lunedì 24 novembre 2008

Non è mai abbastanza

Le immigrate cinesi che camuffano l'attività di meretricio con quella di massaggiatrici rischiano, oltre all'espulsione - se irregolari -, di essere denunciate per esercizio abusivo della professione medica.
E' quello che, il 13 novembre, a Bergamo, è accaduto ad una cittadina cinese, che pubblicizzava i propri servizi come massaggiatrice terapeutica.

Fonte: L'Eco di Bergamo

giovedì 6 novembre 2008

Questione di pubblica decenza

Anche il Comune di Milano ha emesso un'ordinanza che mette al bando la prostituzione in strada. Ne riporto il contenuto qui di seguito:

IL SINDACO

RILEVATO
  • che all’ampia diffusione della prostituzione su strada conseguono situazioni di disturbo della quiete pubblica, di offesa alla pubblica decenza, frequentemente spinta all’oscenità, di degrado igienico e urbano, che compromettono le condizioni di normale vivibilità dei luoghi interessati e provocano, a danno dei residenti, esasperate e continue tensioni;

VERIFICATO
  • che il fenomeno della prostituzione su strada rappresenta un messaggio pubblico diseducativo perché offre un’immagine alterata delle relazioni personali e di annullamento della dignità e libertà dell’essere umano, che ingenera nella collettività un senso di disagio e scadimento dei valori sociali;
  • spesso, le prestazioni sessuali vengono poste in essere trascurando le più elementari norme igieniche e di precauzione, costituendo potenziale rischio per il diffondersi di malattie infettive con grave pericolo per l’integrità fisica delle persone coinvolte e, più in generale, per la salute pubblica;
  • la prostituzione su strada comporta anche un’illecita occupazione del suolo o del demanio pubblico, sottraendolo di fatto al normale utilizzo da parte di altri cittadini;

CONSTATATO
  • che la presenza di soggetti dediti alla prostituzione su strada costituisce indubbia curiosità e richiamo per coloro che intendono usufruire di tali prestazioni ed è la causa che li induce a fermarsi ed intrattenersi, creando situazioni di ostacolo ed intralcio alla libera circolazione degli altri;
  • i soggetti che si apprestano ad usufruire delle prestazioni delle esercenti attività di meretricio su strada sono, spesso, indotti ad un’imprudente condotta di guida, costituita da arresti improvvisi, manovre repentine e/o fermate prolungate che genera situazioni di pericolo per l’incolumità pubblica e per la sicurezza urbana;
RITENUTO
  • indispensabile, quindi, adottare provvedimenti per prevenire e contrastare l’ampio fenomeno della prostituzione su strada e del grave pregiudizio alla pubblica decenza, al fine di garantire una maggiore sicurezza alla viabilità ed il libero utilizzo degli spazi pubblici;
  • necessario monitorare tali condotte, che spesso interessano anche minori, per intervenire, ove necessario, con idonee misure sociali per contrastare l’insorgenza di fenomeni criminosi dediti allo sfruttamento quando non di vera e propria riduzione in schiavitù; (...)

ORDINA
  1. è fatto divieto di esercitare con qualunque modalità e comportamento, nei luoghi pubblici, spazi aperti o visibili al pubblico, attività di meretricio;
  2. è fatto divieto di contrattare, di concordare prestazioni sessuali su tutto il territorio comunale con soggetti che esercitano l’attività di meretricio su strada o, che per il loro atteggiamento, abbigliamento e modalità di approccio manifestino l’intenzione di esercitare prestazioni sessuali;
  3. è fatto divieto ai conducenti di veicoli, su tutto il territorio comunale, di effettuare fermate, anche di breve durata, di accostarsi, di eseguire manovre pericolose o di intralcio alla circolazione stradale, al fine di richiedere informazioni, contrattare, concordare prestazioni sessuali con soggetti che esercitano l’attività di meretricio su strada o, che per il loro atteggiamento, abbigliamento e modalità di approccio manifestino l’intenzione di esercitare prestazioni sessuali;
  4. è fatto divieto di intrattenersi sul demanio pubblico, su spazi aperti al pubblico o visibili al pubblico del territorio comunale, con persone dedite alla prostituzione;
  5. è fatto divieto di porre in essere atti sessuali sul demanio pubblico, su spazi aperti al pubblico o visibili al pubblico del territorio comunale.
(...) fatta salva l’applicazione di altre norme preordinate al contrasto di illeciti penali, chiunque violi i disposti della presente ordinanza è soggetto all’applicazione della sanzione amministrativa prevista per legge sino ad un massimo di € 500,00 (...)

Attendiamo con ansia un'ordinanza del sindaco che bandisca anche tutte le pubblicità con donne discinte e vieti alle donne di recarsi in minigonna in discoteca... non si sa mai si possa pensare che abbia "l'intenzione di esercitare prestazioni sessuali" con qualche bel ragazzo. Ci auguriamo inoltre una pronta conferma da parte della scienza che all'interno degli appartamenti - dove invece la prostituzione non è illegale - le malattie sessualmente trasmissibili non si prendono.

Crimine organizzato in Veneto

Undici persone denunciate a San Donà di Piave (VE), con l'accusa di favoreggiamento della prostituzione e favoreggiamento della permanenza di clandestini. Un italiano e dieci cinesi, fra cui una donna gestivano il traffico illecito attraverso una serie di appartamenti, che affittavano per adibirli all'incontro con i clienti. Altre due persone sono state arrestate per non aver ottemperato all'obbligo di lasciare il paese.

Fonte: Corriere della Sera

Abortire in Paolo Sarpi

Ormai ci ha fatto l’abitudine. Nello studio medico di Enzo Giudice in via Niccolini, nel cuore della Chinatown milanese, è un via vai di ragazze cinesi che ripetono la stessa domanda: «Scusi, quanto costa abortire?». Donne poco più che ventenni, minorenni accompagnate dalla madre, regolari, clandestine, prostitute disposte a pagare qualsiasi cifra. «Abortire in realtà non costa nulla. Bisogna recarsi in ospedale con il certificato del medico, mettersi in coda e attendere il ricovero», spiega Giudice, medico di famiglia convenzionato con l’Asl. Ma non è questa la risposta che molte di loro si aspettano. «Vorrebbero abortire qui, subito, e tornare a lavorare come se nulla fosse - continua il medico -. Io naturalmente non posso accontentarle. Per prima cosa cerco di capire qual è il loro vero nome, poi procedo il test di gravidanza e, se è positivo, l'ecografia. Poi, se sono veramente convinte, stilo il certificato con i risultati degli esami e le indirizzo all’ospedale. Di principio non sono favorevole all’aborto, ma in questi casi è l’unico modo per sottrarre le donne alle pratiche clandestine».
Pratiche che in zona Paolo Sarpi, dove vivono 20mila cinesi, tra regolari, 15mila, e clandestini, 5mila,sono all’ordine del giorno. «A volte arrivano ragazze con emorragie e dolori all’addome. Dicono di essere cadute dalle scale o di avere un ciclo mestruale abbondante. Poi dall’ecografia scopro che hanno avuto un aborto clandestino e chiamo subito l’ambulanza». Non ci sono stime certe, ma secondo mediatori culturali, medici e investigatori in città si praticano dai cinque ai dieci aborti clandestini al giorno. «È un problema culturale. In Cina il ginecologo è una macchina per aborti - spiega Wwen, la sua assistente di origine cinese -. Chi abita in campagna può avere fino a due figli, ma in città è consentito un solo figlio maschio per problemi di sovraffollamento. Dopo il primo, ti mettono la spirale o ti tagliano le tube dell’utero per non farti rimanere incinta una seconda volta. Se questo “accidentalmente” dovesse accadere, la famiglia è costretta a pagare una multa proporzionale al reddito, altrimenti lo Stato ti obbliga ad abortire, anche all’ottavo mese. I medici ti iniettano un acido nell’addome e il feto muore sul colpo».

E adesso quei «medici» si stanno trasferendo qui da noi, nella Chinatown milanese, il supermercato degli aborti clandestini. Vengono ragazze incinte da tutta Italia, Piemonte, Lazio, Sicilia. I cinesi ne hanno fatto un business. Si va dai finti erboristi che vendono pillole abortive ai ginecologi cinesi, spesso impostori, che asportano il feto in ambulatorio con strumenti non sterilizzati e, per limitare le infezioni, imbottiscono le pazienti con bombe antibiotiche in endovena. Trovarli è facile. Basta girare nei pressi delle erboristerie cinesi e tenere d’occhio chi entra ed esce dai portoni. Spesso fuori c’è persino la fila. «Chiedono dai 400 agli 800 euro fino al terzo mese di gravidanza. Dopo il terzo anche mille euro. Guadagneranno intorno ai 20mila euro al mese, quando al loro Paese ne prendono al massimo cinquecento - continua il medico -. Per loro è facile. Si fanno pubblicità sui giornali cinesi. “Aborto con farmaco” recitano gli annunci. E sotto è indicato l’indirizzo del ginecologo». Perché allora non denunciarli? «Non servirebbe. Tutti sanno dove sono, anche la polizia. E infatti molti hanno dovuto chiudere, anche se solo temporaneamente. Appena uno di loro viene scoperto, scatta la denuncia per abuso della professione. Gli sequestrano tutto e lo intimano a presentarsi in questura per ritirare la lettera di espatrio e lasciare l'Italia». Peccato che in questura non si presenti mai nessuno: «Con quello che guadagnano qui, a espatriare non ci pensano nemmeno. Aspettano qualche giorno e riaprono l'attività da un'altra parte».

Fonte: Il Giornale

Case d'appuntamento al Sud

Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre sono state scoperte nel Sud d'Italia numerose case a luci rosse gravitanti attorno i circuiti prostitutivi cinesi.

A Mercogliano, in provincia di Napoli, una donna cinese di 34 anni, arrivata in Italia da 2 mesi, è stata denunciata dai vicini di casa. La donna racconta di essere stata spinta a immigrare in Italia da alcune sue compaesane che le avevano assicurato che avrebbe trovato un lavoro; dopo essere giunta a Roma con un volo di linea, era stata trasferita da alcuni connazionali a Napoli e poi a Mercogliano. L'appartamento in cui lavorava era affittato da un cittadino cinese regolare residente a Napoli. Gli elementi in possesso portano a pensare che l'organizzazione sia più ampia.

Anche a Brindisi i vicini di un appartamento a luci rosse hanno portato al fermo di due cinesi. Delle due, una, clandestina, era appena arrivata a Brindisi, mentre l'altra, regolare, era intestataria del contratto d'affitto.

Infine, a Benevento, le forze dell'ordine hanno sequestrato un appartamento preso in affitto da un cittadino cinese appena 3 settimane prima dell'irruzione. All'interno, due clandestine cinesi, di 32 e 36 anni. La prima è risultata già titolare di un decreto di espulsione emesso a Palermo in occasione di analoghi controlli; la seconda, invece, non era mai stata fermata. Durante le indagini è emerso che era stato proprio l'affittuario del locale a condurre le donne a Benevento e ad organizzare l'attività.

Fonti: Corriere del Mezzogiorno, Brundisium.it, 82cento.it