valore immobiliare. Sembra essere questo lo scenario cui andremo incontro quando il decreto legge voluto dal ministro Mara Carfagna diventerà effettivo. Le strade del sesso, che contano una mappatura variegata e chilometrica, da via Sammartini a via Novara passando per l’Isola, saranno dunque rimpiazzate dai “bordelli”. Perché di questo si tratterà.
PALAZZI DELL'AMORE
Le “case chiuse”, a onor del vero, ci sono sempre state. Alla faccia della legge Merlin. E’ il segreto di pulcinella. Sono infatti almeno 100, a Milano, i palazzi dove si esercita giorno e notte il mestiere più antico del mondo. La mappatura dell’eros mercenario in casa è tracciata su strada, annuncio dopo annuncio, palazzo dopo palazzo, citofono dopo citofono. Disseminati a raggiera dalle periferie nascoste e sgarrupate al centro opulento e discreto. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. I prezzi vanno dai 50 ai 500 euro a prestazione. Accessori e comfort compresi. Un dejà vu in bianco e nero per un’intera generazione d’irriducibili clienti.
LE ZONE CALDE
Palazzi più o meno anonimi, se si escludono quello di via Sammartini, al centro di numerose inchieste, e quello di via Lambrate, dove l’improbabile leggenda metropolitana narra che lavorino le donne di piacere “più belle del mondo”. Oppure come quello, meno noto ma altrettanto “focoso”, di via Arquà. Gli epicentri demografici del fenomeno sono tre. Il triangolo Stazione Centrale-Loreto-Lambrate, l’“isola del piacere” tra i Navigli, la Darsena e il Ticinese e lungo le arterie che confluiscono in piazzale Maciachini, partendo dal fronte del palco del divertimento notturno del quartiere Isola e di Brera.
Un racket invisibile, nascosto dietro le mura domestiche e le facciate anonime degli alloggi metropolitani, che gestisce brasiliane (40 per cento), italiane (25%), dell’Est europeo per un altro quarto, cinesi e giapponesi per il restante 10 per cento. Ma i due grandi mondi della prostituzione d’appartamento a Milano sono l’Europa dell’Est e il Brasile. Le brasiliane, in particolare, lavorano in stabili del centro interamente adibiti al meretricio, in palazzine d’alto bordo. La maggior parte provengono da Salvador de Bahia, Minas Gerais e San Paolo. L’età varia dai 16 ai 30 anni. Arrivano a Milano con un debito con i protettori, i boss della tratta e del racket delle nuove schiave del sesso di lusso, che parte dai 15mila euro. Inoltre devono pagare, all’organizzazione che gestisce il bordello, una diaria di 300 euro alla settimana per lavorare. In alternativa alla diaria, l’affitto mensile si attesta intorno ai 2-3mila euro al mese. Oltre a queste spese bisogna aggiungere il costo per gli annunci. Ogni vetrina telematica sulla città vale 260 euro.
I PREZZI
Questo scenario preoccupa la Confedilizia, che teme che i prezzi degli immobili dove le prostitute saranno obbligate a prendere in affitto gli appartamenti, crolleranno di valore immobiliare. E nei prossimi mesi si annuncia battaglia.
Fonte: CronacaQUI
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