
L'articolo comparso su Repubblica.it ha fatto scandalo. Ma c'è ancora chi tenta di nascondere la polvere sotto il tappeto, come l'assessore alla sicurezza di Parma Costantino Monteverdi. Ecco la sua intervista.
Due interrogazioni, una al Parlamento e una all'assemblea regionale, centinaia di messaggi e commenti alla fotografia "choch", ma nessuna inchiesta interna. Mentre i radicali si rivolgono al ministro dell'Interno Roberto Maroni e Rifondazione comunista al governatore Vasco Errani, mentre i lettori di Repubblica aprono il dibattito sui diritti e sulla dignità delle lucciole, l'assessore alla Sicurezza Costantino Monteverdi difende l'operato della polizia municipale. Spiega perché una ragazza nigeriana si è accasciata a terra nella cella di sicurezza del "suo" comando dopo un'operazione anti-prostituzione. Sa che le lucciole "sono vittime e non criminali", che le retate "non colpiscono il racket" e che i poteri dei sindaci, anche dopo la Carta di Parma, "sono limitati". Ma getta acqua sul fuoco: "Le polemiche nate dopo la pubblicazione di quella foto sono eccessive". Racconta quella che, a suo dire, non è stata una deriva securitaria, ma solo una notte di "ordinari controlli"
Assessore, cos'è successo la sera in cui la fotografia è stata scattata?
"Era una normale operazione, come ne facciamo tante. Abbiamo perlustrato le vie del mercato del sesso su strada e abbiamo fermato lucciole e clienti multandoli secondo un'ordinanza emessa dal sindaco diversi mesi prima della firma della Carta di Parma. Sul filo del codice della strada sanzioniamo chi si ferma a contrattare in un luogo pubblico"
E poi portate le ragazze in centrale…
"Lo prevede la legge quando non hanno documenti. La foto segnalazione è obbligatoria"
La lucciola della foto però era disperata.
"Aveva paura del suo sfruttatore perché così avrebbe perso l'incasso della serata. Continuava a buttarsi a terra e per questo era sporca di polvere. Quando, qualche ora dopo, è arrivata la storia "legale" è stata chiara la portata del suo dramma"
Cioè?
"E' nigeriana, ma il suo paese non l'ha riconosciuta per cui è impossibile rimpatriarla. In passato è stata in un Cpt ed è stata fermata in diverse città italiane, sempre mentre si prostituiva sulla strada. Aveva il volto pieno di cicatrici, segno che è stata percossa, picchiata e sfregiata"
Perché l'avete trattenuta in quella cella?
"Perché si calmasse. Con decreto del ministro dell'Interno anche i comandi di polizia municipale debbono avere una stanza attrezzata per ospitare chi, trattenuto per accertamenti, stia dando in escandescenze e possa ferirsi o farsi del male. Un ubriaco ad esempio"
Ma in questi casi non si dovrebbe chiamare un medico o uno psicologo?
"Dipende dai casi. Anche perché molti volte si tratta di atteggiamenti strumentali. La ragazza è stata accompagnata in quella stanza perché si calmasse, com'è avvenuto dopo poco"
Dalla foto sembrava svenuta
"Stava dormendo, dopo un'oretta si è svegliata. Era calma e si è fatta tranquillamente prendere le impronte e fotografare, come vuole la legge. La nostra ispettrice e gli altri agenti che hanno ascoltato il suo sfogo, le hanno offerto un caffè e l'hanno rilasciata l'indomani, quando l'Afiss ha risposto mandandoci tre pagine su di lei. A quel punto i vigili, come accade spessissimo, hanno offerto la colazione alle ragazze. Di tasca loro, dato che non esiste un fondo comunale per cose del genere. In più, visto che aveva indosso solo un tanga e una maglietta, i vigili si sono fatti indicare il punto della via Emilia dove aveva lasciato i suoi vestiti, li sono andati a recuperare e glieli hanno portati"
Ma per il resto della notte è rimasta così? Semi-nuda?
"No, gli è stata data una coperta"
Non mentre era in quella cella.
"C'è rimasta un'ora al massimo, il tempo che si calmasse"
Se era evidente che fosse una vittima del racket, non è stato pericoloso rilasciarla?
"Non possiamo trattenere nessuno contro la propria volontà"
Era necessario, quindi, portarla in centrale e trattenerla?
"I controlli anti prostituzione sono necessari. Li chiedono i cittadini con centinaia di segnalazioni e raccolte firme"
Ma se in questo modo si colpiscono solo le vittime, ragazze terrorizzate dai loro sfruttatori, che senso hanno certe operazioni al di là della risposta alle pressioni dei cittadini?
"Funzionano da deterrente perché le multe scoraggiano i clienti e le retate fanno capire al racket che Parma non è terra di nessuno. Se passasse il messaggio contrario ci ritroveremmo le strade invase dalle prostitute"
Contro lo sfruttamento però operazioni del genere non servono a nulla
"Il racket e lo sfruttamento si combattono con azioni di intelligence che non sono compito della polizia municipale"
I poteri speciali assegnati dal decreto Maroni e la Carta di Parma allora a che servono?
"A rendere più incisive le azioni di disturbo. Maroni dice di essere creativi intendendo con questo che ogni sindaco può e deve pensare le ordinanze in base alla sua realtà che è diversa da Palermo a Perugina, da Parma a Milano"
A Parma cosa si farà?
"Stiamo studiando provvedimenti che più che creativi siano di buon senso e organici. Speriamo di essere pronti a settembre e non riguarderanno solo la prostituzione, ma anche lo spaccio e gli assembramenti rumorosi e pericolosi. Ad esempio potremmo arrivare a vietare la detenzione e non solo la vendita, come avviene oggi, di bevande in bottiglie di vetro in determinate aree della città"
E' tutto questo non le sembrano azioni-intenzioni da sceriffi?
"Termini come sindaci sceriffi sono stati coniati dalla stampa e non corrispondono alla realtà e alle nostre intenzioni che non sono quelle di punire i deboli, ma di garantire la sicurezza e il benessere"
Ritorniamo, quindi, al caso della prostituta e alle retate sulle strade. In questo modo a chi garantisce il benessere?
"Avviciniamo le ragazze e le informiamo che esistono programmi di protezione in cui possono rientrare"
Ci riuscite?
"Dall'inizio dell'anno, in sei mesi, sono 54 le lucciole entrate in un programma di protezione e che ora, con un permesso di soggiorno, vivono in altre parti d'Italia, in case protette dove stanno iniziando una nuova vita"
Chi sono queste ragazze?
"48 sono nigeriane, le altre di diversa nazionalità. Hanno denunciato di essere vittime del racket e ora sono, appunto, protette. Perché non dimentichiamo che rischiano la vita e che anche nel volerle aiutare è necessaria competenza e non solo buona volontà. La criminalità sa essere spietata"
Come hanno trovato il coraggio di liberarsi al racket?
"La stragrande maggioranza c'è riuscita grazie a un fidanzato, un cliente che si è innamorato e che ha deciso di aiutarle, venendo a informarsi da noi sui programmi di protezione e aiutando queste ragazze a fidarsi. Altre volte il coraggio arriva dopo che le stesse donne finiscono al pronto soccorso, massacrate di botte dagli sfruttatori".
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