lunedì 29 settembre 2008

Prato: prostituzione "in" cinese

Un nuovo modo di pubblicizzare i servizi a carattere sessuale delle donne cinesi immigrate in Italia...
Incontri con sexy parrucchiere? Basta girare a Chinatown, conoscere un po’ il cinese e leggere sui muri. Sì, perché in via Pistoiese, via Filzi, via Becagli e in tutte le strade dove vive la comunità orientale si possono trovare cartelli e annunci abusivi dappertutto, scritti su volantini di fortuna oppure direttamente sull’intonaco dei muri. Anzi, c’è chi ha pensato bene di lasciare il proprio messaggio anche sulla Porta Pistoiese, senza dimenticare il tazebao davanti all’Unicredit che è scomparso per poche ore nei giorni della stretta dei controlli e che poi è puntualmente ricomparso qualche ora dopo, un po’ come i laboratori pieni di clandestini. Questa volta però i residenti non sono rimasti a guardare ed hanno deciso di capire cosa c’è scritto in quella miriade di volantini appesi ovunque che sono stati anche fotografati.

Grazie all’aiuto di chi conosce il cinese ne sono stati tradotti tre. Il primo volantino messo sotto la lente dai residenti della zona dice: "Specializzazione incontri. Apertura 6 maggio chiusura 30 maggio. Nuove ragazze a servizio completo, incontri trasparenti cristallini, come cristallo intagliato". Poi ci sono le indicazioni e dei numeri di riferimento, che del resto sono spesso ben visibili sui muri perché scritti a caratteri cubitali.

Nel volantino numero due ci sono anche l’immagine di una rosa e una cartina stilizzata, così anche gli italiani, arrangiandosi, potrebbero trovare il posto. Chi l’ha attaccato avrà pensato: non si sa mai a chi può interessare... Ecco la traduzione ottenuta dai residenti: "Consigliato/Esclusivo centro taglio capelli e acconciature nuovo servizio. Disponibilità ragazze... Ottimo taglio". Poi ecco gli immancabili riferimenti telefonici. La 'lezione' di cinese non si è fermata qui, anche se ormai è chiaro di che tipo di messaggi è tappezzata Chinatown. Volendo moltiplicare i due volantini tradotti dai residenti per le migliaia che si trovano nelle strade, anche sulle cabine dell’Enel, non si fa fatica a capire che l’offerta si allarga e di molto. Infatti anche il terzo testo non fa eccezione: "Nuovo centro massaggi, situato in zona cinese. Sexy e pulite giovani ragazze, personale disponibile e premuroso". Seguono numeri di telefono (...).

Fonte: La Nazione



giovedì 25 settembre 2008

Alba: denunciato sfruttatore cinese

Ancora una volta al Alba è stata localizzata una casa d’appuntamento dove si prostituiva una clandestina cinese. La donna era sfruttata da un suo connazionale regolare e residente a Milano, al quale doveva parte dei proventi dell'attività. L'uomo aveva stipulato un contratto d’affitto presso un’agenzia immobiliare del luogo, all’insaputa del proprietario dell’appartamento. Duplice denuncia penale per lo sfruttatore cinese sia per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e sfruttamento della prostituzione, mentre per la donna sono state avviate le procedure di espulsione.

In base alle osservazioni delle forze dell'ordine nell'appartamento si recavano circa 4/5 clienti al giorno, per un guadagno giornalieri di circa 600 euro.

Fonte: TargatoCN, La Repubblica

lunedì 22 settembre 2008

Appartamenti a luci rosse sul litorale adriatico

Il confine tra Marche e Abruzzo, nella zona della Bonifica del Tronto, continua ad essere popolato da cittadine cinesi che si dedicano alla prostituzione.

E' stato individuato a San Benedetto del Tronto un appartamento a luci rosse dove una donna cinese di 30 anni, già titolare di un provvedimento di espulsione dal territorio italiano, prestava servizi sessuali. L'attenzione delle forze dell'ordine è scaturita dal viavai di clienti. La donna ha tentato di dare un nome falso e di far credere di essere in Italia da pochi giorni, ma è stata tradita dal rilevamento delle impronte digitali.

Fonte: Il Resto del Carlino, gomarche.it



domenica 21 settembre 2008

La zona grigia della sanità italiana


La salute dei neocomunitari non è uguale per tutti: il ministero ha deciso che dipende dai singoli Sistemi sanitari regionali. Alcuni hanno istituito il tesserino Eni (europeo non iscritto) per poter chiedere il rimborso al paese d’origine, altri no. A causa di un vuoto amministrativo, bulgari e rumeni non iscritti alla sanità regionale perché magari lavorano in nero o non sanno che in Italia serve la tessera europea di assicurazione malattia (Team) se si resta nel nostro paese meno di tre mesi, rischiano di vedersi negare l’assistenza sanitaria se non ricorrono a un’assicurazione privata, nonostante la legge nazionale e una direttiva regionale gliela garantiscano. “Il problema è nato con l’allargamento dell’Unione europea e non è ancora stato risolto – spiega Salvatore Geraci, presidente della Società italiana di medicina delle migrazioni –. Il ministero della Salute ha detto di applicare la normativa comunitaria a tutti i cittadini Ue, ma poi ha delegato alle Regioni la scelta di come fare con i neoentrati”.
“Ecco che allora alcune amministrazioni hanno istituito il tesserino Eni (europeo non iscritto) e altre no, creando non poche discrepanze. Il problema si pone soprattutto per quelle persone che lavorano in nero, che non sanno che in Italia serve la tessera europea di assicurazione malattia (Team) o che non possono permettersi un’assicurazione privata. A peggiorare il quadro – continua il dottor Geraci –, quest’estate è arrivata la legge 133 del 6 agosto 2008 che ha modificato il testo unico sull’immigrazione abrogando la parte che diceva che ai cittadini comunitari si applicano le norme più favorevoli”.
Né immigrati irregolari né cittadini iscritti al Servizio sanitario regionale, molti neocomunitari sono quindi caduti in una zona grigia in cui non è garantita loro l’assistenza sanitaria. Il motivo? La mancanza di indicazioni tecniche, da parte della Regione, sulla contabilità separata da tenere all’interno delle Ausl per le prestazioni fornite a bulgari e rumeni. Insomma, la Regione dice cosa bisogna fare, ma non dice come farlo. Così, “il diritto all’assistenza, che è stato ribadito dalla legge nazionale e da una direttiva regionale, di fatto trova ostacoli ad essere garantito” dice Chiara Bodini di Sokos. Ma “nei nostri ambulatori – spiega il medico volontario dell’associazione bolognese che assiste gli stranieri irregolari –, i rumeni hanno continuato a venire anche dopo che il ministero della Salute aveva ribadito loro il diritto ad avere l’assistenza sanitaria da parte delle Ausl, soprattutto per le prestazioni indifferibili e urgenti”. “Gli operatori delle Asl non sanno cosa scrivere sulle ricette e si sono create delle situazioni di rimpallo delle responsabilità che impattano sull’utente e esasperano gli operatori”.

Fonte: Redattore Sociale


venerdì 19 settembre 2008

Romagna e Marche: storie di donne cinesi

A Marina di Ravenna sono state denunciate due donne cinesi di 33 e 35 anni per favoreggiamento della proestituzione: esercitavano la professione nello stesso appartamento. Una delle due era già stata raggiunta da un provvedimento di espulsione ed è stata arrestata.

Una simile sorte è toccata alle due cinesi, di 54 e 35 anni, accusate di favoreggiamento e induzione alla prostituzione per aver gestito delle case di appuntamento nella periferia dell'Aquila nelle quali giovani connazionali venivano segregate nelle abitazioni. Le due donne provvedevano di tanto in tanto a fare spesa e a gettare l'immondizia. Le cinesi erano sempre controllate con un telefonino cellulare attraverso il quale le due donne che gestivano la prostituzione riuscivano a controllare gli incassi.

Fonte: RomagnaOggi.it e Il Centro

martedì 16 settembre 2008

Milano si svuota

Un articolo che riflette la realtà (almeno quella vista da chi lungo le strade ci lavora)...

Le prime a sparire sono state le cinesi (proprio le ultime ad essere arrivate). Albanesi e romene si sono presentate più sfoltite e meno esplicite, usando la tattica della discrezione e della mimetizzazione: incollate ai muri, alle fermate dei mezzi pubblici o sedute nelle pensiline. Per tutte, occhi aperti e tacchi pronti a girare velocemente all'avvicinarsi di qualche volante. E c'è già chi pensa di aumentare l'affitto a chi, rischiando in strada, è costretta a rintanarsi in casa per vendere il proprio corpo. Ma il carosello dei clienti abituali, occasionali o semplicemente curiosi continua, soprattutto la notte. Un po' più nervoso e deluso quando, al solito angolo non si trova l'attesa lucciola o viados. Già, i cerbiatti, che invece non vogliono abbandonare la strada e si muovono più velocemente da un punto all'altro delle vie storiche della prostituzione in una sorta di caccia al tesoro.

Tre sere dopo la notizia del decreto legge proposto dalla ministra Mara Carfagna, ci sono meno passeggiatrici. C'è attesa e disorientamento. Nel dubbio, senza ben capire quale sarà il loro destino, le prostitute hanno preso qualche giorno di pausa. Confuse anche dalla presenza più massiccia delle forze dell'ordine, sollecite nel chiedere documenti. Una sbandata che ha messo in allarme il Mit (Movimento sulle identità transessuali) e il comitato per i diritti civili della prostitute: «Riteniamo che si stia facendo solo un'operazione di maquillage, mentre i problemi veri non vengono affrontati ne risolti, ma sicuramente aumenteranno. La proibizione di lavorare in strada avrà conseguenze gravi e pericolose per tutte quelle persone che non sono in grado di organizzarsi al chiuso. Non è infatti possibile che ogni prostituta possa ottenere un contratto di affitto. E c'è chi ci speculerà». (...)


Fonte: Corriere della Sera


Reazioni dal mondo cinese

Da Torino alcune reazioni delle "massaggiatrici" cinesi che lavorano negli appartamenti.
"Noi facciamo i massaggi, non ci interessa delle leggi perché non facciamo niente di male", dice una prostituta di 55 anni, che lavora con sua nipote, di 25. "Facciamo soltanto massaggi, perché dovremmo preoccuparci?".
L'appartamento costa 500 euro al mese, quasi la metà di quello che viene chiesto a un'europea (800-900 euro) e i guadagni delle prestazioni coprono senza difficoltà le spese .

Fonte: CronacaQui

sabato 13 settembre 2008

Ddl Carfagna: una delle possibili conseguenze


Strade deserte e “case chiuse” piene. Se, alla luce del nuovo disegno di legge sulla prostituzione, il sole tramonterà sulle tradizionali vie del sesso, le squillo, per non perdere i loro affari, saranno costrette a esercitare al chiuso di un appartamento. Con il risultato che aumenteranno a dismisura i “palazzi del sesso” ma crollerà il loro valore immobiliare. Sembra essere questo lo scenario cui andremo incontro quando il decreto legge voluto dal ministro Mara Carfagna diventerà effettivo. Le strade del sesso, che contano una mappatura variegata e chilometrica, da via Sammartini a via Novara passando per l’Isola, saranno dunque rimpiazzate dai “bordelli”. Perché di questo si tratterà.

PALAZZI DELL'AMORE
Le “case chiuse”, a onor del vero, ci sono sempre state. Alla faccia della legge Merlin. E’ il segreto di pulcinella. Sono infatti almeno 100, a Milano, i palazzi dove si esercita giorno e notte il mestiere più antico del mondo. La mappatura dell’eros mercenario in casa è tracciata su strada, annuncio dopo annuncio, palazzo dopo palazzo, citofono dopo citofono. Disseminati a raggiera dalle periferie nascoste e sgarrupate al centro opulento e discreto. Ce n’è per tutti i gusti e per tutte le tasche. I prezzi vanno dai 50 ai 500 euro a prestazione. Accessori e comfort compresi. Un dejà vu in bianco e nero per un’intera generazione d’irriducibili clienti.

LE ZONE CALDE
Palazzi più o meno anonimi, se si escludono quello di via Sammartini, al centro di numerose inchieste, e quello di via Lambrate, dove l’improbabile leggenda metropolitana narra che lavorino le donne di piacere “più belle del mondo”. Oppure come quello, meno noto ma altrettanto “focoso”, di via Arquà. Gli epicentri demografici del fenomeno sono tre. Il triangolo Stazione Centrale-Loreto-Lambrate, l’“isola del piacere” tra i Navigli, la Darsena e il Ticinese e lungo le arterie che confluiscono in piazzale Maciachini, partendo dal fronte del palco del divertimento notturno del quartiere Isola e di Brera.
Un racket invisibile, nascosto dietro le mura domestiche e le facciate anonime degli alloggi metropolitani, che gestisce brasiliane (40 per cento), italiane (25%), dell’Est europeo per un altro quarto, cinesi e giapponesi per il restante 10 per cento. Ma i due grandi mondi della prostituzione d’appartamento a Milano sono l’Europa dell’Est e il Brasile. Le brasiliane, in particolare, lavorano in stabili del centro interamente adibiti al meretricio, in palazzine d’alto bordo. La maggior parte provengono da Salvador de Bahia, Minas Gerais e San Paolo. L’età varia dai 16 ai 30 anni. Arrivano a Milano con un debito con i protettori, i boss della tratta e del racket delle nuove schiave del sesso di lusso, che parte dai 15mila euro. Inoltre devono pagare, all’organizzazione che gestisce il bordello, una diaria di 300 euro alla settimana per lavorare. In alternativa alla diaria, l’affitto mensile si attesta intorno ai 2-3mila euro al mese. Oltre a queste spese bisogna aggiungere il costo per gli annunci. Ogni vetrina telematica sulla città vale 260 euro.

I PREZZI
Questo scenario preoccupa la Confedilizia, che teme che i prezzi degli immobili dove le prostitute saranno obbligate a prendere in affitto gli appartamenti, crolleranno di valore immobiliare. E nei prossimi mesi si annuncia battaglia.


Fonte: CronacaQUI

lunedì 8 settembre 2008

Perugia: 1, 2, 3... 10 case a luci rosse?

Da un controllo di routine nell’ambiente della prostituzione potrebbe uscir fuori una catena organizzata di appartamenti in cui vengono ospitate giovani cinesi. Un cinese, infatti, è risultato intestatario di almeno decina di contratti di affitto di case a Perugia, ma è nullafacente. In uno di questi appartamenti, tramite un annuncio su un giornale, si proponevano come massaggiatrici Shiatsu due giovani donne cinesi di 25 e 40 anni che in effetti però si prostituivano.

Fonte: TamTam

La Spezia: arrestata maitresse

E' stata arrestata mentre cercava di scappare in treno la manager del sesso cinese spezzino. 40 anni, elegante, priva di permesso di soggiorno. Gestiva gli annunci erotici su internet e giornali, organizzava gli appuntamenti delle tre ragazze che lavoravano negli appartamenti in modo da evitare sovrapposizioni e perdite di tempo e si occupava dell'arredamento della casa e del look delle sue connazionali.
Le tre ragazze, tutte tra i 20 e i 25 anni, avevano un cellulare con cui parlavano direttamente coi clienti, sia italiani, sia stranieri. Nell'appartamento, di proprietà di un cittadino cinese, non erano mai insieme, ma lavoravano a rotazione. Le tariffe tra i 40 e i 100 euro, di cui il 50% vniva ritenuto dalla 40enne.

Fonti: La Nazione, Il Secolo XIX

Prato: i "bordelli cinesi" non tramontano

I "bordelli cinesi", riadattati in Italia dalla prima immigrazione cinese tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80 in perfetto stile cinese non sembrano essere tramontati.
E' stato chiuso a Prato il "Mia Club", dove i cinesi si riunivano per mangiare, bere , giocare d'azzardo e godere dei servizi sessuali messi a disposizione da alcune connazionali nei piani superiori.
L'attenzione delle forze dell'ordine era stata attratta dal vivace via vai di gente che animava i dintorni del locale. I blitz condotti hanno portato alla luce anche la presenza di un traffico di pasticche di ecstasy, che già in altri casi è risultato accompagnarsi a sfruttamento della prostituzione.
L'immobile, di appartenenza di un'azienda italiana, era stato affittato per uso di ufficio a un cinese regolare, titolare del club.

Fonte: La Nazione, Toscana TV



lunedì 1 settembre 2008

Lombardia: un vero business famigliare

3 case d'appuntamenti, a Lodi, Piacenza e Varese. Clandestine cinesi intorno ai 40 anni che si prostituivano dalle 8.30 del mattino alle 23, spostate di casa in casa a intervalli che variavano tra i 15 giorni e le 6 settimane. Prestazioni dai 30 ai 50 euro, 10 clienti al giorno circa per ciascuna prostituta, per un giro d'affari di 45mila euro al mese. Interessante la percentuale lasciata agli sfruttatori, pari al 40% dei profitti: una proporzione ridotta, rispetto alla media nel mondo dello sfruttamento sessuale.
A gestire tutto era una coppia di cinesi di 40 e 45 anni, residente in via Paolo Sarpi. Lui trovato a giocare il Ma-jong, lei a prostituirsi. Gli appartamenti di Lodi e Varese erano stati loro regolarmente affittati da cittadini italiani, mentre l'immobile di Varese risultava gestito direttamente dal proprietario italiano, che infatti è indagato.

Fonte: CroncaQui, Il Giorno, Il Giornale

Napoli: joint venture cino-rumena

Gli sfruttatori cinesi ancora una volta si aprono a joint venture con criminali di altre nazionalità. La notizia è dei primi giorni di agosto e proviene da Terzigno, nella provincia di Napoli, dove è stato scoperto un giro di prostituzione composto da una cittadina cinese di 28 anni, impiegata nel distretto tessile di Prato, e da un ragazzo rumeno appena 18enne.
Nell'appartamento a luci rosse, di proprietà della donna, veniva fatta prostituire una minorenne rumena di 14 anni, insieme ad altre donne cinesi. I clienti erano di nazionalità cinese, proprietari delle aziende tessili della zona, agganciati dalla 28enne.
Nel giro sono coinvolti anche un cittadino cinese di 31 anni, residente a Prato, e un altro rumeno.
La denuncia è partita dalla minorenne, che dopo una settimana di sevizie è riuscita a scappare.

Fonte: La Nazione, L'Unione Sarda