giovedì 2 ottobre 2008

Cinesi: una ricerca per incentivare l'accesso sanitario

Comunità cinese e accesso ai servizi sanitari: un rapporto a dir poco complesso, che in non pochi casi contribuisce ad alimentare pregiudizi e diffidenze presso la popolazione autoctona. Su questa realtà la Caritas romana ha voluto indagare attraverso una “ricerca-azione” condotta tra il 2001 e il 2007 presso il Poliambulatorio di Via Marsala su un campione di 1.351 cittadini di nazionalità cinese. La ricerca prende le mosse dalla constatazione che dal 1983 al 2001 i pazienti cinesi che si sono rivolti al Poliambulatorio della Caritas sono stati soltanto 183 su oltre 65mila immigrati. Un dato che gli operatori della Caritas ritenevano a dir poco sorprendente, considerando che gli immigrati cinesi a Roma rappresentano circa il 3,5% della popolazione straniera e che in alcuni quartieri particolari, tra cui l’Esquilino, questa percentuale raddoppia o triplica addirittura.

La ricerca ha fornito dunque una prima risposta allo scarso accesso alle cure mediche da parte dei cittadini cinesi, che non riguarda soltanto il Poliambulatorio della Caritas, ma più in generale i servizi sanitari pubblici e del privato sociale specialmente in relazione alla medicina di base. Tra le ragioni di questo difficile rapporto sono state evidenziate un’inadeguata risposta dei servizi sanitari alle esigenze della comunità, il forte impegno lavorativo e la difficoltà di richiedere permessi per la prevenzione e la tutela della propria salute e la capacità della comunità di rispondere attraverso il sistema tradizionale alla domanda di salute dei propri membri, che dunque ricorrono alla strutture sanitarie soltanto nei casi più gravi.

Grazie alla ricerca e alla presenza costante di interpreti, i pazienti cinesi del Poliambulatorio sono progressivamente aumentati. Dalle poche unità degli anni Novanta, si è infatti passati ai 122 pazienti del 2002 e da qui a un successivo e costante incremento: 214 nel 2003, 193 nel 2004, 261 nel 2005, 317 nel 2006, fino al 2007 in cui sono stati visitati 235 nuovi pazienti. Attualmente la presenza di nuovi pazienti cinesi ha raggiunto il secondo posto dopo quella dei romeni e rappresenta il 13% del totale dei nuovi pazienti. In particolare, le donne rappresentano l’8,2% delle persone che si recano al Poliambulatorio e anche l’afflusso dei bambini appare in crescita. Dalla ricerca emerge, inoltre, che il 39% dei pazienti cinesi riferisce di essere senza un’occupazione regolare, solo il 19% ha più di 12 anni di scolarità e il 70% è senza permesso di soggiorno. E a questo proposito – rileva la ricerca – anche i pazienti in regola e iscritti al Sistema Sanitario Nazionale, e che dovrebbero essere quindi visitati dai medici di base, preferiscono rivolgersi al Poliambulatorio per via del servizio di interpretariato che viene offerto.

Tra gli ostacoli che impediscono l’accesso ai servizi sanitari di base i pazienti riferiscono innanzitutto la paura e la diffidenza, che riguarda però soprattutto gli immigrati irregolari. Altri ostacoli significativi sono poi la lingua e i percorsi amministrativi, che vengono considerati troppo complessi e poco trasparenti. Solo agli ultimi posti e con un peso nettamente inferiore vengono segnalati gli aspetti relativi alla priorità del lavoro sulla salute, quelli socio culturali e, per quanto riguarda il Poliambulatorio Caritas, quelli religiosi.

Fonte: Redattore Sociale


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