venerdì 30 maggio 2008

Varese: favoreggiamento tra coetanee

La polizia varesina ha condotto un'indagine all'interno di un appartamento a luci rosse, scoprendo due giovani ventenni clandestine di nazionalità cinese. Nessun legame apparente con aguzzini. Non è stato sufficiente accusare le due di aver violato le leggi sull'immigrazione: una di loro è stata incriminata di favoreggiamento della prostituzione. Il motivo: nel momento in cui il poliziotto in borghese è penetrato nell'appartamento, una l'ha ricevuto e presentato all'altra, di fatto pronta a consumare il rapporto.

martedì 13 maggio 2008

Massa Carrara: arrestate massaggiatrici cinesi

La prostituzione cinese nella sua forma più tradizionale raggiunge anche Massa Carrara. Qui è stato scoperto un appartamento in cui si prostituivano due donne cinesi, di 45 e 20 anni. Entrambe clandestine, ma legate da un rapporto gerarchico: la più giovane consegnava il denaro ottenuto con le prestazioni alla più vecchia. L'appartamento è risultato intestato a due uomini cinesi.

Fonte: nostalgiatoscana.it

Milano: omicidio di una prostituta cinese

Un cinese è stato fermato, sabato notte, con l'accusa di aver ucciso la prostituta di 46 anni, Li Yang, sua connazionale, trovata morta, strozzata, in un appartamento di via Cagliero, a Milano, lo scorso 5 maggio. Le indagini sono state condotte dalla squadra Mobile della Questura di Milano e coordinate dal pm Letizia Mannella.
L'uomo Junlai Chai, 44 anni, ha confessato davanti al magistrato, che lo ha interrogato nella notte. Si tratterebbe di uno sfruttatore. Secondo la confessione, l'omicidio è avvenuto nella tarda serata del giorno precedente ed è stato l'epilogo di una lite tra i due. L'uomo ha detto di aver litigato per la spesa, «poi ci siamo presi a schiaffi, lei è diventata violenta e io ho perso la testa».
A portare sulle tracce dell'assassino è stato in particolare uno straniero regolare, che però non è un cinese, che aveva instaurato un rapporto sentimentale stretto con la donna. Il cinese fermato già nel 2006 era stato accusato di sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. L'uomo da qualche anno esercitava lo sfruttamento della prostituzione cinese affittando gli appartamenti nei quali far lavorare le prostitute e mettendo avvisi sui giornali con cui si offrivano massaggi a pagamento.


Fonte: Il Tempo



Un cinese è stato fermato, la scorsa notte, con l'accusa di aver ucciso la prostituta di 46 anni, Li Yang, sua connazionale, trovata morta, strozzata, in un appartamento di via Cagliero, a Milano, lo scorso 5 maggio. Le indagini sono state condotte dalla squadra Mobile della Questura di Milano e coordinate dal pm Letizia Mannella. L'uomo ha confessato davanti al magistrato, che lo ha interrogato nel corso della notte. Si tratterebbe di uno sfruttatore.

Il presunto colpevole è Junlai Chai ed ha 44 anni. Secondo la confessione, l'omicidio è avvenuto nella tarda serata del giorno precedente ed è stato l'epilogo di una lite tra i due. L'uomo ha detto di aver litigato per la spesa, «poi ci siamo presi a schiaffi, lei è diventata violenta e io ho perso la testa». A portare sulle tracce dell'assassino inquirenti e investigatori è stato in particolare uno straniero regolare, che però non appartiene alla comunità cinese, che aveva instaurato un rapporto sentimentale stretto con la donna.

Oltre alla testimonianza di questa persona, gli uomini della squadra mobile, guidati da Francesco Messina e coordinati dal pm Letizia Mannella, hanno svolto una serie di accertamenti sul passato della prostituta che esercitava la propria attività in via Teano. Il cinese fermato è destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Verbania nel 2006 per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Secondo gli accertamenti l'uomo da qualche anno esercitava l'attività di sfruttamento della prostituzione cinese con «le modalità classiche», come ha spiegato Messina, cioè affittando gli appartamenti nei quali far lavorare le prostitute e mettendo avvisi sui giornali con cui si offrivano massaggi a pagamento.

Le indagini, coordinate dal pm milanese Letizia Mannella e condotte dagli agenti della Squadra Mobile, hanno permesso di arrivare all'assassino dopo una serrata attività investigativa di tipo tradizionale: accertamenti sul passato della donna (si prostituiva tra via Tonale e l'abitazione dove è stata assassinata), pedinamenti e interrogatori di chi la conosceva. Tra queste un uomo, uno straniero regolare e senza alcun precedente, che da alcuni mesi aveva un rapporto d'amicizia molto stretto con la vittima e che ha fornito indicazioni preziose.

Indicazioni che hanno portato al fermo del cinese che poi è risultato anche destinatario di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata nel 2006 dal gip di Vebania per sfruttamento della prostituzione e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Dagli accertamenti, inoltre, è emerso che Junlai Chai, irregolare, da circa due anni aveva messo in piedi una rete di squillo tra Veneto, Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna: prendeva in affitto appartamenti e offriva massaggi attraverso inserzioni sui giornali «secondo la classica modalità dello sfruttamento della prostituzione cinese», ha spiegato Francesco Messina, capo della Squadra Mobile di Milano.

L'uomo, accusato di omicidio, ieri sera davanti al pm Mannella, dopo le iniziali contestazioni, ha confessato. Ha detto di aver strozzato la donna il giorno prima del suo ritrovamento, cioè la sera del 4 maggio: «Abbiamo litigato - ha detto in sintesi - perchè non le portavo a casa la spesa, poi abbiamo cominciato a prenderci a schiaffi, lei è diventata violenta e io ho perso la testa». E di quella lite violenta, ieri, sulle braccia dello sfruttatore si notavano ancora i segni: i graffi e i solchi lasciati sulla pelle dalle unghie della donna che si sarebbe difesa in modo energico prima di essere strangolata. Secondo il cinese non ci sarebbe stata quindi premeditazione. La sua versione, in particolare sul punto che la discussione era nata per le proteste della vittima che non vedeva soddisfatte le sue necessità, lascia perplessi gli inquirenti e gli investigatori che pensano invece a una questione di tipo economico sorta tra prostituta e sfruttatore. Il pm domani inoltrerà al gip la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere.

Fonte: CronacaQui.it



domenica 11 maggio 2008

Milano: il comitato Abruzzi-Piccinni contro le cinesi

Il comitato spontaneo apolitico Abruzzi-Piccinni e vie limitrofe ha redatto un dossier-denuncia che si incentra sulla prostituzione cinese. La pubblicazione del dossier si sovrappone temporalmente all'omicidio di una prostituta cinese in un appartamento nella zona della Stazione centrale. L'evento scatena insicurezza nei cittadini italiani, che vivono a stretto contatto con le donne che prostituiscono in via Piccinni, Monteverdi e Paganini. Ma l'insicurezza riguarda i cittadini milanesi o le clandestine cinesi? Sembra che ai primi infastidisca più la presenza delle lucciole che gli iniqui regolamenti di conti che avvengono al chiuso, dietro le quinte del mondo della prostituzione.
Il comitato riconosce la discrezione e la compostezza delle prime prostitute cinesi, ma poi ne denuncia l'aumento, sottolineando una parallela crescita dei negozi e dei bar cinesi. Ancora una volta, cos'è che sconvolge il comitato? Le prostitute o l'emancipazione della comunità cinese a Milano attraverso l'apertura di attività commerciali? Non è un segreto che l'immigrazione cinese, come quella di tanti altri paesi, ha trovato a Milano un terreno fertile. E' la legge del libero mercato, quella largamente accettata dalla classe politica italiana ed europea, di destra e di sinistra: gli immobili sono in vendita, che li rilevi un italiano o un cinese è questione di disponibilità economica, non di violenza.
E' vero che le donne si prostituiscono sia di giorno sia di notte, ma è difficile capire perchè gli abitanti della zona vogliano che le donne siano arrestate. Viale Abruzzi e dintorni di giorno è affollatissimo e le prostitute che è possibile vedere passando sono due o tre (8, il numero fornito dal comitato, può essere riferito al numero totale delle donne, che si sono avvicendate nel periodo di osservazione). Di notte le cinesi sono quasi invisibili, sono le clandestine che più di tutte rischiano: un viaggio dalla Cina è molto più oneroso che uno dall'Albania. Hanno appartamenti sparsi in tutta la zona, ma agganciano i clienti solo in via Paganini, una piccola traversa di viale Abruzzi. Non sono mai in 15, come afferma il comitato, ma la metà; inoltre sono molto mobili e sfuggenti. Difficile confermare l'ipotesi, avanzata nel dossier, della presenza in strada di minorenni thailandesi, sia per l'assenza di penetrazione tra le due nazionalità, sia per l'alto rischio che ciò comporterebbe per lo sfruttatore (è più verosimile che fenomeni questo genere avvengano al chiuso, all'interno di appartamenti).

Fonte: Cronacaqui.it






venerdì 2 maggio 2008

Forlì: favoreggiamento della prostituzione cinese

Favoreggiamento della prostituzione. E’ questa l’accusa per la quale gli agenti della Polizia faentina hanno arrestato lunedì pomeriggio la cinese Meiling Jin, 43 anni, e Giuseppe Bedeschi, 72. Nel corso dell’attività di polizia giudiziaria, svolta con numerosi servizi di osservazione e pedinamento, si è accertato che a prostituirsi era una quarantenne di nazionalità cinese, presso un bad and breakfast di Faenza, contattata dai clienti tramite inserzioni su quotidiani.

La Meiling si recava presso la struttura quasi quotidianamente, curandone la parte logistica ed appuntamenti con i clienti, venendo accompagnata da casa sua e ritorno dal titolare del bad and breakfast. Le forze dell’ordine, nel corso dell’attività investigativa, hanno accertato che i clienti venivano procacciati mediante la pubblicazione di inserzione sui quotidiani che riportavano un numero di cellulare da utilizzare per gli appuntamenti.

Il pubblico ministero Gianluca Chiapponi ha disposto l’accompagnamento della 43enne presso il carcere di Forlì, mentre per Bedeschi sono stati concessi gli arresti domiciliari. Mercoledì mattina sono stati convalidati gli arresti, disponendo per il 72enne l’interdizione per l’intersezione della professione di albergatore. Per la Meiling, invece, si è imposto l’obbligo di dimora nel Comune di Prato con obbligo di presentazione presso gli uffici della Polizia.